Sino dai tempi più antichi l'uomo è vissuto nella consapevolezza
che si potesse e dovesse "fare qualcosa" per allungare la
durata della vita. Omero, Ippocrate e massimamente Cicerone
nel "De senectute", che è il primo e vero trattato di geragogia,
dettano o suggeriscono norme igieniche che si propongono di
insegnare a raggiungere il traguardo di una vita longeva ed
in buona salute. L'arte di "invecchiare bene" o, meglio, di
invecchiare con successo, secondo la fortunata espressione
di Havighurst, dovrebbe diventare l'ambito corredo di ogni
uomo, l'equipaggiamento necessario a ciascuno di noi per concludere
la vita da "vincitore". È questo l'obiettivo a cui tendere
fino dalla prima giovinezza e da non perdere mai di vista,nel
corso dell'età adulta e presenile.
A questo proposito non va dimenticata la molteplicità dei
fattori di rischio in grado di intervenire nel processo d'invecchiamento,
come agenti acceleranti e di spinta, che con la loro variabilità
rendono la senescenza un fenomeno estremamente individuale
ed eterogeneo. Ma di questo importante argomento si tratta
più compiutamente in altra sezione del sito, interessando
qui soffermarci in particolare su di un aspetto peculiare
della vita moderna che può essere in grado di interferire
nel processo di senilizzazione umana. È un dato positivo,
senza dubbio, che le conquiste scientifiche, sociali ed economiche
dell'ultimo secolo abbiano modificato radicalmente anche le
abitudini dell'uomo, consentendogli sino dalla giovane età
di ridurre il tempo destinato all'attività produttiva a
vantaggio del cosiddetto tempo libero e delle varie iniziative
volte a fame un uso adeguato.
Va tuttavia osservato, a questo proposito, che la nostra
cultura di paese occidentale si fonda in prevalenza, ancora,
su valori legati alla produzione ed al lavoro e che la stessa
esistenza dell'individuo è valutata eccessivamente in termini
di capacità lavorativa. Da questo punto di vista può accadere
facilmente che le ore conquistate in favore del "tempo libero"
grazie al miglioramento sociale, finiscano con il costituire
paradossalmente un problema per lavoratori e pensionati, quando
non siano stati preparati ad una proficua utilizzazione dello
stesso. In campo gerontologico costituisce un fenomeno emblematico
di tale realtà il cosiddetto "tempo liberato" degli individui
anziani, termine che va inteso nella particolare accezione
di tempo liberato dal lavoro come condizione imposta e necessaria.
Il tempo liberato dall'obbligo lavorativo rischia, tuttavia,
di diventare spesso un tempo di "forzata inattività" per la
perdita da parte del vecchio del suo ruolo produttivo e per
l'incapacità di vivere la sua età libera in maniera utile
e creativa.
Il tempo libero, quindi, concepito come tempo liberato dal
lavoro, può risultare un tempo vuoto ed in grado di favorire
nel vecchio un processo graduale di isolamento e di solitudine,
specialmente quando sia mancato qualsiasi intervento psicogeragogico
nelle precedenti età. Vale la pena di rilevare, a chiusura
di tale argomentazione, che non è tanto da temere la mancanza
di un lavoro nel soggetto anziano, quanto la mancanza di una
qualsivoglia attività, essendo questa e non il lavoro uno
dei bisogni fondamentali dell'uomo. La persona anziana, infatti,
che si mantiene attiva ed operosa può trovare nuovi incentivi
e ruoli inopinabili anche nell'età postlavorativa, appagando
così il proprio desiderio di vita ed utilizzando sempre strategie
inedite nell'adattamento ai repentini mutamenti sociali ed
esistenziali della nostra epoca. Dalle brevi considerazioni
che abbiamo preposto al tema centrale di questa comunicazione
risulta piuttosto evidente che il tempo libero degli anziani
è, nella maggioranza dei casi, una locuzione neutra che può
indicare, a seconda dell'uso che si riesce a farne, una circostanza
di emarginazione sociale, di confinamento, cioè, ai margini
della società, come pure un'opportunità favorevole di recupero
e di sviluppo antropologico.
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