Tra le cause di ordine psicologico abbiamo già ricordato
la depressione esistenziale, peculiare dell'età involutiva,
che spesso consegue a lutti familiari, al cambiamento di ruolo,
alla paura della vecchiaia ed alle quali può attribuirsi spesso
la perdita dell'appetito e la conseguente riduzione nell'assunzione
di cibo. Sul versante opposto possono essere oggetto dell'intervento
geragogico i frequenti disturbi comportamentali del vecchio
che tende a migliorare le proprie insoddisfazioni psicoemotive
con l'iperalimentazione, in modo analogo a quanto è dato di
osservare durante l'infanzia. In definitiva il comportamento
alimentare dell'anziano che, come abbiamo visto, è frequentemente
all'origine di gravi situazioni malnutrizionali riveste un
particolare interesse per il geragogo in funzione delle note
correlazioni tra nutrizione, patologia ed invecchiamento.
La prevenzione geragogica degli stati di malnutrizione si
dovrà basare, pertanto, sull'educazione alimentare che può
attuarsi mediante appropriate informazioni sull'acquisto,
preparazione e conservazione degli alimenti, sulla lotta alla
disinformazione ed ai pregiudizi nutrizionali, oltre che sul
coinvolgimento degli anziani stessi nei piani nutrizionali
e nelle strategie educative. Particolarmente utile sarà che
il medico geragogo si preoccupi di fornire alcuni consigli
generali riguardanti l'alimentazione come, ad esempio, quelli
di variare il "menu", di rendere più gradevoli i "dessert",
di servire i piatti ben caldi perchè più appetibili e di raccomandare
sempre di dedicare al pasto un tempo conveniente. Dal punto
di vista pratico, comunque, il problema di più difficile soluzione
riguarda sempre i mezzi con cui attuare l'educazione alimentare
del soggetto anziano e di chi si avvia a diventarlo.
Prendendo lo spunto da quanto si è fatto e si fa all'estero
(Inghilterra, Francia, Stati Uniti) si potranno preparare
film di educazione alimentare, programmare serie di conferenze,
istituire corsi negli istituti per anziani, allestire "poster",
scrivere articoli su giornali e riviste e stampare libri divulgativi
con illustrazioni semplici ed originali. Di grande efficacia,
naturalmente, risulterà sempre, come in tutti i programmi
educazionali, il coinvolgimento dei mezzi di comunicazione
locali, con il proposito eventuale di diffondere poi i programmi
meglio riusciti sull'intera rete nazionale. Come si è visto,
quindi, ogni strategia preventiva nei confronti della malnutrizione,
che nei paesi sviluppati colpisce essenzialmente gli anziani,
deve basarsi primariamente sull'informazione e sull'educazione
dei singoli, stimolandoli a mantenere una dieta sufficientemente
variata e adatta ai fabbisogni dell'età avanzata, ma dovrà
anche rivolgersi ai medici e, in generale, agli operatori
sanitari che sono presenti nel settore.
Nelle divisioni di medicina, ad esempio, e in modo particolare
in quelle di geriatria, dovrà essere rivolta particolare attenzione
agli stati di malnutrizione subclinica o "latente", condizioni
di frequenza non trascurabile. Sarebbe utile in questo campo,
prima di iniziare ogni intervento educazionale, un'accurata
indagine sulle abitudini alimentari e sui "gusti" dell'anziano
che consenta di mettere a punto programmi nutrizionali bene
accetti, con alimenti semplici, spesso sconosciuti o ignorati
nell'alimentazione di ogni giorno.
Qualcosa si comincia a fare, in questo settore, come dimostra
una vasta indagine promossa a suo tempo dal Ministero della
Sanità ( ed i cui risultati dovrebbero essere facilmente rintracciabili)
sulle abitudini alimentari degli italiani più anziani e, in
generale, sul comportamento alimentare della popolazione di
ogni età, allo scopo di porre le basi per l'attuazione di
futuri programmi di educazione e informazione per i consumatori,
che dovrà realizzarsi attraverso le strutture del SSN, con
il coinvolgimento delle associazioni dei produttori e dei
consumatori. Sembra che tale campagna ministeriale troverà
attuazione con la collaborazione delle televisioni pubbliche
e private, della stampa quotidiana e periodica, con la distribuzione,
inoltre, di materiale informativo che serva a divulgare i
criteri di una corretta alimentazione, in linea con quanto
proposto dai gerontologi che si occupano da tempo di pedagogia
della terza età e con quanto noi stessi abbiamo più sopra
puntualizzato.
L'uso creativo del tempo libero è ritenuto, a ragione, uno
degli obiettivi principali della geragogia che si prefigge,
a questo riguardo, un vero e proprio mutamento di mentalità
nell'anziano e nella società. L'intervento educazionale si
propone di raggiungere lo scopo, infatti, di trasformare il
tempo libero dell'anziano, da tempo negativo, inutile ed emarginante,
in "tempo di vita da scoprire, tempo di vita a misura d'uomo,
tempo relazionale, tempo sociale". Le molteplici attività
di tempo libero, siano esse culturali, fisioattivanti, sociali,
si debbono proporre l'obiettivo di dare un nuovo senso alla
vita e di reintegrare l'anziano in un ambiente sociale che,
a dire il vero, le passate generazioni di vecchi hanno spesso
sentito come estraneo a vantaggio di una visione esistenziale
di segno troppo individualistico.
La psicoattivazione, ad esempio, delle funzioni cognitive
superiori (che spesso sono conservate nell'anziano molto più
di quanto appaia ad un primo esame) risulta a vantaggio della
creatività che, sacrificata nelle fasi precedenti della vita
a favore della produttività, può riemergere con successo proprio
dallo psichismo dell'individuo senescente. È compito della
geragogia, pertanto, cercare di educare il vecchio ad esprimere
quella parte di se stesso che lunghi anni di "dovere" hanno
plasmato, spesso, in modo unidimensionale, tarpando le ali
al suo vero modo di essere che, una volta recuperato, potrebbe
ancora farlo sentire uomo, ancora in grado di piacere, di
decidere, di vivere.
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