La geragogia, infatti, deve coinvolgere inizialmente il
medico come discente, prima ancora di fame un pedagogo dell'adulto,
affinchè apprenda per primo, nel caso particolare, l'importanza
dell'alimentazione quale fattore ambientale dell'invecchiamento
umano e valuti tutte le possibilità di una sua modificazione
in senso favorevole. Ogni intervento di prevenzione geriatrica,
pertanto, deve partire sempre dal momento educazionale che,
facendo parte integrante di ogni profilassi, è in grado di
consentire una diagnosi precoce e d'insegnare a riconoscere
i segni antropometrici e clinici della malnutrizione e, sempre
nel caso specifico, di valutare inoltre l'importanza di alcune
proteine sieriche come markers nutrizionali e d'interpretare,
infine, certe alterazioni della immunità cellulare ed umorale
nel corteo dei dati ematoclinici che accompagnano solitamente
una cattiva nutrizione. La diagnosi clinica di malnutrizione
nel soggetto anziano, infatti, si fonda oltre che sui sintomi
e sui segni fisici anche sui dati bioumorali e sulla valutazione
delle risposte immunitarie.
Non crediamo sia necessario in questa nota di interesse
prevalentemente geragogico soffermarci sui dati antropometrici
della malnutrizione che, oltre al peso ed all'altezza, sono
rappresentati dall'indice di massa corporea, dalla plicometria,
dalla circonferenza degli arti e dalla dinamometria. Ricordiamo
soltanto alcuni aspetti clinici quali la frequente epatomegalia,
la riduzione del volume del cuore e della gettata cardiaca,
gli edemi e, tra le lesioni della cute e degli annessi cutanei,
la depilazione e l'onicoressi. Concludiamo questa breve rassegna
sulla valutazione diagnostica della malnutrizione senile menzionando,
tra i dati biumorali, transferrinemia ed albuminemia e, tra
le prove immunologiche, i test intradermici per l'immunità
cellulomediata.
Il deficit di vitamine, di minerali e di oligoelementi,
infine, può determinare frequentemente, nell'anziano, alcune
manifestazioni cliniche che si affiancano ai quadri di carenza
nutrizionale da ridotto apporto caloricoproteico. Ora ciò
che non può essere ignorato dal geriatra, una volta che tramite
i criteri qui sopra riportati ha posto la diagnosi di malnutrizione,
è che gli studi condotti su tale argomento, sia pure limitati
agli animali da laboratorio, hanno dimostrato che il miglioramento
dello stato nutrizionale, nel senso di un bilanciamento qualitativo,
è in grado di influenzare positivamente l'attesa di vita.
Sebbene non esistano dati conclusivi a tale riguardo siamo
dell'opinione che le illazioni riferite siano probabilmente
valide anche per il soggetto umano, anche se non è sempre
facile fare un bilancio dello stato nutrizionale nell'organismo
anziano.
I parametri che abbiamo elencato in modo schematico, antropometrici
e bioumorali, possono comunque costituire per il medico un
punto importante di riferimento. Se l'attesa di vita, pertanto,
può essere influenzata, come abbiamo osservato, da un miglioramento
delle condizioni nutrizionali è evidente che alla disciplina
geragogica spetta, tramite l'intervento educazionale, di intervenire
anche in questo importante settore per aumentare il numero
di anni che l'individuo adulto può attendersi ancora di vivere
all'interno del suo complesso antropologico.
L'attuazione, perciò, di opportuni provvedimenti dietetici
può migliorare lo stato nutrizionale di una popolazione e
ritardarne i processi d'involuzione senile. È evidente quindi,
allo scopo di ottenere questi risultati, la necessità che
la prevenzione sia attuata il più precocemente possibile mediante
una valida e costante educazione alimentare, unico mezzo efficace
per impedire l'inferenza della malnutrizione nel processo
d'invecchiamento.
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