Tra le cause morbose è compresa inoltre tutta la patologia
degenerativa e cronicoinvalidante del vecchio che, in vario
modo, può influire sulla capacità di assunzione del cibo (malattie
dell'apparato locomotore e neurologiche) o direttamente sulla
digestione e sull'assorbimento (celiachia senile, alcolismo,
interferenza di farmaci). In definitiva il comportamento alimentare
dell'anziano che, come abbiamo visto è frequentemente all'origine
di gravi situazioni malnutrizionali, assume oggi motivo di
particolare interesse in vista dell'incremento nella popolazione
senile della spettanza di vita e soprattutto in funzione delle
note correlazioni tra nutrizione e patologia dell'età avanzata.
Nei vecchi malnutriti si riscontra, infatti, un aumento della
morbilità ed un decorso meno favorevole in caso di concomitanti
malattie di origine non disnutrizionale per cui è verosimile
che una discriminazione di tali pazienti "a rischio" possa
permettere interventi adeguati con vantaggi dal punto di vista
sanitario ed economico. Volendo, quindi, avanzare alcune proposte
pratiche di educazione alimentare va osservato, anzitutto,
che in questo ultimo decennio, particolarmente, è cresciuta
in modo notevole la richiesta di tale intervento sia da parte
del mondo scientifico che da parte dei destinatari dell'educazione
stessa, il pubblico cioè a cui essa è rivolta.
Il fenomeno merita di essere analizzato ed approfondito
anche perchè l'intervento geragogico non può limitarsi ad
essere soltanto una forma di attività culturale diretta esclusivamente
ad un ristretto gruppo di specialisti ma deve diffondere,
attraverso lo strumento dell'educazione permanente, all'intera
massa della popolazione i criteri per una più corretta alimentazione
che contribuisca ad una migliore qualità della vita.
Sinora però l'impegno scientifico dei nutrizionisti ha avuto
ripercussioni abbastanza modeste in campo educativo in quanto
s'è potuto constatare che un semplice miglioramento delle
conoscenze non comporta sempre in modo automatico una correzione
delle abitudini alimentari errate. Secondo noi l'educazione
alimentare non può significare semplicemente "comunicazione"
ma deve intendersi come vero intervento formativo che porti
ad un cambiamento non solo delle conoscenze, ma anche degli
atteggiamenti e della condotta nei riguardi del problema alimentare.
È molto importante tenere conto della "disponibilità culturale"
dei gruppi e delle fasce di popolazione nei confronti delle
quali si intende svolgere un programma di educazione alimentare.
A questo proposito vanno utilizzati in modo particolare
i cosiddetti teachable moments, che predispongono positivamente
gli individui ad imparare tutto ciò che può essere loro utile
in un determinato periodo della vita e che, nel caso nostro,
corrispondono preferibilmente all'età adulta e presenile.
L'educazione alimentare deve, quindi, coinvolgere tutti i
cittadini in età adulta senza trascurare, però, il problema
fondamentale che è quelle di preparare a questo fine tutti
gli operatori sanitari e geriatrici. Alla base della moderna
educazione alimentare c'è un patrimonio conoscitivo che è
in continua evoluzione per cui è necessario che venga incentivato
e sviluppato lo studio di tali problematiche a livello universitario
ed ospedaliero, senza escludere le scuole per infermieri professionali.
È un dato di fatto che la maggior parte dei medici manca,
in gran parte, di nozioni nel campo della nutrizione clinica
perchè i corsi universitari sono carenti in questo senso mentre
tale disciplina è ormai talmente vasta e complessa da richiedere
addirittura nuove specializzazioni nel suo stesso ambito.
In attesa di improcrastinabili ristrutturazioni nei vari corsi
di studio è necessario, intanto, che le Aziende Sanitarie
provvedano, attraverso adeguati programmi d'informazione,
a colmare in parte il dislivello tra quello che è lo stato
delle conoscenze scientifiche sui rapporti tra alimentazione
e salute e quello che di fatto si riscontra nell'esercizio
della pratica medica quotidiana.
Il medico deve sapere, innanzitutto, che nei soggetti anziani,
anche in assenza di malattie clinicamente manifeste, possono
sussistere segni e sintomi di malnutrizione, quali, ad esempio,
alcune manifestazioni cutanee e mucose, le infezioni ricorrenti,
la tetania e molte altre situazioni cliniche. Agli stati di
malnutrizione dell'anziano, siano essi in difetto o in eccesso,
il medico deve comunque far fronte con interventi dietetici
adeguati per i quali deve tener conto, in ogni caso, del diverso
fabbisogno calorico in tale età.
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