Non va dimenticato, però, che un rischio aumentato di osteoporosi
è dimostrato anche nell'alcolista uomo al quale viene a mancare,
in parte almeno, la relativa protezione nei confronti di questa
malattia che gli proviene dall'appartenenza al sesso maschile.
È noto, infatti, che l'intossicazione cronica da etanolo può
provocare una osteopenia rapidamente progressiva che può essere
correlata con una serie di alterazioni metaboliche riferibili
all'abuso alcolico, quali il deficit nella 25idrossilazione
della vitamina D, l'inibizione dell'assorbimento intestinale
del calcio, il decremento del testosterone e della sintesi
proteica epatica e, secondo recenti studi, il possibile disturbo
maturativo del collageno osseo.
Del resto che l'anziano alcolista sia particolarmente predisposto
alla perdita di massa ossea risulta anche da una recente indagine
del nostro gruppo e dagli studi di R.G. Josse che ha potuto
dimostrare negli alcolisti maschi, indipendentemente dalla
loro età, un'alta percentuale di soggetti con aumentato riassorbimento
osseo senza nessuna evidenza di neoformazione compensatoria.
Ma l'anziano, maschio o femmina, è predisposto alle fratture
più invalidanti, come quella del femore, non solo per la perdita
di massa ossea e per le frequenti cadute (condizioni che sono
entrambe più frequenti negli alcolisti) ma anche per la perdita
del riflesso di protezione, che è abbastanza tipica negli
ultrasettantenni, come dimostra la netta diminuzione della
frattura di Colles a partire da questa età.
L'accenno a questa alterazione della psicomotricità che
spesso contraddistingue il processo di senescenza ci consente
di avanzare alcune considerazioni generali sull'altra importante
area di rischio che riguarda i deficit cognitivi dell'alcolista
tardivo. A questo proposito va premesso che non è stato ancora
del tutto chiarito se l'alcol da solo possa essere causa di
deficit cognitivi nell'uomo o se la sua inadeguata assunzione
possa soltanto accelerare le perdite cognitive che normalmente
sopravvengono con l'invecchiamento.
I rapporti tra alcol ed invecchiamento cerebrale sono, del
resto, argomento di analisi in altra parte di questo sito,
alla quale rimandiamo, limitandoci qui ad osservare che l'abuso
di bevande alcoliche può portare ad un certo grado di atrofia
della corteccia cerebrale e che i danni della sfera cognitiva,
più frequentemente riscontrati negli alcolisti in generale,
riguardano la percezione visiva, il pensiero astratto, l'apprendimento
e la memoria in particolare, come già in parte avviene nell'invecchiamento
cerebrale fisiologico, per cui è abbastanza probabile che
l'abuso alcolico possa considerarsi, come sostengono C.Ryan
ed Altri, un fattore d'invecchiamento prematuro che interessa
soprattutto il cervello, dato che la sensibilità del S.N.C.
all'alcol è notevolmente aumentata nel vecchio. Di notevole
interesse per il medico geragogo sono anche gli studi di K.J.Jones
che hanno dimostrato un danno cerebrale non soltanto nei grandi
etilisti ma anche nei bevitori moderati, nei quale persino
il social drinking sarebbe in grado di provocare lievi ma
evidenziabili danni della memoria.
La controversia se l'alcol causi o meno un prematuro invecchiamento
cerebrale sarà esaminata altrove, come abbiamo detto, ma possiamo
comunque anticipare in questa sede che nell'alcolista tardivo
si possono riscontrare spesso disfunzioni cognitive in grado
di accelerare verosimilmente i tempi dell'invecchiamento cerebrale
primitivo, anche se tale deterioramento riconosce per lo più
meccanismi distinti da quelli a cui viene attribuito il deficit
cognitivo riferibile al semplice progredire dell'età.
Un'altra area di rischio in cui l'alcolista tardivo può
trovarsi incluso è quella che riguarda la malnutrizione dell'età
involutiva, uno dei problemi clinici maggiormente diffusi
e certamente più ignorati nel nostro paese. Soltanto di recente
l'epidemiologia della malnutrizione nella popolazione anziana
è stata studiata in modo adeguato da un'indagine multicentrica
di Labò, Crepaldi e Collaboratori che hanno raccolto una serie
di dati interessanti e, per molti aspetti, conclusivi, evidenziando,
tra le altre risultanze, che tra i vecchi "sani" prevale oggi
di gran lunga una malnutrizione per eccesso. Tali conclusioni,
comunque, non si applicano a quel particolare sottotipo di
vecchi alcolisti che è rappresentato dai lateonset drinkers,
soggetti che non possono certamente definirsi "sani", dispeptici
come sono e per lo più inappetenti perchè depressi e gastropatici.
Essi, inoltre, navigano per lo più in gravi ristrettezze
economiche e vivono, come abbiamo più volte osservato, in
una condizione di disagio esistenziale che fa di loro dei
candidati alla ipoalimentazione e, preferibilmente, a disordini
nutrizionali per difetto. Studi di Guttman e di Brown hanno
messo in evidenza, inoltre, che un'alta percentuale di anziani
(17%) fa uso contemporaneo di alcol e farmaci con la possibilità,
tra l'altro, di errori posologici e di frequenti interazioni
farmacologiche che possono essere in vario modo pericolose
alla salute.
E noto d'altro canto che i vecchi sono generalmente dei
grandi consumatori di farmaci, come è stato ampiamente dimostrato
anche in un recente studio del Centro Studi Fegato di Cormòns,
con una assunzione cronica che supera in media i quattro diversi
tipi di specialità al giorno. È risaputo altresì che secondo
le circostanze l'alcol è in grado di accelerare o, al contrario,
di ridurre la "clearance" di un farmaco con il risultato,
nel secondo caso, di potenziarne gli effetti, che possono
essere particolarmente indesiderati per quei farmaci che agiscono
a livello del S.N.C. Non è difficile immaginare, sulla scorta
di questi dati, come possa risultare frequente, nell'alcolista
tardivo in particolare, l'assunzione contemporanea di alcol
e psicofarmaci, alla cui associazione può facilmente attribuirsi
un aumento ulteriore del rischio di incidenti e di cadute,
già notevolmente elevato in questi soggetti.
I problemi medici, in definitiva, sono forse secondari ma
non del tutto trascurabili in questo sottogruppo di alcolisti
anziani che si trovano più facilmente esposti ad un elevato
rischio potenziale di eventi clinici che possono portare alla
perdita dell'autonomia qualora non si provveda per tempo alla
programmazione ed all'attuazione di interventi geragogici
e riabilitativi.
Programmi educazionali per una migliore preparazione al
pensionamento ed all'uso creativo del tempo libero possono
incidere positivamente già a livello di prevenzione primaria,
mentre semplici tecniche di socializzazione ed interventi
di psicogeragogia sono spesso efficaci nell'aiutare gli anziani
lateonset drinkers a combattere con successo le cause che
hanno dato inizio all'abuso alcolico.
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