di Giorgio Valenti
Direttore della Scuola di Specializzazione in Geriatria
e della Scuola di Specializzazione in Endocrinologia e Malattie
del Ricambio
Università degli Studi di Parma
Ospedale G.Stuard, via Don Bosco 2, 43100 Parma
da la "Medicina Biologica" 2004/4
Riassunto
Nel complesso meccanismo patogenetico dell'invecchiamento
un ruolo particolare sembra giocato dalle alterazioni età
correlate dei meccanismi di integrazione. Tra questi merita
attenzione il comportamento delle secrezioni ormonali che
subiscono modificazioni sia di carattere quantitativo che
qualitativo. I sistemi neuroendocrini più coinvolti
sono quelli preposti alle secrezioni ormonali dell'ovaio (estradiolo),
del testicolo (testosterone), del surrene (DHEA e cortisolo)
e della ghiandola ipofisaria (GH). In questo contributo vengono
analizzati i meccanismi patogenetici che sono alla base di
queste modificazioni e ne vengono descritte le ricadute cliniche
più significative. L'ipotesi delle terapie di sostituzione
come logica affascinante conseguenza di queste premesse viene
frenata dalla carenza di studi di intervento appropriati.
Parole chiave: invecchiamento, estradiolo, testosterone, DHEA,
cortisolo, GH
Summary
Aging phenomena might be seen as a function of the breakdown
of the integrative mechanisms like endocrine secretions more
than of the primary impairment in the individual cells. The
most important neuroendocrine systems involved in such hypothesis
are represented by ovary and testis for estradiol and testosterone,
by corticoadrenal gland for DHEA and cortisol and by pituitary
for GH. In the present paper the mechanisms by which such
age related endocrine modifications develop are described
along with the most significant clinical findings promoted.
As for the possibility of hormonal supplementation in order
to antagonize aging phenomena so far too many questions on
this topic still remain unanswered
Key words: aging,estradiol, testosterone,DHEA, cortisol, GH
A differenza di quanto succede negli organismi unicellulari,
nell'animale e nell'uomo esistono diversi livelli organizzativi.
Un primo livello è esclusivamente di tipo cellulare
e si esprime sotto il controllo genomico di ogni singola cellula.
Un secondo livello organizzativo si realizza invece attraverso
l'attivazione di sistemi integrativi capaci di collegare cellule
a distanza quali il sistema immunitario ed il sistema endocrino.
Volendo focalizzare l'attenzione sul ruolo delle ghiandole
endocrine va in primo luogo considerato che la secrezione
ormonale da un lato può rendersi responsabile di effetti
indirizzati sulla stessa cellula di produzione (meccanismo
autocrino e intracrino) o sulle cellule contigue (meccanismo
paracrino), ma dall'altro, trascinata nel circolo ematico,
può interagire con recettori lontani modulando le funzioni
cellulari a distanza (classico meccanismo endocrino). Ciò
premesso va ricordato che vi è una corrente di pensiero
che tende a individuare esclusivamente nelle alterazioni del
primo livello organizzativo le cause dell'invecchiamento ignorando
completamente gli altri. Secondo questa interpretazione teoretica
in ciascuna cellula il genoma contiene le informazioni per
un invecchiamento programmato; sono poi gli agenti ambientali
interni ed esterni che possano direttamente interagire su
questo percorso accelerando la comparsa dei fenomeni regressivi.
Tuttavia da qualche tempo crescente interesse è stato
dedicato alla ipotesi che sottolinea il ruolo della compromissione
età correlata dei meccanismi di integrazione quale
appunto quello endocrino. E' mia personale opinione che questi
due approcci interpretativi che chiamano in causa i due livelli
organizzativi possano coesistere in una visione unificata.
I fenomeni dell'invecchiamento infatti in gran parte potrebbero
essere promossi dalle modificazioni quali-quantitative delle
secrezioni ormonali propri dei diversi sistemi neuroendocrini
nell'ottica del secondo livello organizzativo. Tuttavia a
loro volta queste modificazioni possono essere viste come
espressione di un primitivo danneggiamento delle cosiddette
"command cells" dei diversi sistemi neuroendocrini
nel quadro di deterioramento cellulare tipico del primo livello
organizzativo.
Volendo passare in rassegna queste modificazioni endocrine
dobbiamo innanzitutto suddividerle in due grossi capitoli:
quelle di carattere quantitativo e quelle di carattere qualitativo.
1) Modificazioni di carattere quantitativo
Le modificazioni di carattere quantitativo si identificano
nel riscontro della compromissione più o meno marcata
della funzione endocrina delle gonadi maschile e femminile,
del surrene e di alcuni particolari settori della ghiandola
ipofisaria, E' proprio alla progressiva diminuzione età
correlata di queste secrezioni ormonali che è riconducibile
almeno in parte la compromissione di molteplici funzioni dell'organismo
Questa è sicuramente una veste scientificamente più
appropriata per rivestire concetti che hanno radici lontane
nella storia della medicina. Basta ricordare a mò di
esempio il contenuto di un breve trattato "de aqua ardente"
di Michele Savonarola, medico personale di Lionello d'Este
marchese di Ferrara scritto nel XV secolo. In esso si sosteneva
che ogni fenomeno umano (pietre, piante, esseri viventi incluso
l'umano) deriva dalla composizione di quattro elementi: acqua,
terra, aria e fuoco, quattro elementi che richiamano quelli
proposti dalla più antica teoria galenica definiti
flemma, sangue, bile nera e bile gialla. Orbene questi quattro
elementi secondo l'impostazione del Savonarola, erano tenuti
assieme da una quinta "essenza" , un elemento che
deriva dall'interazione dei corpi celesti (forze soprannaturali)
con elementi propri della natura umana. Tradotta in pratica
quest'essenza in una sua proposta farmacologica poteva essere
il distillato del succo d'uva (componente naturale) maturata
per effetto del calore del sole (componente soprannaturale).
E' così che il Savonarola identificava in questa essenza
un miracoloso brandy capace di prolungare la durata della
vita, un effetto che si esprimeva con un classico meccanismo
di aiuto alla integrazione delle componenti elementari della
natura umana. In altri termini fin da allora si può
dire che emergeva l'esigenza di individuare nell'organismo
umano un fattore capace di un ruolo integrativo tra le sue
diverse componenti anatomiche e funzionali. Penso che le secrezioni
ormonali della medicina attuale potrebbero compiutamente sostituire
la quinta essenza suggerita con lungimirante anticipazione
nel trattato del Savonarola.
a) Una prima componente endocrina con cui dobbiamo confrontarci
è rappresentata dal sistema cellulare ovarico preposto
alla secrezione di estradiolo. Nel sesso femminile dal momento
della menopausa si assiste ad un drammatico annullamento dell'effetto
estrogenico figlio di diverse cause: deterioramento del sistema
neurotrassmettitoriale, diminuzione del numero delle cellule
ipotalamiche capaci di produrre il GnRH , diminuzione della
popolazione cellulare gonadotropo-secernente ipofisaria, per
finire con una progressiva scomparsa a livello ovarico dei
follicoli capaci di un processo maturativo. Il discorso non
è completo se non si inserisce nell'ecomomia generale
di questo sistema il riscontro di una progressiva ridotta
disponibilità dei molteplici recettori della periferia
tissutale.(fig 1)
A questo modificato clima steroideo si collega almeno in
parte la patogenesi di molti segni classici dell'invecchiamento.
La progressione della malattia aterosclerotica per il venir
meno di un favorevole controllo sul metabolismo delle lipoproteine
ma anche di un effetto positivo sulla componente connettivale
e muscolare dei vasi; una complessa sintomatologia neurovegetativa
con vampate e sudorazioni specie nelle ore notturne; l'impoverimento
della densità minerale ossea partendo dalla osteopenia
fino alla osteoporosi conclamata che insieme alla riduzione
della massa e della forza muscolare sono riconducibili alla
perdita progressiva dell'effetto anabolico sulla sintesi proteica;
il deterioramento delle funzioni corticali superiori sia per
quanto concerne gli aspetti della cognitività e della
affettività considerato che gli estrogeni sono capaci
oltre che di un effetto di tipo genomico cosiddetto organizzativo
sulle cellule nervose anche di un effetto non genomico attivazionale
che si esprime con la capacità di modulare molti percorsi
neurotrasmettitoriali.
b) Un discorso parallelo è proponibile per la secrezione
di testosterone dalle cellule di Leydig del testicolo nel
sesso maschile. Il fenomeno del deficit secretivo si ripete
anche se con maggior gradualità nel tempo e in modo
molto differenziato da soggetto a soggetto. Tale fenomeno
pure risente di una componente patogenetica multifattoriale
che coinvolge, come per il sesso femminile, la componente
del sistema nervoso centrale, quella diencefalica,quella ipofisaria
e quella gonadica. A queste non va disgiunta una importante
componente periferica per un aumento progressivo della concentrazione
di SHBG e conseguente riduzione della quota di testosterone
libero, una diminuzione della 5-alfa-reduttasi con diminuzione
della formazione di diidrotestosterone ed un aumento della
aromatasi cui si associa una attivazione del processo di bioconversione
del testosterone in estrogeni. (fig 2)
Studi oservazionali accurati hanno portato a collegare almeno
in parte questo deficit secretivo con una serie complessa
di sintomi classici dell'invecchiamento maschile. La sarcopenia
e la riduzione della forza muscolare che insieme alla osteopenia
sono provocate dal venir meno della capacità anabolica
di questo steroide; la anemizzazione per la ridotta stimolazione
eritropoietica nel midollo osseo; la diminuzione della componente
ideoaffettiva della sessualità che insieme alle compromissioni
di cognitività e affettività progredisce per
il venir meno dell'effetto neuromodulatorio del testosterone
su molteplici processi di neurotrasmissione sovrapponibile
nel suo meccanismo di azione a quello degli estrogeni.
c) La corteccia del surrene in ambo i sessi è pure
coinvolta in questo processo. In particolare è la progressiva
diminuzione della secrezione di DHEA che già comincia
dalla quinta decade che sembra giocare un ruolo determinante.Alle
spalle di questo fenomeno stanno diverse componenti patogenetiche
che coinvolgono nella sua globalità l'intero sistema
neuroendocrino. Come al solito partecipano lo squilibrio dei
sistemi neurotrasmettitoriali, la compromissione ipotalamica,
il deficit primitivo della ipofisi per quanto concerne la
capacità di produrre una tropina specifica per la ghiandola
surrenale e la stessa corteccia del surrene nella sua componente
reticolare ove in maniera età correlata si assite ad
una progressiva incapacità a produrre gli enzimi specifici
per la steroidosintesi del DHEA.(fig 3)
A questa specifica modificazione ormonale si ricollega la
patogenesi di un caratteristico quadro sindromico. Esso è
caratterizzato in primo luogo da modificazioni della composizione
corporea per la diminuizione della massa magra ed un aumento
di quella grassa, la riduzione della densità minerale
ossea dell'apparato scheletrico, una spinta alla progressione
della malattia aterosclerotica per il venir meno di effetti
protettivi sulla parete del vaso e sul metabolismo delle lipoproteine,
un difetto progressivo delle capacità di immunocompetenza,
una riduzione della tolleranza glucidica per l'incremento
della resistenza insulinica e infine una variabile compromissione
delle funzioni corticali superiori con un effetto spiccato
sulla componente del "well being".
d) Da ultimo ma non ultimo per importanza viene il ruolo
del sistema GH-IGF. In ambo i sessi anche questo sistema neuroendocrino
subisce un deterioramento progressivo. Nella sua complessa
patogenesi sono coinvolti meccanismi centrali (diminuizione
di dopamina, norepinefrina, acetilcolina), meccanismi ipotalamici
per una ridotta produzione di GHRH e un aumento della disponibilità
di somatostatina e infine meccanismi primariamente ipofisari
per una progressiva diluita efficienza delle cellule GH secernenti.
Non va dimenticata infine la compromissione degli effettori
epatici cui si collega una ridotta produzione di somatomedine.(fig
4)
Il quadro clinico che ne consegue ancora una volta si caratterizza
per una spinta alle modificazioni della composizione corporea
ove alla sarcopenia e osteopenia si affianca un progressivo
incremento della massa grassa. Altre ricadute cliniche importanti
sono la progressione della aterogenesi per il venir meno degli
effetti di parete, la miocardiopatia per la perdita dell'effetto
trofico anabolico sulla miocellula cardiaca, la compromissione
dell'immunocompetenza e in parte anche il deterioramento di
alcune funzioni comportamentali conseguente a processi di
neuromodulazione sui neurotrasmettitori cerebrali.
2)Modificazioni di carattere qualitativo
Accanto a queste modificazioni di carattere quantitativo si
associano quelle che interessano in modo specifico la qualità
delle secrezioni ormonali. E' noto infatti che l'omeostasi
di molti parametri metabolici è figlia di una equilibrata
convergenza di effetti ormonali di segno opposto. E' così
che, ad esempio, la concentrazione ottimale del glucosio nel
sangue matura per effetto di una equilibrata sinergia fra
ormoni ipoglicemizzanti (insulina) e ormoni iperglicemizzanti
(glucacone, adrenalina, GH, cortisolo, tiroxina). E' così
ancora che la omeostasi calcica prende corpo per una equilibrata
combinazioni di ormoni ipercalcemizzanti (paratormone) e ormoni
ipocalcemizzanti (calcitonina). Un ulteriore esempio significativo
è rappresentato dal trofismo e dalla funzione del tessuto
scheletrico e di quello muscolare frutto di una equilibrata
convergenza di spinte anaboliche (testosterone, estradiolo,
DHEA, GH) e spinte cataboliche (cortisolo). Col passare degli
anni questo equilibrio di forze contrapposte subisce un progressivo
deterioramento per il prevalere dell'una sull'altra componente,
con possibili ricadute negative sul processo di invecchiamento
già avviato per altre concause.
Anche in questo caso la scienza ha dato una veste nuova a
contenuti concettuali la cui proposta si perde nella notte
dei tempi della storia della medicina. Mi riferisco al concetto
dell'unità di due forze contrapposte che nella medicina
antica orientale cinese dominava molti aspetti dello scibile.
Tutto in natura (componente animata ed inanimata) usciva dalla
combinazione di due energie contrapposte,Yang e Yin, tra loro
interdipendenti, con legami di interscambio in costante cambiamento
e con possibilità di trasformazione dell'una nell'altra.
Questa teoria Yin/Yang applicata alla medicina, portava a
vedere il corpo umano come un intero unificato di forze contrapposte
Un loro equilibrio dinamico si identificava con lo stato di
salute ed in alternativa il loro squilibrio in una condizione
di malattia. Su queste premesse il concetto di salute in campo
endocrinologico può identificarsi pertanto in quello
di una equilibrata convergenza di diverse spinte ormonali
tra loro di segno opposto ma centrate sugli stessi bersagli
cellulari; lo squilibrio ormonale pertanto sarà identificabile
nel concetto di malattia. Anche l'invecchiamento pertanto
può prendere progressivamente corpo almeno in parte
per effetto di una alterazione qualitativa delle secrezioni
ormonali. E' classico a tale proposito l'esempio degli ormoni
della corteccia surrenale che si caratterizza come si è
detto per una progressiva caduta della secrezione di DHEA
espressione emblematica delle spinte anaboliche , ma nel contempo
per un incremento della secrezione di cortisolo che impersona
la progressione delle spinte cataboliche. E' ben documentato
infatti che il feedback negativo legato all'aumento della
concentrazione di cortisolo ematico perde col passare degli
anni la sua efficienza per una diminuzione del numero dei
recettori ippocampali e per una perdita della loro sensibilità;
ne consegue un aumento del CRH ipotalamico e a seguire un
aumento dell'ACTH e del cortisolo. La semeiologia laboratoristica
non sempre si caratterizza con i livelli basali aumentati
ma costantemente con variazioni della fluttuazione circadiana
(livelli di cortisolo nelle ore notturne più alti nell'età
avanzata rispetto all'età adulta) e ridotta efficienza
del cortisolo esogeno nel test di soppressione. E' facilmente
intuibile che il quadro clinico descritto per effetto della
caduta del DHEA viene esasperato, poiché sugli stessi
bersagli gli effetti della caduta del DHEA sono identici a
quelli promossi dall'aumento del cortisolo.
Infine non va dimenticato che nel capitolo delle modificazioni
di carattere qualitativo potremmo inserire anche la alterazione
dei bioritmi secretivi, tipici di alcune secrezioni ormonali
come cortisolo, testosterone e melatonina, per le quali sono
documentate caratteristiche fluttuazioni circadiane. L'attenuazione
o la perdita di questi profili secretivi che accompagna inesorabilmente
l'invecchiamento sia nell'uomo che nella donna, non può
non avere ricadute negative sullo stato di salute, ricadute
che ancora debbono essere accuratamente analizzate.
Considerazioni conclusive
Sulla base di queste premesse, molto schematicamente si potrebbe
concludere che la componente genetica e la componente ambientale
(interna ed esterna) giocano un ruolo determinante sul maturare
dei processi di invecchiamento dal momento del concepimento
fino alle fasi terminali della vita dell'uomo. Inserito in
questo background il sistema endocrino va incontro ad un progressivo
deterioramento anatomico e funzionale che a sua volta si rende
responsabile di importanti ricadute negative su un percorso
già in atto e partito da lontano. Ne deriva quindi
che le modificazioni del sistema endocrino giocano un ruolo
classicamente complementare e non alternativo ad altre componenti
già abbondantemente consolidate.(fig 5)
E' chiaro che questo arricchimento delle conoscenze patogenetiche
nel fenomeno dell'invecchiamento lascia logicamente aperte
affascinanti prospettive di trattamento sostitutivo al fine
di prevenire o quanto meno ritardare molti fenomeni di senescenza.
Ne ricordiamo una a mò di esempio perché richiama
la maggior parte delle considerazioni appena effettuate. L'esempio
è quello del DHEA la cui somministrazione porta a correggere
le modificazione sia quantitative che qualitative di cui si
è parlato. Il DHEA esogeno somministrato al mattino
avrebbe la capacità di restituire le concentrazioni
ottimali dell'ormone, di inibire per un feedback negativo
ipotalamo-ipofisario la secrezione esuberante di cortisolo
e di recuperare una fluttuazione circadiana ormai perduta.
Prima tuttavia di lasciarci trascinare con eccessivo entusiasmo
all'impiego di queste proposte terapeutiche innovative ci
corre l'obbligo di fare alcune importanti considerazioni.
Molte modificazioni ormonali che accompagnano il processo
di invecchiamento possono anche essere viste in chiave positiva
come fenomeni teleologicamente utili in una visione globale
e prospettica del problema. E' così che la carenza
di estrogeni potrebbe essere vista come un meccanismo di protezione
nei confronti delle proliferazioni displastiche endometriali
e mammarie, la carenza di testosterone come meccanismo protettivo
nei confronti delle displasie prostatiche e infine la carenza
di GH come intervento di profilassi nei confronti della malattia
diabetica, delle osteoartropatie, della ipertensione arteriosa
e secondo alcuni anche della stessa patologia tumorale. Infine
non si può dimenticare che tante domande purtroppo
restano ancora senza risposta. Su quale base una persona anziana
deve essere definita in carenza ormonale? Quale la strategia
clinica e laboratoristica per giungere a questa definizione?
Quale è il rapporto rischio/beneficio per ciascun trattamento
sostitutivo? Quali sono le proposte farmacologiche più
adatte? Quando iniziare il trattamento e per quanto tempo
prolungarlo?
E' per questo motivo che appropriati studi di intervento randomizzati
e controllati protratti nel lungo termine si rendono necessari
per arricchire un settore della medicina sperimentale purtroppo
ancora troppo carente.
LEGENDA
1) Con le frecce rosse nello schema sono evidenziati i punti
in cui si realizza un deficit primitivo nel contesto del globale
sistema neuroendocrino preposto alla secrezione di estradiolo
nell'ovaio che svanisce completamente dopo la menopausa
2) Con le frecce rosse nello schema sono evidenziati i punti
in cui si realizza un deficit primitivo nel contesto del globale
sistema neuroendocrino preposto alla secrezione di testosterone
che subisce una lenta e progressiva diminuzione in corso di
invecchiamento
3) Con le frecce rosse nello schema sono evidenziati i punti
di un deficit primitivo nel contesto del globale sistema neuroendocrino
preposto alla secrezione di DHEA che subisce una progressiva
diminuzione in corso di invecchiamento
4) Con le frecce rosse nello schema sono evidenziati punti
in cui si realizza un deficit primitivo nel contesto del globale
sistema neuroendocrino preposto alla secrezione di GH che
subisce un deterioramento progressivo in corso di invecchiamento.
5) Lo schema sottolinea il ruolo complementare e non alternativo
delle modificazioni endocrine nel meccanismo patogenetico
dei fenomeni di invecchiamento
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