Geriatria e gerontologia
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La malnutrizione in età senile - 3  

La geragogia, infatti, deve coinvolgere inizialmente il medico come discente, prima ancora di fame un pedagogo dell'adulto, affinchè apprenda per primo, nel caso particolare, l'importanza dell'alimentazione quale fattore ambientale dell'invecchiamento umano e valuti tutte le possibilità di una sua modificazione in senso favorevole. Ogni intervento di prevenzione geriatrica, pertanto, deve partire sempre dal momento educazionale che, facendo parte integrante di ogni profilassi, è in grado di consentire una diagnosi precoce e d'insegnare a riconoscere i segni antropometrici e clinici della malnutrizione e, sempre nel caso specifico, di valutare inoltre l'importanza di alcune proteine sieriche come markers nutrizionali e d'interpretare, infine, certe alterazioni della immunità cellulare ed umorale nel corteo dei dati ematoclinici che accompagnano solitamente una cattiva nutrizione. La diagnosi clinica di malnutrizione nel soggetto anziano, infatti, si fonda oltre che sui sintomi e sui segni fisici anche sui dati bioumorali e sulla valutazione delle risposte immunitarie.

Non crediamo sia necessario in questa nota di interesse prevalentemente geragogico soffermarci sui dati antropometrici della malnutrizione che, oltre al peso ed all'altezza, sono rappresentati dall'indice di massa corporea, dalla plicometria, dalla circonferenza degli arti e dalla dinamometria. Ricordiamo soltanto alcuni aspetti clinici quali la frequente epatomegalia, la riduzione del volume del cuore e della gettata cardiaca, gli edemi e, tra le lesioni della cute e degli annessi cutanei, la depilazione e l'onicoressi. Concludiamo questa breve rassegna sulla valutazione diagnostica della malnutrizione senile menzionando, tra i dati biumorali, transferrinemia ed albuminemia e, tra le prove immunologiche, i test intradermici per l'immunità cellulomediata.

Il deficit di vitamine, di minerali e di oligoelementi, infine, può determinare frequentemente, nell'anziano, alcune manifestazioni cliniche che si affiancano ai quadri di carenza nutrizionale da ridotto apporto caloricoproteico. Ora ciò che non può essere ignorato dal geriatra, una volta che tramite i criteri qui sopra riportati ha posto la diagnosi di malnutrizione, è che gli studi condotti su tale argomento, sia pure limitati agli animali da laboratorio, hanno dimostrato che il miglioramento dello stato nutrizionale, nel senso di un bilanciamento qualitativo, è in grado di influenzare positivamente l'attesa di vita. Sebbene non esistano dati conclusivi a tale riguardo siamo dell'opinione che le illazioni riferite siano probabilmente valide anche per il soggetto umano, anche se non è sempre facile fare un bilancio dello stato nutrizionale nell'organismo anziano.

I parametri che abbiamo elencato in modo schematico, antropometrici e bioumorali, possono comunque costituire per il medico un punto importante di riferimento. Se l'attesa di vita, pertanto, può essere influenzata, come abbiamo osservato, da un miglioramento delle condizioni nutrizionali è evidente che alla disciplina geragogica spetta, tramite l'intervento educazionale, di intervenire anche in questo importante settore per aumentare il numero di anni che l'individuo adulto può attendersi ancora di vivere all'interno del suo complesso antropologico.

L'attuazione, perciò, di opportuni provvedimenti dietetici può migliorare lo stato nutrizionale di una popolazione e ritardarne i processi d'involuzione senile. È evidente quindi, allo scopo di ottenere questi risultati, la necessità che la prevenzione sia attuata il più precocemente possibile mediante una valida e costante educazione alimentare, unico mezzo efficace per impedire l'inferenza della malnutrizione nel processo d'invecchiamento.

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