di
Emine Meral Inelmen
Ricercatore presso la Cattedra di Geriatria
Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche
Università degli Studi di Padova
INTRODUZIONE
L'invecchiamento e la sua associazione con la perdita della
attività funzionale è diventato attualmente
un argomento di estrema importanza; questo è in parte
dovuto al drammatico incremento della spettanza di vita a
cui stiamo assistendo negli ultimi decenni. Durante la seconda
metà del XX° secolo vi è stato, infatti,
un aumento della media della spettanza di vita di 20 anni
e, secondo le previsioni, nel 2050 tale media dovrebbe salire
di altri 10 anni (1). In particolare, il nostro Paese risulta
essere uno dei più vecchi del mondo: a questo fenomeno
demografico hanno contribuito senza dubbio il miglioramento
della nutrizione, dei servizi sanitari, dell'assistenza medica,
dell'occupazione (2). Affrontare questi cambiamenti demografici
sarà una delle maggiori sfide per il XI° secolo.
L'invecchiamento di per sé non è una malattia,
ma è visto da molti come una raccolta di malattie che
porta a disabilità e progressiva dipendenza dagli altri.
Una vera terapia anti-aging dovrebbe rispondere ai seguenti
requisiti: a) modificare il processo di invecchiamento o i
suoi effetti diretti; b) promuovere una continuità
del buon stato di salute o ridurre la disabilità; c)
non essere indirizzata ai soli sintomi dell'invecchiamento;
d) produrre una longevità che non si limiti solo ad
un mero prolungamento dello stato di fragilità (3).
E' per questo motivo che la priorità nel futuro della
ricerca sull'invecchiamento, dovrebbe essere data alla costruzione
delle basi per un glorioso periodo di "Successful Aging"
(4) a cui noi tutti, indiscutibilmente, vorremmo poter accedere!
Studi condotti presso il National Institute of Aging ci indicano
che la migliore medicina anti-aging si basa su una sana nutrizione,
esercizio fisico, continua attività mentale, coinvolgimento
sociale, moderato uso di alcool, non fumo, mantenimento di
un sano ambiente, assistenza sociale, e regolari controlli
medici. In questo modo potrebbe ridursi il numero degli anni
di disabilità e di fragilità che un anziano
è costretto a spendere, mantenendo il suo stato di
indipendenza il più a lungo possibile. Purtroppo però,
l'uomo adulto è disposto più ad assumere farmaci
che a modificare il suo errato stile di vita, frutto delle
abitudini precedentemente instaurate. E' necessario dunque
una educazione sanitaria ed alimentare già dai primissimi
anni di vita.
Per raggiungere l'obbiettivo del "Successful Aging"
(4) comunque, è indispensabile conoscere meglio il
processo di invecchiamento mentre finora, purtroppo, pur essendo
multiple le teorie - più di 300 secondo Mevdevev, 1990
(5) -, non vi è stata una sicura risposta alle eterne
domande che l'Uomo si è da sempre posto: "Perché
invecchio?; che cosa devo fare per non invecchiare?"
LA TEORIA NEUROENDOCRINA DELL'INVECCHIAMENTO
Tra le innumerevoli teorie dell'invecchiamento, la teoria
neuroendocrina considera tale processo quale espressione di
un progressivo squilibrio funzionale del sistema neuroendocrino.
Molti ormoni circolanti, infatti, diminuiscono con l'età
(6). Pur non essendo ancora chiara la ragione di tale declino,
nell'ultima decade vi è stato un grande entusiasmo
da parte dell'opinione generale per quanto riguarda il ruolo
degli ormoni ad effetto anti-aging, visti quasi come la "fontana
della giovinezza". L'entusiasmo era stato supportato
scientificamente dai risultati della ricerca sulla terapia
sostitutiva ormonale per la prevenzione della sarcopenia,
la fragilità e il declino dell'attività funzionale.
Studi condotti negli animali di laboratorio sottoposti a terapia
ormonale sostitutiva infatti, avevano dimostrato un aumento
della sintesi proteica, e una stimolazione del metabolismo,
della crescita e della funzione dei vari organi e tessuti
(7).
Quali sono gli ormoni implicati? E' stato dimostrato che
l'invecchiamento è accompagnato dalla diminuizione
dei livelli dell'ormone luteinizzante (LH), follicolo-stimolante
(FH), assieme alla diminuizione dei livelli di testosterone
sierico nell'uomo e dell'estradiolo sierico nella donna (8).
Non ci sono modificazioni nell'ormone adrenocorticotropico
(ACTH) plasmatici e le concentrazioni di cortisolo, ma le
concentrazioni di DHEA (deidroepiandrosterone) e DHEA-S (deidroepiandrosterone
solfato), diminuiscono con l'età: (8). Inoltre vi è
diminuizione sia del GH (Growth hormon) sierico che dell'IGF-I
(Insulin-like growth factor)(8) e della melatonina (9).
GLI ORMONI COSI' DETTI "ANTI-AGING"
Gli ormoni da alcuni considerati "ormoni della giovinezza"e
che hanno suscitato parecchi entusiasmi, sarebbero comunque
tre: 1) Melatonina; 2) Ormone della crescita (GH); 3) Deidroepiandrosterone
(DHEA); e di questi ci si occuperà in questo breve
articolo.
1) Melatonina: è un ormone prodotto dalla ghiandola
pineale. Esso presenta evidenti fluttuazioni circadiane con
i più alti livelli durante la notte ed i più
bassi valori durante il giorno (10). Dato che l'età
avanzata è caratterizzata da un deterioramento dei
ritmi circadiani, era stato suggerito che la melatonina potesse
avere degli effetti benefici in termini di invecchiamento
(11). Infatti, la perdita di melatonina in tarda età,
soprattutto dopo i 75 anni (9), conduce a disturbi a livello
del pacemaker circadiano, causando una varietà di crono-patologie
che porta al generale deterioramento dello stato di salute
(12). Un lavoro appena pubblicato (13), indica la melatonina
addirittura come un'utile terapia nel rallentare la normale
senescenza del cervello e nelle malattie neurovegetative.
In alcuni paesi (USA, Argentina, e Polonia), la melatonina
è in commercio sotto forma di farmaco e quale agente
"ringiovanizzante", mentre in Italia non è
considerato un farmaco ma solo un integratore alimentare.
Negli anni '80 ed inizi '90, gli esperimenti di laboratorio
avevano dato dei risultati sorprendenti. La somministrazione
notturna di acqua contenente melatonina, aumentava la longevità
dei ratti e li ringiovaniva (14). Finora, comunque, il ruolo
della melatonina nell'invecchiamento non è del tutto
chiara ma, essendo un ormone anti-ossidante, la sua perdita
con l'età potrebbe contribuire all'incidenza o severità
di alcune malattie età-correlate (12). Gli studi condotti
non permettono di affermare per ora che la melatonina abbia
un effetto anti-aging; pare, comunque, che alcuni effetti
benefici sull'invecchiamento siano riconosciuti come ad esempio,
sul sonno, stimolazione delle difese immunitarie e capacità
anti-ossidante. La terapia a base di melatonina sembra essere
poi, del tutto priva di effetti collaterali.
Riassumendo, anche se le raccomandazioni di supplementi di
melatonina nell'anziano dovrebbero essere considerati, occorrono
ulteriori studi sull'uso della melatonina in modo da migliorare
la qualità di vita nell'età avanzata. Questo
ormone "promette" di diventare nel futuro, una strategia
effettiva e priva di pericoli per rallentare l'invecchiamento
e l'inizio dei disturbi età-correlati.
2) Ormone della crescita (GH): molti autori hanno descritto
una riduzione del 15% al 70% nei parametri della secrezione
di GH negli uomini e donne oltre i 60 anni (15, 16). Nel 1990,
uno studio pubblicato nel New England Journal of Medicine
(Rudman et al, 1990), mise a fuoco per la prima volta l'importanza
di questo ormone ad effetto anti-aging. Con l'avanzare dell'età,
vi è la ben nota diminuzione della massa magra corporea
e l'incremento della massa adiposa; ebbene, i risultati di
questo studio dimostrarono che la diminuita secrezione del
GH è responsabile in parte di tale modificazione della
composizione corporea, ed anche dell'assottigliamento della
cute che avviene in tarda età (17). Il GH, così,
è diventato uno degli ormoni più usati nelle
strategie dette anti-aging (18). Malgrado questi dati però,
non sono ancora chiari gli effetti potenziali del GH sulla
forza, la funzionalità, e la qualità di vita
nell'anziano.
Papadakis et al, 1996 (19), studiarono 52 uomini oltre i
69 anni: dopo 6 mesi di trattamento con GH, vi fu una diminuzione
della massa adiposa del 13,1% e un aumento della massa magra
del 4.3%. Queste modificazioni però, non migliorarono
la funzionalità della popolazione studiata. Il problema
sta probabilmente nel fatto che la sarcopenia nell'anziano
ha una eziologia multifattoriale, per cui un trattamento unidirezionale
non è sufficiente: è stato dimostrato comunque
che, addizionando gli ormoni sessuali al GH, si hanno effetti
benefici sull'apparato muscolo-scheletrico per una azione
sinergica; questo avviene solo negli uomini, non nelle donne.
(20)
Si dovrebbe allora trattare l'anziano con l'GH? A questa
domanda la risposta è per ora negativa, per gli effetti
collaterali osservati (rischio di cancro) (21). Occorrono,
comunque, futuri studi ben controllati di adeguata durata
per poter rispondere, tanto più che Perls, 2004 (22),
ha sollevato recentemente il problema della illegalità
dell'uso del GH in età avanzata quale ormone ad effetto
anti-aging, definendo "quackery" (ciarlataneria)
la somministrazione di una terapia così pericolosa
e non supportata da studi scientifici ben controllati.
Riassumendo, anche se il GH conduce a significative alterazioni
della composizione corporea nei pazienti adulti con deficit
di tale ormone, non ci sono dati che supportino per ora l'ipotesi
che il GH, nei soggetti che ne sono carenti, prolunghi la
sopravvivenza o riduca la morbilità. Gli studi dovrebbero
essere indirizzati verso la questione se il GH da solo o in
combinazione con altre strategie già stabilite (esercizio
fisico o miglior nutrizione), può servire come misura
preventiva contro il declino funzionale nelle popolazioni
geriatriche di pazienti fragili (18).
3) Deidroepiandrosterone (DHEA): questo ormone e il suo solfato
(DHEA-S) sono i più importanti steroidi sessuali prodotti
dalle ghiandole surrenaliche. Non essendoci stato però,
una chiara conoscenza fisiologica di tali ormoni fino a poco
tempo fa, si era molto speculato sul fatto che il trattamento
con DHEA-S fosse una panacea per una moltitudini di problemi
clinici (23). Poiché i livelli del DHEA diminuiscono
drammaticamente con l'invecchiamento e i bassi livelli di
DHEA correlano con le patologie associate all'età,
era stato ipotizzato che la età geriatrica potesse
rappresentare una condizione di deficit di DHEA. Infatti,
all'età di 80 anni la concentrazione sierica di testosterone
totale è di circa 75%, e la concentrazione di testosterone
libero e di circa 50% rispetto alle concentrazioni che si
hanno a 20 anni (24, 25).
Studi epidemiologici su anziani avevano mostrato che la mortalità
per tutte le cause e per la malattia cardiovascolare era più
elevata negli uomini con il più basso livello di DHEA-S,
non però, nelle donne (26). Inoltre, un altro studio
sui grandi anziani sani (90-106 anni), metteva in evidenza
l'associazione tra bassi livelli di DHEA-S e bassa attività
funzionale (27). Altri effetti benefici del DHEA-S erano stati
evidenziati per quanto riguarda, il diabete, l'obesità,
l'arteriosclerosi, l'infiammazione, l'osteoporosi, la demenza,
la cute, la sessualità, il well-being, con la prospettiva
di una miglior qualità di vita sopprimendo la progressione
delle patologie età- correlate (8). In aggiunta, aumentando
la concentrazione sierica di testosterone negli uomini anziani
sani fino a quella degli uomini giovani, si ha una modificazione
della composizione corporea (incremento della massa magra
e un decremento della massa adiposa), principalmente agli
arti superiori ed inferiori (20).
Tali dati avevano condotto l'ormone in causa ad essere considerato
un farmaco anti-aging. Risultato? In USA (ma non in molti
paesi dell'Europa compresa l'Italia), è considerato
un integratore alimentare ed è largamente auto-somministrato
in quanto non necessita di prescrizione medica (23), benché
un sempre più elevato numero di studi negli uomini
e donne anziane, non supporti più il mito del DHEA
quale "fontana della giovinezza". Non solo non lo
è, ma secondo alcuni autori esso aumenterebbe il rischio
di neoplasie ormoni sessuali - dipendenti, come ad esempio
il cancro della mammella nelle donne obese in fase post-menopausa
(28). In aggiunta, pur essendoci una positiva modificazione
della composizione corporea, non vi è stato un aumento
della forza muscolare negli anziani sottoposti a trattamento
con questo ormone (20).
Riassumendo, il DHEA potrebbe avere effetti salutari su alcune
morbilità nell'anziano; comunque, negli studi placebo-controllati,
effetti di chiari benefici del DHEA sono stati dimostrati
solo in modo scarso ed insufficiente. Gli effetti più
desiderabili tuttavia, sembrano essere sulla composizione
corporea, ma per ora pare essere ancora lontana la data in
cui il DHEA verrà considerato un ormone anti-aging
a tutti gli effetti.
CONCLUSIONI
L'invecchiamento è senza dubbio un processo complicato:
come succede per gli altri sistemi, il sistema ormonale si
modifica con l'avanzare dell'età. Le modificazioni
in ambito ormonale non seguono però una linea unidirezionale:
alcuni ormoni diminuiscono, altri aumentano, altri ancora
rimangono stabili. Alla luce del presente articolo, l'unica
conclusione a cui possiamo arrivare è che, per ora,
siamo ancora lontani da poter definire i sopracitati ormoni,
gli ormoni della giovinezza! D'altro canto non è stato
ancora provato che un intervento, inclusi farmaci ed ormoni,
possa rallentare o addirittura regredire l'invecchiamento.
Le promesse che vengono fatte sono, perciò, inaffidabili.
Innanzitutto, prima di sottoporre un anziano al trattamento
anti-aging con questi ormoni, bisogna tenere in mente che
in Internet, è diffusa una sempre più pericolosa
ciarlataneria riguardo a tali presunti trattamenti, soprattutto
di origine ormonale, che farebbero pensare ai "trucchi"
del commercio! (22). Si deve considerare inoltre, che i pazienti
hanno delle false spettanze da tali terapie. Perfino il termine
stesso "anti-aging" potrebbe essere messo in discussione
(29). "Aging without becoming old" è pura
fantasia! L'utopia che si crea agli anziani mediante tali
trattamenti è quella dell'eterna giovinezza; non bisogna
dimenticare poi, che il medico il quale somministra tali terapie,
potrebbe andare incontro a problemi legali (29). D'altro canto
i baby boomers, cioè i soggetti nati subito dopo la
II° Guerra Mondiale e che man mano diventeranno vecchi
nei prossimi anni, cercheranno in tutti i modi di provare
qualsiasi cosa, scientificamente provata o meno per allungare
la longevità. Come dovremmo allora comportarci? Occorre
avere il buon senso ed aspettare ulteriori studi che confermino
o che neghino l'effetto anti-aging della melatonina, del GH
e del DHEA. Se nel futuro raggiungeremo una longevità
senza malattie croniche mediante questi trattamenti, allora
potremmo dire di aver vinto la grande sfida di questo millennio
appena iniziato: quella di
non invecchiare! La medicina
convenzionale non può più ignorare questo difficile
e alquanto nuovo mondo dell'anti-aging.
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Dott.ssa Emine Meral Inelmen
Ricercatore presso la Cattedra di Geriatria
Università degli Studi di Padova
Email: eminemeral.inelmen@unipd.it
Telefono: 049/8212170
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