Ci sembra opportuno, in questo sito dedicato alla geragogia,
esaminare alcuni problemi inerenti all'attuazione pratica
di un programma "pedagogico" per la terza età. È appena necessario
sottolineare che, da quanto si è detto sinora, un sostanziale
cambiamento dell'attuale realtà antropologica potrà nascere
soltanto sulla base di nuove modalità educative ed in termini
temporali piuttosto lunghi, quali possono richiedersi da un
cambiamento generazionale di mentalità.
Tra i capisaldi di un tale programma educazionale un posto
preminente è occupato dalla necessità di una maggiore diffusione
della coscienza sanitaria fino dalle più giovani fasce di
età. Già nel periodo scolare il giovane dovrebbe essere educato
a scegliere adeguati regimi di vita che prendano in considerazione
l'importanza dell'attività fisica, il valore di una appropriata
alimentazione, il pericolo di certe sostanze tossiche e di
uso voluttuario, l'utilità di un continuo esercizio mentale.
Periodicamente, poi, anche se questo aspetto coinvolge temi
specifici che non possiamo trattare in questa sede (strategie
di screening, valutazione dei costi, ecc...), l'adulto dovrebbe
sottoporsi ad una sorta di inventario della salute sulla base
di quelle indagini strumentali e di laboratorio che l'esame
clinico eventualmente reputi necessarie per una migliore definizione
diagnostica.
Nel caso venga posta una diagnosi che sveli una patologia
iniziale (o limitata a livelli subclinici) si dovrebbe trovare
spazio nel soggetto anziano, accanto alla terapia medica,
ad interventi di prevenzione secondaria che oggi sono attuabili
più tempestivamente per la migliore cultura gerontologica
del medico generale. Tale atteggiamento, infatti, che sarebbe
raccomandabile nei confronti dei pazienti di ogni età, dovrebbe
diventare abituale soprattutto in chi si occupa di problemi
educativi connessi all'invecchiamento umano e, in particolare,
all'invecchiamento patologico che interessa ancora la quasi
totalità degli uomini.
La diffusione più ampia possibile di una coscienza sanitaria,
obiettivo fondamentale dell'insegnamento geragogico, riveste
un grande significato etico e rappresenta un momento insostituibile
nella prevenzione medicogeriatrica. Un corollario importante
alla diffusione geragogica della coscienza sanitaria è rappresentato
dalla divulgazione dei problemi nutrizionali, che, per molti
aspetti, in quella possono a buon diritto essere inclusi.
È risaputo, infatti, che un'errata alimentazione è causa frequente
di squilibri metabolici, che già di per sè, talora, rappresentano
entità nosologiche definite, o sono in grado, comunque, di
comportarsi come fattori di rischio per altre patologie a
carico dei vari organi ed apparati.
Ne deriva l'importanza di una nuova cultura, in questo settore,
che possa essere di guida al giovane e all'adulto affinchè
nelle varie epoche della vita essi sappiano scegliere la dieta
che, per qualità e quantità, sia confacente alle necessità
fisiologiche individuali. Per quanto concerne, poi, i soggetti
che hanno già oltrepassato la soglia dell'età anziana, questi
devono parimenti venire educati a nutrirsi in modo adeguato
anche se un cambiamento delle loro abitudini alimentari può
sembrare effettivamente un compito più arduo, come del resto
avviene per ogni altro tipo di comportamento ormai acquisito
e consolidato con gli anni. Un corretto approccio geragogico
ai problemi alimentari del vecchio si giova, da un lato, della
diffusione di nozioni semplici e schematiche e, dall'altro,
di interventi educazionali sulle abitudini che stanno alla
base di radicati errori nutrizionali.
Prendiamo in considerazione, ad esempio, i problemi di natura
economica che, spesso, costringono il vecchio ad una dieta
poco dispendiosa e monotona che tipicamente è povera di proteine,
di vitamine e di sali minerali e si riduce, in certi casi,
a pasti di facile preparazione ( pane e latte), o alla preparazione
di grandi quantitativi di cibo (minestre) da riscaldare e
consumare in parecchi giorni con conseguente perdita di tutti
gli elementi nutritivi labili.
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