Ne consegue che un soggetto invecchia tanto più e tanto
prima quanto meno è in grado di adattare le sue mutate attribuzioni
fisiche alle normali fluttuazioni del sistema ambientale che
lo circonda, per cui il processo biologico d'invecchiamento
è negativamente influenzato da un tipo di vita nel quale l'uso
delle strutture motorie è progressivamente ridotto sino al
raggiungimento del sedentarismo e di un eventuale sovrappeso.
Se teniamo presente, infatti, che il sessanta per cento del
ricambio energetico individuale compete al sistema muscolare
striato, risulta evidente l'importanza che può assumere la
riduzione dell'attività muscolare nel sistema biologico di
un individuo, nei riguardi anche di quelle modificazioni metaboliche
che accompagnano non solo l'invecchiamento ma anche quei processi
patologici che così spesso lo complicano e lo anticipano.
Senza entrare nel campo degli studi sperimentali e fisioergometrici,
dal nostro punto di vista è sufficiente, a questo proposito,
rilevare (e segnalare) che è ormai comunemente accettata l'importanza
"patogenetica" dell'ipocinesia nella genesi dell'invecchiamento
precoce e che, d'altra parte, una razionale attività muscolare
è in grado di regolare la vitalità di un organismo che invecchia
sia in condizioni normali che patologiche.
L'attività muscolare nel soggetto che invecchia si è dimostrata
non solo un mezzo di attivazione generale ma anche di stimolazione
su vari organi e funzioni, acquistando così non solo un carattere
terapeutico, non sostituibile da alcun farmaco, ma anche un
valore preventivo in quanto in grado di ridurre il fisiologico
decremento delle capacità di adattamento nell'organismo. La
progressiva limitazione dell'attività fisica, infatti, l'aumento
delle situazioni stressanti e il disadattamento psicofisico
all'ambiente sono fattori che possono influire negativamente
non soltanto sull'invecchiamento "fisiologico" ma anche facilitare
l'insorgenza di malattie, come abbiamo già osservato, che
accelerano o aggravano il processo stesso. L'invecchiamento
dell'uomo, vale la pena di ripeterlo, non è quindi soltanto
un fenomeno biologico ma anche ecologico ed antropologico
in senso lato, per cui l'adulto in età presenile dev'essere
educato a mantenere, entro certi limiti, le sue prestazioni
fisiche per conservare quelle condizioni funzionali di adeguamento
ecologico che possono consentirgli di sopravvivere in maniera
idonea nel suo ambiente di vita. In altri termini il lavoro
muscolare consente un migliore adeguamento dell'organismo
alle mutevoli condizioni ambientali e permette altresì di
potenziare la capacità omeostatica del soggetto senescente
che proprio con l'aumentare degli anni va progressivamente
riducendosi.
È quindi indispensabile che una certa attività muscolare
sia prevista nello stile di vita di ogni persona, regolata
ovviamente dall'idoneità individuale e dal tipo di occupazione
abituale. A questo proposito va tenuto presente che il processo
d'invecchiamento esercita, a sua volta, una progressiva influenza
sulla tolleranza al lavoro muscolare per cui, col passare
degli anni, esistono peculiarità di risposta tipicamente individuali
che è necessario conoscere per una adeguata valutazione del
lavoro fisico eseguibile da ogni soggetto anziano. Abbiamo
osservato poc'anzi che l'estendersi della vita sedentaria
e la pianificazione dell'attività muscolare nell'uomo moderno
incidono sul suo adattamento biologico all'ambiente di vita
e possono, per questa via, favorire l'insorgenza di un invecchiamento
precoce che riconosce il più delle volte nel fatto morboso
un elemento aggravante ed accelerante. D'altra parte è stato
accertato che una attività fisica, intesa in senso estensivo,
non solo può ostacolare l'evolutività di tali processi morbosi,
ma è possibile pure che intervenga talora direttamente sul
processo d'invecchiamento naturale. Se vogliamo ora catalogare
gli effetti principali che l'esercizio fisico controllato
determina sull'organismo dell'anziano o, comunque, dell'adulto
che si accinge a diventarlo, possiamo iniziare da una valutazione
sommaria dell'apparato muscolare.
In questo settore è possibile generalmente riscontrare un
processo ipertrofico delle fibre muscolari striate che si
accompagna ad un netto decremento del grasso interstiziale,
ad una maggiore capacità ossidativa dei mitocondri, ad un
aumento del contenuto glicogenico e ad un netto innalzamento
del rapporto tra capillari e fibre. Tali modificazioni provocano,
sul versante funzionale, un potenziamento del trofismo e del
tono muscolare con aumento della forza e della tolleranza
allo sforzo, attitudini che proprio con il crescere dell'età
sarebbero destinate a presentare una graduale riduzione. Una
fisioattivazione controllata, quindi, è in grado di contrapporsi
alla riduzione del tono e del trofismo, dipendenti dall'età
e dal sedentarismo, aumentando di conseguenza la forza muscolare
e la resistenza all'esercizio, intervenendo altresì favorevolmente
a livello della coordinazione neuromotoria. La maggiore tensione
isometrica, che corrisponde alla maggiore tolleranza allo
sforzo, pare riferibile ad alcune variazioni biochimiche della
fibra, quali l'incremento della fosforilazione ossidativa,
il già citato aumento della concentrazione glicogenica ed
il migliorato rapporto tra capillari e fibre.
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