Geriatria e gerontologia
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Geragogia e mezzi di comunicazione - 1  

Abbiamo più volte affermato che la geragogia devesi oggi catalogare non tanto nel modulo di quelle discipline che curano l'erudizione del vecchio, ma deve piuttosto essere intesa nell'accezione metonimica di una vera e propria educazione all'invecchiamento.

Un rischio che non può assolutamente essere corso è.quello di una certa propensione alla didattica fine a se stessa, alla pratica di un nozionismo senza implicazioni pedagogiche che, fatalmente, conduce ad una robotizzazione delle conoscenze. Il geragogo non può proporsi, cioè, un fine puramente nozionistico nei riguardi del soggetto anziano, del quale accrescerebbe in tale maniera soltanto il patrimonio sapienziale, ma deve piuttosto perseguire una rifondazione culturale della vecchiaia che coinvolga globalmente tutto il complesso sociale. La geragogia vuole, in altre parole, diffondere nuovi modelli di preparazione all'invecchiamento, coltivando la mente e lo spirito, insegnando già al giovane gli investimenti più redditizi, quelli spirituali ed affettivi, al fine di operare una svolta sociale e culturale che modifichi l'immagine stessa della vecchiaia.

Ma perchè la disciplina geragogica possa assumere una tale capacità operativa è necessario che giunga a disporre di strategie nuove, adeguate alla vita moderna, rivolte contemporaneamente alla società ed al singolo individuo. L'attuazione di un vasto programma educazionale, tale da permettere un'efficace operazione di cultura, non è oggi concepibile, in ogni caso, senza l'intervento dei "mass media", che, con le loro enormi possibilità di divulgazione sociale, di persuasione occulta e di addentramento capillare nelle singole coscienze personali, si raccomandano come gli strumenti più adeguati per una tale operazione e quelli che offrono le migliori credenziali di buona riuscita.

La sensibilizzazione della pubblica opinione dovrebbe essere realizzata, in tale prospettiva, con articoli di stampa, inchieste e dibattiti pubblici, ma, soprattutto, attraverso il mezzo televisivo che rimane sempre lo strumento più idoneo a questo fine. A tale proposito va osservato, però, che sebbene la popolazione anziana si presenti ormai dappertutto come gruppo emergente dal punto di vista sociale, il processo di comunicazione nei suoi confronti risulta, in generale, ancora piuttosto carente per tutta una serie di contingenze tra cui può annoverarsi anche l'inadeguatezza dei canali specifici attraverso cui dovrebbe avviarsi il messaggio geragogico.

Ma il problema può inquadrarsi in una cornice ancora più ampia se si considera che, nella società odierna, i tempi di relazione con l'anziano tendono sempre più ad essere misurati dal rapporto costo/beneficio, nel senso che quanto si può ottenere dal vecchio come tornaconto (economico, politico, commerciale) costituisce il prezzo equivalente che l'altra parte della collettività è disposta a pagare per mantenere con esso generici rapporti di corrispondenza umana.

D'altro canto se l'anziano non si conserva la possibilità di scambiare un vivace e costante flusso di messaggi con il suo ambiente antropologico, finisce spesso col perdere quei valori fondamentali che sono l'altrui riconoscimento e l'autostima, correndo il rischio dell'isolamento e della solitudine ed anticipando a questo modo la perdita della propria autonomia. A questo proposito ci sono interessanti memorie sullo psichismo dell'anziano che denotano come il fatto d'essere coscienti del propio valore ed ancora in grado di rendersi utili possa trasferire un rilevante effetto positivo sul processo di senescenza.

Purtroppo i mezzi di comunicazione di massa non trovano, nella società odierna, un impiego specifico in campo educazionale e, in particolare, si rivolgono al soggetto anziano unicamente come ad un potenziale consumatore al quale sono riservati solo gli stereotipi commerciali delle campagne pubblicitarie. Specie in coincidenza con qualche modesto aumento delle pensioni, infatti, chiunque ha potuto osservare che la réclame radiotelevisiva s'è indirizzata preferibilmente, per qualche tempo, alle persone anziane con messaggi pubblicitari che, sovente, hanno creato falsi bisogni a vantaggio di particolari sigle commerciali.

E' quanto avviene per gli utenti di tutte le età, nella sostanza, ma la posizione è spesso più onerosa per il vecchio pensionato che non dispone generalmente di mezzi per procacciarsi redditi straordinari e deve risparmiare sulle spese quotidiane, qualora venga persuaso ad acquistare qualcosa di cui, il più delle volte, non ha un effettivo bisogno. Non intendiamo, comunque, in questa lezione, approfondire nel dettaglio gli aspetti più espressamente commerciali che riguardano il ruolo dei "mass media" nella vita dell'anziano, dovendo occuparci in particolare di tali strumenti sociali nella progettazione eventuale di programmi ed interventi geragogici. Tra tutti i processi di relazione umana che, come notavamo più sopra, intercorrono tra il vecchio ed il suo complesso sociale, di notevole rilievo risultano senza dubbio, nella società moderna, i messaggi che provengono dal mezzo radiotelevisivo, a cui si potrebbe utilmente demandare un'attribuzione educativa che facesse propri i temi della geragogia.

Si tratterebbe di una manovra educazionale oltremodo utile, visto che il processo di comunicazione nei confronti della popolazione anziana è ancora piuttosto carente, come abbiamo osservato, per tutta una serie di circostanze che incidono in senso negativo sul microcosmo senile del nostro tempo. Sono problemi che avremo modo di affrontare in seguito trattando degli aspetti psicosociali che più da vicino interessano il soggetto anziano nei suoi riferimenti con la società e con l'ambiente.

Vorremmo invece esaminare, in questa lezione, l'importanza dei mezzi di comunicazione sociale, con particolare avvertenza per quelli televisivi, quali strumenti di educazione geragogica e quali canali preferenziali attraverso cui i programmi di formazione possano giungere alla popolazione nella sua totalità. In sostanza si tratterebbe d'impostare una vera e propia operazione culturale che, avvalendosi soprattutto di tali mezzi, dovrebbe proporsi d'inserire nella cultura contemporanea i grandi temi della gerontologia educazionale, come si sta già facendo, del resto, in altri campi con risultati piuttosto soddisfacenti. Per fare qualche esempio basta ricordare l'opera di sensibilizzazione che viene attuata nei riguardi della pubblica opinione circa i problemi ecologici, quelli della droga e dell'Aids, tanto per citare alcune evenienze di opportuna divulgazione popolare su temi di grande interesse medico e sociale. Per quanto riguarda il messaggio geragogico non esiste, invece, in questo settore della comunicazione di massa, alcun punto di riferimento che possa essere utilizzato come ipotesi di lavoro ai fini di una progettazione educazionale.

Non potendo, pertanto, basarci su precedenti esperienze nè potendo disporre di pubblicazioni o memorie in proposito, ci siamo avventurati in una serie di congetture, alcune delle quali non si sono poi rivelate praticabili ad un esame critico più serrato. In un primo tempo ci era parsa opportuna, al fine di operare una differenziazione nell'approccio educazionale, l'adozione di particolari strategie che tenessero anzitutto conto del fatto che il pubblico televisivo è sempre piuttosto eterogeneo e costituito da spettatori di varia età.

Per questo motivo ci sembrava auspicabile che il discorso educativo più specifico venisse inserito in programmi diversamente confezionati a seconda della fascia di età a cui si voleva fossero in particolare riservati. In altri termini la proposta geragogica avrebbe dovuto farsi in modo differenziato, sia nel contenuto che nella realizzazione televisiva, a seconda che fosse destinata allo spettatore anziano o che volesse invece rispettare le esigenze culturali di una audience costituita in prevalenza da giovani e da adulti. Nel primo caso, accanto ad un vero e proprio "riciclaggio culturale", gli schemi programmatici avrebbe dovuto puntare ad un ampliamento della dimensione psicologica e sociale del vecchio, mentre nella seconda eventualità si sarebbe dovuto affrontare di preferenza l'aspetto preventivo, come pure la preparazione all'invecchiamento degli adulti giovani e presenili.

Non deve meravigliare la precarietà e la sostanziale incertezza di queste prime congetture, in parte ormai superate, perchè le stesse furono da noi avanzate su problematiche per certi versi sconosciute, alle quali siamo ancora oggi del tutto impreparati. Si deve tenere presente che la strategia della preparazione all'invecchiamento attraverso i "media" è ancora quasi completamente da inventare, per il fatto che non possiamo fondarci su osservazioni antecedenti nella progettazione dei programmi, nè possiamo avvalerci di lavori e pubblicazioni sull'argomento. Non esiste infatti una verifica scientifica di questi primi disegni programmatici che ci furono suggeriti, all'inizio, da illazioni analogiche formulate sulla base del buon senso e dell'esperienza pedagogica acquisita nella pratica geriatrica.

Tali proposte educazionali sono rimaste in definitiva delle semplici ipotesi di lavoro, per la realizzazione delle quali non possono sottovalutarsi comunque le difficoltà di ordine tecnicoorganizzativo, da una parte, e quelle riferibili alla volontà politica di chi governa le varie reti televisive, dall'altra. Oltre tutto va considerato che la dirigenza politica, da cui dipende la gran parte dei network, tende comunemente a cadere nell'equivoco di intervenire in campo gerontologico soltanto per mezzo d'ingerenze legislative che si propongono unicamente di migliorare l'organizzazione assistenziale in favore della popolazione anziana. Si tratta di opzioni e di provvedimenti di ripiego che non sono ovviamente sufficienti alla soluzione dei gravi problemi psicogeragogici che si collocano in prevalenza alla base del disagio esistenziale tipico del soggetto senescente.

A questo proposito occorre certamente impostare, come auspica G. Abate, "un sistema socioeconomico attento al fattore umano più che a quello produttivo", ma è soprattutto necessario puntare ad una vera e propria rivoluzione culturale nel senso geragogico che, attraverso i mezzi di comunicazione sociale, renda possibile una preparazione collettiva alla vecchiaia di tutta la popolazione nella sua globalità. E' questa la soluzione che noi riteniamo oggi più facilmente attuabile e di gran lunga preferibile alle prime ipotesi avanzate circa programmi differenziati a seconda dell'età. Una disamina critica delle varie possibilità offerte dal mezzo televisivo ci consente di preferire, oggi, una vasta operazione culturale che inizi dalla prima infanzia e si estenda a tutte le fasce di età, incluse quelle più alte, per rinnovare l'intero complesso sociale attraverso l'educazione complessiva di tutti i suoi membri.

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