La categoria degli adulti anziani, a motivo soprattutto del
prolungarsi della vita media, presenta necessità sempre crescenti
e nuove che esigono una pedagogia quanto più attiva possibile,
al punto che questa deve trapassare direttamente nell'azione
che, in campo gerontologico, significa soprattutto prevenzione.
L'uomo che invecchia e procede, tra salute e malattia, sino
al termine del suo corso biologico costituisce l'oggetto fondamentale
di tale formazione a cui, di volta in volta, possono attribuirsi
compiti geragogici in senso lato o, più segnatamente, di educazione
sanitaria. In ogni caso l'educazione dell'adulto deve considerarsi
il momento fondamentale e prioritario in qualsiasi progetto
a carattere preventivo che punti alla salute ed alla longevità.
Un corretto programma di profilassi geriatrica richiede
anzitutto un preciso approccio metodologico che consenta la
creazione di una adeguata mentalità preventiva negli stessi
operatori sanitari e sociali, prima ancora che negli adulti
e negli anziani a cui la prevenzione è diretta. Il momento
geragogico, quindi, deve necessariamente precedere ed accompagnare
la pratica della gerontoprofilassi per l'importanza strategica
che i presupposti educazionali rivestono nei confronti della
malattie cronicoinvalidanti dell'anziano e forse anche dello
stesso processo d' invecchiamento fisiologico. In altri termini
prima di ricorrere all'impiego delle varie misure preventive
in difesa della salute è fondamentale che il gerontologo conosca
e faccia conoscere, attraverso interventi di tipo geragogico,
la biologia dell'invecchiamento e la storia naturale delle
malattie che possono accelerarne il processo.
Si tratta d'impegnarsi, a tutti i livelli, in una vasta
opera educazionale dalla quale emerga, alla fine, una mentalità
nuova che si opponga fruttuosamente alla malattia cronica
del vecchio attraverso l'attuazione di una valida medicina
preventiva già negli anni dell'età giovaneadulta. In questa
fase storica d'avvio della gerontologia non possiamo perderci
troppo in elucubrazioni filosofiche sui geni della longevità
e sui radicali liberi, sugli interventi di ingegneria genetica
e sulla preparazione di anticorpi contro le proteine formate
dal senA (o gene della senilità), ammesso che esso esista,
con la segreta speranza di intervenire utilmente sul processo
dell'invecchiamento biologico dell'uomo.
Se ci vogliamo mantenere in una visione pragmatistica dei
problemi che riguardano la senilità dobbiamo convenire che
c'è spazio per un notevole supplemento di vita già con l'attuazione
di una valida profilassi della malattia invalidante del vecchio
che è sempre una malattia somatopsichica in quanto la somatosi,
per dirla con Sirtori, graffia l'anima del vecchio e la esequizza.
La prevenzione primaria delle malattie cronicoinvalidanti
del vecchio si attua soprattutto attraverso interventi di
tipo geragogico, intesi a divulgare un'appropriata conoscenza
dei fattori di rischio che hanno una maggiore potenzialità
morbigena in età senile.
Tali programmi educazionali, che, come abbiamo detto, trovano
il loro peculiare terreno di applicazione nelle età precedenti
la vecchiaia, riguardano da una parte i fattori di rischio
professionale, di cui si occupa da tempo la medicina del lavoro,
e, dall'altra, i determinanti di rischio rappresentati da
errate abitudini di vita sulle quali oggi è possibile, come
vedremo, intervenire con particolare vantaggio tramite l'azione
geragogica. Recenti studi longitudinali, condotti da studiosi
dell'università di California, hanno nettamente evidenziato
una correlazione negativa tra longevità ed alcune dannose
abitudini di vita quali il fumo, l'uso inadeguato di bevande
alcoliche, la sedentarietà e, in particolare, la malnutrizione
come conseguenza di errati comportamenti alimentari.
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