Senza inoltrarci, poi, nei problemi che concernono la modificata
glicoregolazione dell'età avanzata riteniamo opportuno soltanto
di raccomandare ai medici di mantenere abbastanza elevata
in tali soggetti la quota dei carboidrati che deve superare
di poco il 50% delle calorie totali. Per quanto riguarda l'apporto
di lipidi, pur non ritenendoli colpevoli di tutti i mali (la
partita nei riguardi dell'arteriosclerosi, in gran parte,
è stata giocata in età precedente), si raccomanda di non eccedere
nel loro uso contenendone i consumi intorno al 30% delle calorie
totali della dieta. Nell'anziano sono relativamenti frequenti
le sindromi da carenza vitaminica le cui cause non sono rappresentate
soltanto dall'introito insufficiente, quanto da eventi morbosi
che comportano carenze e conseguenti deficit nutrizionali.
Anche se non sono molti gli studi dedicati a questo specifico
problema dell'anziano, si ritiene comunemente che il fabbisogno
di vitamine sia aumentato nella terza età (come quello del
ferro, dello zinco e del calcio), per cui, specie quando l'alimentazione
è molto frugale ed uniforme (sotto le 1500 kcal/die) l'apporto
vitaminico e minerale è spesso insufficiente ed il medico
dovrebbe provvedere ad una integrazione adeguata della dieta.
Infine ricordiamo che, nel vecchio, l'inerzia del sistema
di regolazione idroelettrolitica e di quello della sete obbligano
a consigliare bevande piuttosto abbondanti (oltre i 1500 ml
di acqua al di senza contare gli alimenti), mentre non ci
sono indicazioni per una dieta povera di sale sulla base della
sola età.
Per concludere ricordiamo che dosi moderate di vino (250
ml al giorno nell'uomo e 125 ml nella donna) non sono sempre
controindicate nel vecchio, ma possono essere talvolta concesse
per stimolare l'appetito e per i noti benefici psicologici
sul tono dell'umore in chi, specialmente, è avvezzo ad una
tale morigerata consuetudine. A conclusione di questa lezione
sui problemi inerenti all'educazione alimentare nel soggetto
in età presenile, qualcuno degli argomenti trattati merita
una parafrasi riassuntiva ed alcuni concetti vogliono una
breve esplicazione pratica.
I problemi nutrizionali dell'anziano, abbiamo visto, sono
sostenuti per un verso dal processo di senilizzazione dell'apparato
digerente che si traduce in una insufficienza digestiva più
o meno manifesta e, per l'altro, da fattori di ordine psicologico
e sociale che ci sembrano non meno importanti nel condizionare
il comportamento alimentare del vecchio. Tra questi ultimi,
infatti, hanno un peso notevole le abitudini alimentari inveterate
e spesso irrazionali oltre alla riduzione del potere economico
che abitualmente consegue al pensionamento. Tuttavia è soprattutto
l'ineducazione e la disinformazione alimentare, ancora troppo
diffusa nella nostra compagine sociale, che spesso influenza
le scelte alimentari del vecchio, orientandole verso il consumo
dei cosidetti alimenti di "facile digestione", per lo più
gravemente carenziati. Le conoscenze attuali in tema di nutrizione
dell'anziano, sia pure provenienti da indagini di tipo trasversale,
mettono in chiara evidenza, infatti, che una certa parte di
soggetti anziani vive in condizioni di carenza nei confronti
di determinati nutrienti.
Tra le conoscenze scientifiche, tuttavia, in continuo progresso
per quanto riguarda i rapporti tra alimentazione e salute,
e quelle che sono nella realtà le conoscenze nutrizionali
di larghi strati della popolazione senile, c'è un dislivello
notevole che può essere colmato soltanto da interventi di
tipo educazionale. La geragogia, di cui l'educazione alimentare
è un capitolo di fondamentale importanza, è una disciplina
che deve ancora darsi una metodologia e trovare gli strumenti
adatti per completare in qualche modo la formazione dell'anziano
e di chi si appresta a diventarlo. I maggiori problemi, naturalmente,
sono di tipo realizzativo, in quanto tale nuova pedagogia
dovrebbe investire gli ambienti e le strutture più varie come
gli ospedali, i gerontocomi, le case di riposo, i centri per
anziani, i servizi sociali e tutte le altre istituzioni dove
l'anziano può facilmente essere raggiunto dall'educatore.
Le iniziative che richiedono d'essere adottate nell'impostazione
di un programma geragogico debbono necessariamente avvalersi
della stampa e degli altri "media" ai quali si potrebbe chiedere,
una volta tanto, di condizionare positivamente l'opinione
pubblica e, in particolare, quella della popolazione anziana.
Tuttavia i tramiti più "fisiologici" attraverso cui dovrebbe
essere, a nostro avviso, incanalata la psicopedagogia della
terza età nel suo complesso, restano sempre gli operatori
sanitari in genere (dietisti, paramedici) ed in particolare
il medico di base a cui spettano, senz'altro, i compiti principali
nell'educazione dell'anziano.
Per tali operatori, che spesso mancano di sufficienti nozioni
di nutrizione clinica, oltre che per gli specializzandi in
geriatria, abbiamo voluto trattare, in queste note, dei più
importanti problemi riguardanti l'educazione alimentare del
vecchio allo scopo di fornire agli interessati i modelli culturali
che consentano un positivo intervento sui comportamenti alimentari
e, quindi, in difesa della salute ed in favore di un'attiva
prevenzione antisenile. La nostra trattazione su quello che
oggi deve intendersi per psicopedagogia dell'adulto presenile
e del vecchio in campo alimentare trova qui termine in attesa
che nuove conoscenze ne modifichino i modelli e, ovviamente,
la loro pratica applicazione. Vorremmo aggiungere, infine,
che avremmo anche la presunzione di proporre al medico pratico
un nuovo senso di responsabilità nell'occuparsi di relazioni
tra educazione alimentare e prevenzione.
La prevenzione non è infatti soltanto una tecnica per una
migliore salvaguardia della salute, ma è anche una vera e
propria trasposizione di conoscenze, le più varie e profonde,
tali da costituire un nuovo tipo di cultura alla quale si
devono adeguare non soltanto alcune abitudini di vita come
l'alimentazione, ma tutto un insieme di interessi e di peculiari
attese gerontologiche.
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