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L'educazione alimentare - 2  

Tra le cause morbose è compresa inoltre tutta la patologia degenerativa e cronicoinvalidante del vecchio che, in vario modo, può influire sulla capacità di assunzione del cibo (malattie dell'apparato locomotore e neurologiche) o direttamente sulla digestione e sull'assorbimento (celiachia senile, alcolismo, interferenza di farmaci). In definitiva il comportamento alimentare dell'anziano che, come abbiamo visto è frequentemente all'origine di gravi situazioni malnutrizionali, assume oggi motivo di particolare interesse in vista dell'incremento nella popolazione senile della spettanza di vita e soprattutto in funzione delle note correlazioni tra nutrizione e patologia dell'età avanzata. Nei vecchi malnutriti si riscontra, infatti, un aumento della morbilità ed un decorso meno favorevole in caso di concomitanti malattie di origine non disnutrizionale per cui è verosimile che una discriminazione di tali pazienti "a rischio" possa permettere interventi adeguati con vantaggi dal punto di vista sanitario ed economico. Volendo, quindi, avanzare alcune proposte pratiche di educazione alimentare va osservato, anzitutto, che in questo ultimo decennio, particolarmente, è cresciuta in modo notevole la richiesta di tale intervento sia da parte del mondo scientifico che da parte dei destinatari dell'educazione stessa, il pubblico cioè a cui essa è rivolta.

Il fenomeno merita di essere analizzato ed approfondito anche perchè l'intervento geragogico non può limitarsi ad essere soltanto una forma di attività culturale diretta esclusivamente ad un ristretto gruppo di specialisti ma deve diffondere, attraverso lo strumento dell'educazione permanente, all'intera massa della popolazione i criteri per una più corretta alimentazione che contribuisca ad una migliore qualità della vita.

Sinora però l'impegno scientifico dei nutrizionisti ha avuto ripercussioni abbastanza modeste in campo educativo in quanto s'è potuto constatare che un semplice miglioramento delle conoscenze non comporta sempre in modo automatico una correzione delle abitudini alimentari errate. Secondo noi l'educazione alimentare non può significare semplicemente "comunicazione" ma deve intendersi come vero intervento formativo che porti ad un cambiamento non solo delle conoscenze, ma anche degli atteggiamenti e della condotta nei riguardi del problema alimentare. È molto importante tenere conto della "disponibilità culturale" dei gruppi e delle fasce di popolazione nei confronti delle quali si intende svolgere un programma di educazione alimentare.

A questo proposito vanno utilizzati in modo particolare i cosiddetti teachable moments, che predispongono positivamente gli individui ad imparare tutto ciò che può essere loro utile in un determinato periodo della vita e che, nel caso nostro, corrispondono preferibilmente all'età adulta e presenile. L'educazione alimentare deve, quindi, coinvolgere tutti i cittadini in età adulta senza trascurare, però, il problema fondamentale che è quelle di preparare a questo fine tutti gli operatori sanitari e geriatrici. Alla base della moderna educazione alimentare c'è un patrimonio conoscitivo che è in continua evoluzione per cui è necessario che venga incentivato e sviluppato lo studio di tali problematiche a livello universitario ed ospedaliero, senza escludere le scuole per infermieri professionali. È un dato di fatto che la maggior parte dei medici manca, in gran parte, di nozioni nel campo della nutrizione clinica perchè i corsi universitari sono carenti in questo senso mentre tale disciplina è ormai talmente vasta e complessa da richiedere addirittura nuove specializzazioni nel suo stesso ambito. In attesa di improcrastinabili ristrutturazioni nei vari corsi di studio è necessario, intanto, che le Aziende Sanitarie provvedano, attraverso adeguati programmi d'informazione, a colmare in parte il dislivello tra quello che è lo stato delle conoscenze scientifiche sui rapporti tra alimentazione e salute e quello che di fatto si riscontra nell'esercizio della pratica medica quotidiana.

Il medico deve sapere, innanzitutto, che nei soggetti anziani, anche in assenza di malattie clinicamente manifeste, possono sussistere segni e sintomi di malnutrizione, quali, ad esempio, alcune manifestazioni cutanee e mucose, le infezioni ricorrenti, la tetania e molte altre situazioni cliniche. Agli stati di malnutrizione dell'anziano, siano essi in difetto o in eccesso, il medico deve comunque far fronte con interventi dietetici adeguati per i quali deve tener conto, in ogni caso, del diverso fabbisogno calorico in tale età.

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