Proprio per questo motivo si è rapidamente affermata in campo
gerontologico la validità dell'educazione permanente, la concezione
cioè di educare anche i vecchi, superando l'antica didattica
puerocentrica, sulla base di una nuova pedagogia sperimentale,
intesa come teoria interdisciplinare e ideata in funzione
applicativa di una molteplicità di scienze educazionali. Secondo
questo ordinamento la geragogia non differirebbe molto da
una sottospecie pedagogica rivolta ai soggetti di età media
ed avanzata, periodo in cui il momento preventivo risulta
quanto mai importante, con il fine di integrare in qualche
modo l'educazione sanitaria scolastica che viene impartita,
per legge, alle fasce di età più giovani. L'educazione dell'uomo
adulto, sia che si rivolga ai suoi bisogni più propriamente
umani che a quelli didattici, non deve però considerarsi solamente
come un rimedio alla mancanza di scolarizzazione o, più spesso,
ad una insufficiente durata o qualità della stessa, come abbiamo
già osservato in una precedente annotazione.
Il termine "adulto", infatti, in campo educativo, può prestarsi
ad equivoci per il fatto che per lo più viene esteso a quegli
adulti giovani che hanno ricevuto una scarsa scolarizzazione
mentre dovrebbe più esattamente essere valutato nel quadro
della lifelong education e riferito quindi anche alle esigenze
specifiche di diverse categorie sociali quali gli handicappati,
gli emigrati, i vecchi. Nel caso dell'adulto anziano, che
ci interessa più da vicino, dobbiamo osservare che alcune
particolari esigenze della sua formazione educativa non possono
essere soddisfatte dalla scuola dell'obbligo o, comunque,
dall'insegnamento scolastico superiore per il semplice motivo
che solo da adulto o nell'età avanzata l'uomo è in grado di
avvertire certi bisogni e di ricevere utilmente la formazione
atta a soddisfarli. Senza sottovalutare, ben s'intende, il
compito della scuola che rimane certamente insostituibile,
va tenuto conto che l'epoca che stiamo vjvendo, aperta a cambiamenti
così profondi ed incalzanti, ci porta necessariamente ad una
concezione globale della formazione dell'uomo, che oggi deve
abbracciare la sua intera esistenza.
L'educazione dell'adulto e dell'anziano, secondo la prima
interpretazione del termine "geragogia" che abbiamo fornito,
serve a consentire l'adattamento ad un genere di vita in continua
evoluzione che produce bisogni sempre nuovi dai quali la formazione
scolastica, quando c'è stata, è troppo lontana, per cui la
maggior parte degli adulti abbisogna di un riciclaggio permanente
nei settori più svariati che vanno da quello professionale
dell'aggiornamento e della eventuale riconversione occupazionale
alle nuove attività educazionali in grado di migliorare le
condizioni di vita e lo stesso processo di invecchiamento.
La categoria degli adulti anziani, a motivo soprattutto del
prolungarsi della vita media, presenta necessità sempre crescenti
e nuove che esigono una pedagogia quanto più attiva possibile,
al punto che questa deve trapassare direttamente nell'azione
che, in campo gerontologico, significa soprattutto profilassi.
L'invecchiamento dell'uomo che procede, tra salute e malattia,
sino al limite del suo arco biologico, rappresenta l'oggetto
fondamentale di tale formazione a cui, di volta in volta,
possono attribuirsi compiti geragogici in senso lato o, più
segnatamente, di educazione sanitaria. In ogni caso anche
questo modello di geragogia, intesa come educazione dell'adulto
e del vecchio, può considerarsi un momento importante in qualsiasi
progetto a carattere preventivo che punti alla salute ed alla
longevità di una popolazione. Ma il significato più vero del
termine geragogia non si identifica, a nostro avviso, in questa
prima interpretazione che considera soltanto l'obiettivo di
una educazione permanente del vecchio e si propone fini quasi
meramente nozionistici e troppo erudizionali, la cui utilità
ci sembra alquanto opinabile dal punto di vista pedagogico.
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