di
Roberta Rossi
Nell'ultimo secolo il vivere meglio si è accompagnato
al vivere più a lungo. L'aumento dell'età media
della vita, e la caduta di alcuni pregiudizi, che vedevano
l'anziano come un essere asessuato, hanno sempre di più
portato l'attenzione sulla sessualità nelle fasi di
vita più avanzata. Studi transculturali affermano che
nel 70% delle società gli uomini anziani mantengono
la loro attività sessuale, mentre le donne nell'84%
delle società.
L'insieme delle modificazioni fisiologiche e psicologiche
che accompagnano il generale declino dell'uomo in questa fase
della vita ci aiutano a comprendere meglio le trasformazioni
del comportamento sessuale.
Dal punto di vista fisico assistiamo ad una progressiva vulnerabilità
cardiovascolare, una diminuita resistenza allo stress, possibili
alterazioni prostatiche, una diminuzione della visione e dell'udito,
nonché tutte quelle patologie tipiche dell'invecchiamento:
In tal senso la necessità di una medicalizzazione non
è del tutto scevra da ripercussioni sulla funzionalità
sessuale.
Da un punto di vista sociale spesso questo periodo corrisponde
al pensionamento, con la messa in crisi del ruolo svolto sino
a quel momento. Questo cambiamento di status può portare
a seri fenomeni psicologici che a loro volta possono avere
ripercussioni sull'aspetto sessuale. Tra l'altro, mentre per
la donna questo può diventare un momento in cui si
dedica maggiormente a se stessa, e agli eventuali figli e
nipoti, per l'uomo è più difficile adattarsi
e a volte si assiste ad un ripiegamento su se stesso.
Nell'età avanzata quindi lo stato di benessere fisico
e psichico ha una importanza determinante per la prosecuzione
e il mantenimento dell'attività e dell'interesse sessuale.
Le diverse ricerche hanno comunque evidenziato una regolare
diminuzione dell'attività sessuale complessiva con
l'avanzamento dell'età strettamente correlata con lo
stato di salute, un reddito soddisfacente e la presenza del
partner.
Il concetto di andropausa comunemente diffuso ed equiparato
al termine menopausa, che indica nella donna il periodo di
cessazione del ciclo ovarico e quindi la possibilità
di procreare, non trova un correlato dal punto di vista fisiologico
maschile. L'uomo è infatti in grado di procreare teoricamente
fino al momento della sua morte e praticamente fintanto che
è in grado di avere una relazione sessuale finalizzata
al coito. Ancora una volta ci troviamo a dover prendere atto,
attraverso una serie di ricerche, che il vissuto di una buona
sessualità nelle fasi precedenti della vita influenza
positivamente la sessualità nella terza età,
osservazione questa valida sia per gli uomini che le donne.
Ma vediamo quali sono le trasformazioni a cui, da un punto
di vista fisiologico, si può andare incontro sul versante
maschile.
La fase del desiderio si modifica nel senso che la fantasia
che una volta poteva far scaturire una reazione sessuale immediata,
oggi ha un valore più relativo e nella fase dell'eccitazione
assistiamo ad un allungamento del periodo che porta all'erezione,
con la necessità di stimoli più precisi e diretti
ai genitali, inoltre il periodo di mantenimento dell'erezione
e la sua rigidità possono subire delle modificazioni.
Il riflesso eiaculatorio spesso viene ritardato e la sensazione
dell'orgasmo può essere più attenuata. Il periodo
refrattario diventa più lungo e si evidenzia, specie
negli uomini che rimangono da soli, un ritorno all'attività
masturbatoria che ricorda il periodo adolescenziale.
Nelle donne, oltre che da un dato culturale, l'influenza
sulla sessualità è determinata anche dalle trasformazioni
fisiologiche che accompagnano la menopausa. La cessazione
del ciclo ovarico comporta una diminuzione della lubrificazione,
creando un effetto di secchezza vaginale, che può provocare
dolori durante il rapporto. Questo alla lunga può portare
la donna ad inibire il suo desiderio sessuale e quindi ad
allontanarsi da contatti intimi. Anche per il versante femminile
si allungano i tempi dell'eccitazione, ma contrariamente agli
uomini, ci sono donne che affermano di avere avuto il loro
primo orgasmo in età avanzata. Questo può essere
spiegato con una maggiore confidenza che la donna ha con il
proprio corpo e dalla liberazione del pensiero di gravidanze
indesiderate.
Un aspetto importante rimane per entrambi il senso di libertà
soggettiva di voler mantenere una vita sessuale anche in età
avanzata, nonostante il giudizio sociale e culturale. Inoltre
è possibile, in questa età più che mai
e specialmente a fronte di malattie invalidanti, accentuare
e sostenere quell'aspetto non strettamente genitale della
sessualità, dato dall'incontro intimo di due persone
che possono godere del contatto corporeo, della stimolazione
reciproca senza necessariamente finalizzarla al coito.
Prof.ssa Roberta Rossi
Docente di Psicologia e psicopatologia
del comportamento sessuale alla Facoltà di Psicologia
dell'Università "La Sapienza"
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