di
G. Vendemiale1,2, A. Romano1, G. Serviddio1, F. Bellanti1
1 Cattedra di Geriatria, Università di Foggia
2Medicina Generale, IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza,
San Giovanni Rotondo, Foggia
La ricerca sull'invecchiamento affascina da sempre la comunità
scientifica e riscuote un crescente interesse da parte dei
media a causa di una serie di aspetti quali, lo straordinario
aumento dell'aspettativa media di vita nel mondo, il meno
straordinario ma più significativo aumento dell'aspettativa
di vita massima, l'aumento dei centenari in gruppi selezionati
di popolazioni e l'incremento della spesa sociale causato
dagli anziani. Nonostante tale argomento sia diffusamente
studiato, i meccanismi molecolari responsabili dell'invecchiamento
non sono ancora ben noti così come non lo è
la loro sequenza temporale, la gerarchia ed il confine tra
fisiologia e patologia.

Sono state formulate diverse ipotesi di lavoro per spiegare
l'invecchiamento (vedi tabella)1. L'aging è un processo
complesso e multifattoriale e pertanto è plausibile
che gli eventi in grado di determinare la senescenza della
cellula si sovrappongano a diversi livelli: le modificazioni
molecolari occorrenti in corso di invecchiamento conducono
ad alterazioni cellulari le quali, a loro volta, contribuiscono
alla senescenza dell'organo e all'insufficienza del sistema
a cui appartiene2.
Una delle Teorie più accreditate dell'invecchiamento
è quella "Ossidativa". Negli ultimi anni
sono stati compiuti notevoli passi avanti nella comprensione
delle malattie associate all'invecchiamento, come il diabete,
le malattie cardiovascolari, le malattie neurodegenerative,
e l'associazione con le alterazioni funzionali del mitocondrio3.
I mitocondri rivestono un ruolo centrale nella sopravvivenza
della cellula. Sono essenziali per la produzione dell'energia
impiegata nei processi metabolici e, allo stesso tempo, sono
i regolatori della morte cellulare per apoptosi. Inoltre i
mitocondri sono la principale fonte di produzione dei Radicali
Liberi dell'Ossigeno (ROS). I ROS, specie chimiche con un
elettrone spaiato nel loro orbitale più esterno, sono
dotati di elevata reattività e instabilità chimica;
hanno la capacità di reagire con svariate molecole
con cui vengono in contatto e dalle quali sottraggono o alle
quali cedono un elettrone nel tentativo di acquisire stabilità,
producendo in tal modo altri radicali secondo reazioni che
si propagano spesso a catena. I radicali liberi dell'ossigeno
ROS sono fisiologicamente prodotti dalle cellule come "prodotto
di scarto" dell'attività della catena mitocondriale
di trasporto degli elettroni. Il loro accumulo comporta il
cosiddetto "stress ossidativo", ossia l'esistenza
di uno squilibrio tra la produzione dei radicali liberi dell'ossigeno
(ROS) e l'attività di difesa dei sistemi antiossidanti.
I principali tessuti a farne le spese sono quelli post-mitotici,
cioè non più replicativi, come il cuore, il
fegato, i reni e il cervello. I sistemi di difesa antiossidante
sono costituiti da sostanze di tipo enzimatico (come il complesso
del Glutatione e la Super Ossido Dismutasi) e da composti
non enzimatici come ad esempio le vitamine A, C, E, e i polifenoli
(flavonoidi, procianidine). Tali sistemi possono però
essere insufficienti sia per loro consumo, sia per ridotta
sintesi. Diverse condizioni correlate allo stress ossidativo
interagirebbero nell'invecchiamento: un aumento della velocità
con cui vengono prodotti i ROS, un declino dei sistemi di
difesa antiossidante ed una diminuita efficienza nel riparare
molecole danneggiate. La teoria radicalica, formulata da Harman
nel 1956, e successivamente corroborata da numerose osservazioni,
sostiene infatti che l'invecchiamento sarebbe il prodotto
della serie di reazioni ossidative di natura radicalica (non
più bilanciate da un efficiente sistema antiossidante)
in grado di accelerare la degradazione dei sistemi biologici
determinando un'usura somatica; la longevità dipenderebbe
dunque dall'efficienza dei sistemi di protezione antiossidante4.
Le evidenze scientifiche più recenti confermano l'intuizione
di Harman ponendo il mitocondrio come centro di produzione
dei ROS. I siti di maggior produzione di ROS a livello della
catena respiratoria sono il complesso I e III. Lo stress ossidativo
innesca un circolo vizioso nel quale il mitocondrio stesso,
a seguito del danno indotto dai radicali liberi, produce ulteriori
ROS portando, in ultima analisi, ad una progressiva distruzione
cellulare5.
Alti livelli di ROS possono alterare direttamente la struttura
di macromolecole come i lipidi, gli acidi nucleici e le proteine;
gli acidi nucleici, in particolare, sono suscettibili di essere
ossidati dai ROS inducendo mutazioni e delezioni nel DNA nucleare
e mitocondriale. Le mutazioni del mtDNA tenderanno ad accumularsi
e a condurre a morte principalmente le cellule post-mitotiche,
particolarmente quelle dove il metabolismo ossidativo è
elevato come i neuroni, e i tessuti a elevato burst ossidativo,
come il tessuto muscolare scheletrico. Oggi si ritiene che
alla base dei processi di invecchiamento cellulare esistano
delle pathway redox-mediate e mitocondrio dipendenti: alti
livelli di radicali liberi e dei prodotti della perossidazione
delle membrane lipidiche come il 4-idrossinonenale (HNE) e
il malonilaldeide (MDA), sono in grado di modulare l'attivazione
di alcuni fattori di trascrizione, direttamente, mediante
la modificazione di alcuni residui amminoacidi o indirettamente,
mediante la formazioni di ponti sulfidrilici in prossimità
dei binding domains a livello del DNA; tali modificazioni
possono tradursi indifferentemente nell'attivazione o disattivazione
dei fattori di trascrizione interessati. E' noto che fattori
di trascrizione legati ai processi di invecchiamento cellulare
e alla longevità come p53, AP-1 e NF-?B sono rispondenti
allo stato redox cellulare.

L'apoptosi mitocondrio dipendente è innescata dal
rilascio dell'olo-citocromo c (forma attiva, presente nei
complessi III e IV della catena respiratoria) da parte del
mitocondrio e conseguente formazione di un complesso di alto
peso molecolare, l'Apoptosoma (APAF), in grado di attivare
le Caspasi, delle endonucleasi che porteranno a loro volta
alla frammentazione oligonucleosomica del DNA nucleare e conseguente
apoptosi cellulare (vedi figura). Il ruolo dello stress ossidativo
nell'invecchiamento cellulare va quindi riconsiderato come
parte integrante di un processo continuo e multifattoriale.
Il nostro gruppo ha recentemente dimostrato che l'invecchiamento
cellulare è associato a profonde modificazioni della
bioenergetica mitocondriale: il potenziale di membrana nei
tessuti di ratti anziani è significativamente minore
rispetto a quello misurato nei tessuti di ratti giovani; questa
condizione è associata a un aumento della conduttanza
protonica, che dissipa parzialmente il potenziale di membrana,
ma non a una riduzione della capacità del mitocondrio
di ossidare substrati. Tale meccanismo nella cellula "anziana"
sembra essere protettivo dato che, attraverso la dissipazione
del gradiente elettrochimico in eccesso, previene l'eccessiva
produzione dei ROS6.
Senza dubbio esiste la necessità di comprendere "come"
la cellula invecchia ma anche "perché" l'uomo
che invecchia va incontro a varie patologie croniche. In questo
senso, la teoria radicalica e quella mitocondriale dell'invecchiamento
consentono di spiegare non soltanto i meccanismi molecolari
alla base dell'aging ma anche la patogenesi di diverse condizioni
cliniche che ad essa sono associate. Sia lo stress ossidativo
che le alterazioni della funzionalità mitocondriale
sono eventi comuni dell'invecchiamento. Tali condizioni sono
però notevolmente più frequenti in alcune patologie
neurodegenerative come la Malattia di Alzheimer (AD) e le
Demenze Vascolari (VaD). A proposito della Demenza di Alzheimer,
diversi lavori hanno riportato un'associazione tra la fosforilazione
della proteina Tau, una componente delle placche senili, e
lo stress ossidativo, suggerendo l'idea che alcuni prodotti
della perossidazione lipidica, come HNE, potessero essere
coinvolti nei fenomeni di aggregazione e fibrillazione delle
placche senili. Crescenti evidenze indicano le alterazioni
funzionali della catena respiratoria del mitocondrio come
fattore chiave nello sviluppo dell'AD. Diversi studi hanno
dimostrato un incremento dello stress ossidativo e del danno
del DNA mitocondriale in neuroni di soggetti affetti da AD7.
In uno studio condotto dal nostro gruppo in modelli di topi
transgenici che esprimevano contemporaneamente tre mutazioni
(presenilina1, APP, proteina TAU) e che presentavano le stesse
caratteristiche patologiche della malattia di Alzheimer, abbiamo
osservato a livello cerebrale profonde alterazioni della bio-energetica
mitocondriale. In particolare, il complesso I della catena
respiratoria per mantenere lo stesso potenziale di membrana
utilizza e consuma più ossigeno e questo è associato
ad una maggior produzione di ROS e una ridotta produzione
di ATP8. Relativamente alle patologie cardiovascolari dell'anziano,
è stato dimostrato il ruolo fondamentale dell'infiammazione
e dell'ossidazione delle LDL presenti nella placca aterogena
a causa delle ROS, che conduce a una serie di alterazioni
della funzione endoteliale quali il richiamo dei monociti
e loro trasformazione in macrofagi. Questi ultimi fagocitando
le LDL ossidate si trasformano in cellule schiumose che rappresentano
il costituente principale dalla stria lipidica, primo evento
del processo aterogenetico. La nostra esperienza su pazienti
ambulatoriali "fragili" ha messo in evidenza l'esistenza
di una netta correlazione tra "infiammazione", valutata
mediante il dosaggio del TNF-? e livelli di stress ossidativo
circolante, valutati mediante il dosaggio degli addotti plasmatici
HNE e MDA e mediante il GSSG ratio, espressione della capacità
antiossidante dell'organismo9. Esiste quindi una correlazione
positiva tra l'infiammazione cronica e lo sviluppo-progressione
di patologie età - dipendenti.
Ci sono evidenze dell'utilità di alcuni trattamenti
antiossidanti nell'attenuare la progressione di alcune malattie
in modelli animali e in patologie neurodegenerative. Alcuni
antiossidanti, come la Vitamina E, il Coenzima Q e i polifenoli
hanno dimostrato di essere protettivi in modelli animali di
AD, Parkinson e Sclerosi Laterale Amiotrofica. Tuttavia l'uso
di tali molecole non ha dato gli stessi positivi riscontri
nell'uomo. E' verosimile che la gran parte della perdita dell'effetto
antiossidante sia dipendente dalla presenza della barriera
emato-encefalica e comunque, dall'eccessiva dispersione delle
molecole antiossidanti in circolo; a questo proposito aumentano
sempre più gli studi di molecole in grado di essere
coniugate ad agenti antiossidanti e di raggiungere specifici
target cellulari. La nuova frontiera della "medicina
antiossidante" è infatti, la "mitochondria-targeted
therapy", ovvero l'uso di sostanze in grado di penetrare
selettivamente nel mitocondrio là dove la massima efficienza
antiossidante è richiesta1.
Tre decadi di ricerca sulla fisiologia dell'invecchiamento
hanno portato ad affermare il ruolo chiave del mitocondrio
e dello stress ossidativo nell'aging e nella progressione
delle malattie neurodegenerative. Negli ultimi anni sempre
più si rafforza nei Ricercatori l'idea che il mitocondrio,
e lo stress ossidativo, giochino un ruolo di primo piano nei
processi d'invecchiamento cellulare. E' nota l'esistenza di
un gran numero di patologie croniche legate allo stress ossidativo;
è indubbio che la mortalità nell'anziano sia
funzione della progressiva poli-patologia e non della sua
età. In tale scenario le teorie dello stress ossidativo
e quella mitocondriale dell'invecchiamento possono fornire
un'interpretazione integrata della biologia dell'aging ma,
soprattutto, un razionale per l'intervento farmacologico.
Siamo forse finalmente in grado di sintetizzare piccole molecole
in grado di raggiungere direttamente il mitocondrio e di influenzarne
la funzione. E' stata dimostrata l'efficacia di tali molecole
in studi pre-clinici o studi clinici su coorti di piccole
dimensioni. E' auspicabile che tali studi vengano confermati
in più larga scala.
Riferimenti Bibliografici
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316, 209-236 (1996).
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Beal, M. F. Cause and consequence: mitochondrial dysfunction
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5 Miquel, J. An integrated theory of aging as the result of
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oxidative stress. Int.J.Immunopathol.Pharmacol. 22, 819-827
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