di Enzo Grossi
Direzione medica Bracco SpA, Milano
enzo.grossi@bracco.com
L'effetto a sorpresa degli scioperi medici
La medicina è utile o dannosa ? Considerate quanto
segue.
Durante lo sciopero dei medici in California nel 1976, il
tasso di mortalità declinò sensibilmente(http://www.trinity.edu/
~mkearl/deathmed.html).A Los Angeles ad esempio, il tasso
di mortalità settimanale declinò da 19.8 a 16,2
morti per 100.000 durante lo sciopero e risalì a 20,4
dopo la sua conclusione. La riduzione del tasso di mortalità
durante lo sciopero fu del 18%.
In Israele nel 1973, i medici ridussero i loro contatti giornalieri
con i pazienti da 65.000 a 7.000 in uno sciopero che durò
un mese. Secondo la Società Onoranze Funebri di Gerusalemme,
il tasso di mortalità degli israeliani cadde in quel
mese del 50% (http://www.soveriegn.freeservers.com/physicia.htm).
Non c'era stata una così profonda decrescita in mortalità
dopo l'ultimo sciopero dei dottori 20 anni prima!
Semplici coincidenze ? Nel 1976, a Bogotà in Colombia,
uno sciopero dei medici continuò per 52 giorni e il
tasso di mortalità cadde del 35% (http://yarchive.net/med/doctor_strikes.html).
Ho iniziato questo quarto editoriale della piccola serie
che il Prof. Cristianini e il suo staff hanno così
gentilmente promosso e sostenuto con una chiara provocazione.
Anche se i dati citati sono reali, ovviamente non sto tentando
di sostenere la tesi che la medicina sia dannosa, dal momento
che vi possono essere spiegazioni semplici di questi apparenti
paradossi. Il mio intento è semplicemente di far nascere
il sospetto che la medicina possa essere una area privilegiata
di espressione della umana predisposizione all'errore e da
questo prendere lo spunto per riflettere su come la computer
science possa essere di grandissimo aiuto.
La parola alle statistiche
Nel 2000, in USA, una Task-force presidenziale etichettò
gli errori medici come un "problema nazionale di proporzioni
epidemiche". I membri del comitato stimarono che "il
costo associato con questi errori in perdita di reddito, invalidità,
e costi sanitari ammonta a 29 miliardi di dollari annualmente"
(http://www.iatrogenic.org/index.html).
Lo stesso anno l'Istitute of Medicine diffuse uno storico
rapporto: "Errare è umano: costruire un sistema
sanitario più sicuro" (1). Gli autori del rapporto
conclusero che da 44.000 a 98.000 persone muoiano ogni anno
come risultato di errori durante la degenza. Essi precisano
che "anche se si usa la stima più bassa, le morti
dovute a errori medici superano il numero di quelle attribuibili
alla causa di morte all'ottavo posto in ordine d'importanza."
Come notano gli autori, i dati degli ospedali "offrono
solo una stima molto modesta della dimensione del problema,
poiché i pazienti ospedalieri rappresentano solo una
piccola porzione della popolazione totale a rischio e i costi
ospedalieri diretti sono solo una frazione dei costi totali".
La tabella 1 riporta un compendio di errori frequenti in
medicina
Tipi di Errore
Diagnostica
Errore o ritardo nella diagnosi
Mancato impiego degli esami appropriati
Uso di esami o terapie obsoleti
Mancata reazione ai risultati del monitoraggio e degli
esami
Trattamento
Errore nell'esecuzione di un'operazione, procedura o
esame
Errore nella somministrazione del trattamento
Errore nella dose o nel metodo d'uso di un farmaco
Ritardo evitabile nel trattamento o nella risposta ad
un esame anormale
Cura inappropriata (non indicata)
Prevenzione
Mancata somministrazione di un trattamento profilattico
Inadeguata sorveglianza o proseguimento del trattamento
Altri
Mancanza di comunicazione
Guasto di apparecchiature
Malfunzionamento di altri sistemi
Fonte: Leape, Lucian; Lawters,
Ann G.; Brennan, Troyen A.; at al. Preventing Medical
Injury. Qual Rev Bull. 19(5): 1144-149, 1993
|
Più recentemente un altro studio delle cartelle ospedaliere
di 37 milioni di pazienti ha trovato che una media di 195.000
persone sono morte negli Stati Uniti in ciascuno degli anni
2000, 2001 e 2002 a causa di errori medici potenzialmente
prevenibili verificatisi in ospedale.
Si tratta dello studio HealthGrades, sulla "Sicurezza
dei Pazienti negli Ospedali Americani", che è
stato il primo a considerare la mortalità e l'impatto
economico delle lesioni e degli errori medici avvenuti in
tutta la nazione dal 2000 al 2002, durante soggiorni ospedalieri
sotto il programma Medicare. Questo studio ha convalidato
le conclusioni del rapporto dell'Istitute of Medicine (IOM)
nel 1999, già citato, che aveva trovato che gli errori
medici causavano fino a 98.000 morti annualmente e doveva
essere considerata un'epidemia nazionale.
Lo studio HealthGrades trova addirittura quasi il doppio
per il numero di morti da errori medici trovato nel già
citato rapporto IOM, con un costo associato di più
di 6 miliardi di dollari per anno.
HealthGrades ha esaminato 20 indicatori della sicurezza dei
pazienti definiti da AHRQ (Agency for Healthcare Research
and Quality) - dalle piaghe da decubito alle infezioni postoperatorie
- ne ha considerati 16, tralasciando quattro tipi di casi
ostetrici non rappresentati nei dati Medicare usati nello
studio. La mortalità associata con due di questi 16,
fallimento nel soccorso e morte in ricoveri ospedalieri a
basso rischio, davano conto della maggioranza delle morti
che erano associate con questi casi di mancata sicurezza dei
pazienti.
Fra ciò che è stato accertato nello studio HealthGrades
sulla sicurezza dei pazienti negli ospedali americani ci sono
i seguenti fatti:
- Circa 1,14 milioni di "inconvenienti per la sicurezza"
sono avvenuti tra i 37 milioni di ospedalizzazioni nella
popolazione soggetta a Medicare nell'intervallo di anni
2000-2002
- Del totale di 323.993 morti tra i pazienti Medicare, che
in quegli anni hanno subito uno o più inconvenienti
per la sicurezza del paziente (?), 263.864, ossia l'81%,
erano direttamente attribuibili all'incidente o incidenti
avuti
- E' morto un paziente Medicare su quattro, tra quelli che
avevano avuto un evento dannoso ed erano stati ricoverati
dal 2000 al 2002
- I 16 tipi di inconvenienti hanno comportato 8,54 miliardi
di dollari nel costo-pazienti per il sistema Medicare nell'arco
dei tre anni studiati. Estrapolando agli interi Stati Uniti,
19 miliardi di dollari sono stati spesi e più di
575.000 morti evitabili sono avvenute tra il 2000 e il 2002.
- I problemi responsabili delle più alte incidenze
per 1000 ospedalizzazioni erano il mancato soccorso tempestivo,
la comparsa di ulcere da decubito e le infezioni postoperatorie,
che insieme totalizzavano quasi il 60% di tutti i casi riportati.
Lo Studio completo, inclusa la lista degli indicatori AHRQ
per la sicurezza dei pazienti, può essere trovato
sul sito http://www.healthgrades.com.
Da questi numeri appare chiaro che l'errore umano in medicina
esiste veramente ed è anche un problema molto profondo.
Qui di seguito sono riportate alcune citazioni bibliografiche
pertinenti alla letteratura medica riguardante gli errori
medici.
Le cause di errore: ambientali, psicologiche, fisiologiche,
comportamentali
Manuel de Carvalho (2) ha di recente passato in rassegna e
discusso gli errori medici in bambini ospedalizzati, mettendo
in rilievo la loro incidenza, i fattori predisponenti e i
meccanismi di prevenzione. Benché la maggior parte
degli errori medici non venga segnalata, è importante
accorgersi che la loro incidenza è superiore a quanto
si presume. Nelle unità di terapia intensiva neonatale
e pediatrica, dove la complessità e la frequenza delle
procedure tecniche sono elevate, gli errori medici sono frequenti.
Gli errori medici avvengono nel 15% di tutti i ricoveri ad
un'unità di terapia intensiva neonatale. La maggior
parte di questi errori si verifica durante i turni di notte
e include la somministrazione scorretta di farmaci (35%) ed
errori che riguardano l'interpretazione delle prescrizioni
mediche (26%). Fattori ambientali (rumore, calore), fattori
psicologici (ansietà, stress) e fattori fisiologici
(fatica, mancanza di sonno) contribuiscono al verificarsi
degli errori. D'altra parte uno studio recente ha documentato
che dopo aver lavorato 24 ore senza dormire, la capacità
di un operatore sanitario è simile a quella di una
persona legalmente ubriaca (livello di alcol nel siero >
0,08%) (3).
Altri esempi si derivano dal campo neurologico in cui due
studi hanno mostrato che il presentarsi iniziale di un aneurisma
intracranico può essere "mancato" nella normale
pratica clinica ed un terzo studio ha dimostrato che crisi
non epilettiche, erroneamente diagnosticate come manifestazioni
di epilessia, rappresentano un problema significativo. Il
primo di questi tre studi è un registro di pazienti
consecutivi con aneurismi cerebrali sintomatici, trattati
da quattro servizi di neurochirurgia durante un periodo di
19 mesi dal 2000 al 2001 (4). Cinquantaquattro pazienti su
217 (25%) hanno avuto una diagnosi erronea al momento della
loro valutazione medica iniziale, inclusi 46 pazienti su 121
(38%) inizialmente in buone condizioni cliniche (grado clinico
1 o 2). Quarantasei dei 54 pazienti (85%) nel gruppo dei mal
diagnosticati erano di grado 1 o 2 confrontati con 75 di 163
pazienti (46%) con una corretta diagnosi iniziale (P<0.01).
La maggior parte dei pazienti avevano in atto sintomi che
meritavano di essere valutati. Ventisei dei 54 pazienti mal
diagnosticati (48%) ebbero dei peggioramenti o ebbero un altra
emorragia prima di iniziare il trattamento definitivo per
l'aneurisma, confrontati con 4 dei 165 pazienti diagnosticati
correttamente (2%) (P<0,01). Tra i pazienti che inizialmente
presentavano uno stadio clinico 1 o 2, la riuscita globale
"buona" o "eccellente" fu ottenuta nel
91% di quelli con una corretta diagnosi iniziale e nel 53%
dei pazienti che avevano ricevuto un diagnosi iniziale erronea
(P<0,01). Il peggioramento prima della diagnosi corretta
dava conto dell'esito finale "cattivo" o "peggiore"
per 16 (24%) dei 67 pazienti in questa serie. Le conclusioni
raggiunte dagli autori erano che i pazienti in condizioni
cliniche buone, con aneurismi cerebrali sintomatici, erano
comunemente mal diagnosticati. I pazienti mal diagnosticati
peggioravano più facilmente di quanto facessero i pazienti
con diagnosi corretta ed avevano un esito globale "peggiore".
I casi mal diagnosticati davano conto di una significativa
frazione di esiti globali "cattivo" tra casi consecutivi
di aneurisma sintomatico.
Un altro studio simile ha confrontato il decorso clinico e
l'esito, rispetto alla correttezza diagnostica, al momento
della valutazione medica iniziale (5). Una rassegna retrospettiva
di 270 pazienti con aneurisma eseguita dagli autori nella
loro istituzione ha permesso di scoprire 40 pazienti (14,8%)
con un significativo ritardo nella diagnosi prima dell'inizio
del trattamento definitivo. Il ritardo dovuto ad errata diagnosi,
variava da 2 giorni ad alcuni mesi. In retrospettiva, il 58%
aveva al secondo ricovero una presentazione di stadio clinico
Hunt e Hess I.
Lo stadio clinico fu valutato come grado 0-I nella maggioranza
dei pazienti (65%), stadio II nel 20% e stadio III nel 12,5%.
Un paziente aveva stadio IV. Questi stadi sono significativamente
differenti dallo stadio iniziale al quale ciascun paziente,
per la prima volta, si era rivolto alle cure mediche. Un aneurisma
sottostante può avere una presentazione elusiva che
giustifica procedure diagnostiche ben definite. Gli autori
di questo studio indicano come un ritardo nella diagnosi di
un'emorragia subaracnoidea da aneurisma, che risulti in una
diagnosi di basso stadio clinico, possa influenzare significativamente
l'esito neurologico.Nel terzo studio gli autori hanno descritto
cinque casi rappresentativi e suggeriscono che una diagnosi
di epilessia dovrebbe essere basata su un'accurata storia
e analisi dell'evento clinico. Il clinico dovrebbe fare una
diagnosi di epilessia quando ci sono fatti positivi a supporto
e non sulla base di episodi parossistici mal caratterizzati
ed alcuni caratteristiche EEG non specifiche e di minore importanza
(6). Un trattamento efficace presuppone la corretta diagnosi
ed una diagnosi precoce appare correlata con una migliore
prognosi. Secondo gli autori il costo annuo di crisi non epilettiche
mal diagnosticate come epilettiche può essere stimato
tra $650.000.000 e $4.000.000.000. Un deciso impegno per stabilire
una precisa diagnosi degli "episodi" che non sono
chiaramente epilettici è indicato sia dal punto di
vista medico che economico.
Un altro campo interessante è rappresentato dalla sindrome
del colon irritabile il cui comune verificarsi sottolinea
l'importanza di una valutazione diagnostica accurata senza
affrontare spese non necessarie. Una diagnosi preliminare
può usualmente essere fatta con il criterio sintomatologico
di Manning (7) e con dati storici in pazienti senza segni
di malessere organico.
Una diagnosi sicura può spesso essere fatta con un
esame fisico e solo limitati studi di laboratorio e strutturali,
come una proctosigmoidoscopia ed un completo conteggio sanguigno.
Test che possono essere indicati per alcuni pazienti includono
l'esame fecale per i parassiti e il sangue occulto, l'esclusione
del lattosio dalla dieta, o un test di respirazione lattosio-idrogeno,
e un completo studio strutturale del colon. Altre analisi
sono indicate di caso in caso. La biopsia rettale e l'esame
addominale con ultrasuoni non sono necessari in pazienti con
solo sintomi tipici, e l'esame della motilità del colon
in genere non è utile. Dopo una diagnosi sicura, ulteriori
esami per i sintomi ricorrenti possono essere minimizzati.
La ricerca di fattori psicosociali, mentre non è necessaria
per una corretta diagnosi della sindrome del colon irritabile
è importante per pianificare ed eseguire efficacemente
il trattamento e può ridurre i costi medici.
La cattiva diagnosi può risultare in isterectomie
ed altri interventi chirurgici non necessari, e può
essere ridotta con una più stretta collaborazione tra
ginecologi e chirurghi generali nella valutazione dei pazienti
(8).
Nel campo gastrointestinale, al contrario di quanto ci si
potrebbe aspettare, la frequenza delle diagnosi erronee, con
conseguenti appendicectomie non necessarie, non è cambiata
con l'introduzione della tomografia computerizzata, dell'ultrasonografia
e della laparoscopia, né è decresciuta la frequenza
di perforazioni. Questi dati suggeriscono che ad un livello
di popolazione la diagnosi dell'appendicite non è migliorata
con la disponibilità di esami diagnostici avanzati
(9).
I possibili contributi della computer science e dell'intelligenza
artificiale per la riduzione degli errori medici.
Recentemente un libro bianco su Ridurre la Frequenza degli
Errori in Medicina Usando la Tecnologia dell'Informazione
è stato pubblicato sotto gli auspici dell'Associazione
Americana per l'Informazione Medica.
Questo documento descrive come si possa ridurre la frequenza
e le conseguenze degli errori nelle cure mediche con l'uso
della tecnologia dell'informazione nel somministrare le cure.
(10)
Le raccomandazioni generali che emergono da questo libro bianco
sono:
- mettere in pratica i supporti alle decisioni cliniche
con la dovuta prudenza;
- considerare le azioni conseguenti quando si progettano
sistemi;
- sottoporre a prova i sistemi per assicurarsi che essi
veramente colgano gli errori che danneggiano i pazienti;
- promuovere l'adozione di normative per i dati e i sistemi;
- sviluppare sistemi che comunicano l'un con l'altro:
- usare i sistemi in modi nuovi;
- rendere significative le strutture esistenti per la qualità.
Per migliorare le regolamentazioni e rimuovere i disincentivi
che possono esistere per i fornitori a trattare i supporti
alle decisioni cliniche le raccomandazioni specifiche sono:
- costruire sistemi di registrazione automatica degli ordini
ai fornitori, specialmente prescrizioni computerizzate,
adottare codici a barre per le medicazioni, il sangue, attrezzature
e pazienti;
- utilizzare moderni sistemi elettronici per comunicare
tempestivamente casi fondamentali di dati discrepanti, ad
esempio, valori di laboratorio decisamente anormali.
Le conclusioni stabiliscono che appropriati aumenti nell'uso
della tecnologia dell'informazione nella salute -specialmente
l'introduzione di supporti alle decisioni cliniche e migliori
connessioni nei sistemi e tra i sistemi, risultanti in semplificazioni
al processo - potrebbero risultare in un sostanziale miglioramento
nella sicurezza dei pazienti.
Nell'ambito dell'armamentario della informatica medica i Sistemi
Artificiali Adattivi di cui si è ampiamente fatto cenno
nei precedenti editoriali, vale a dire reti neurali artificiali
e algoritmi evolutivi, possono ridurre gli errori medici.
Essi migliorano ad esempio il tasso di accuratezza inferenziale,
combinando in modo efficiente dati medici di diversa natura
e provenienza.
Un fattore di primaria importanza nell'ottenere diagnosi
accurate è il riconoscimento delle complessità
della malattia umana. Molti disturbi diversi hanno sintomi
simili o sovrapposti. Alcune malattie si manifestano differentemente
in ciascuna persona. Alcuni pazienti mostrano pochi dei sintomi
classici, mentre altri mostrano sintomi normalmente non associati
con quella particolare malattia. Alcune disfunzioni mediche
trascinano una cascata di complicazioni, che rendono difficile
l'interpretazione dei sintomi.
I sistemi di diagnosi computerizzata sono già una
realtà in alcuni campi della medicina
Senza alcun dubbio il campo della medicina che ha ricevuto
il massimo contributo dall'introduzione dei Sistemi Adattivi
Artificiali è la radiologia.
Per capire perché, dobbiamo riflettere su una cosa:
l'imaging digitale non l'aveva chiesto nessuno,il radiologo
in prima battuta, ma come molte tecnologie innovative è
inevitabilmente arrivata a cambiare lo scenario di riferimento.
Avete mai visto un radiologo al lavoro, non tanto mentre
esegue un esame radiologico (dal momento che la maggior parte
degli esami sono effettuati dai tecnici di radiologia), ma
quando esegue il "referto"?
Sino a 20-25 anni fa il radiologo aveva a disposizione le
"lastre" ovvero foto in negativo dei più
disparati organi ed apparati che era possibile mettere in
evidenza con i mezzi tecnologici dell'epoca pre-digitale.
Disponeva queste lastre sull'apposito visore, chiamato romanticamente
"diafanoscopio" e osservava attentamente i dettagli
dell'immagine alla ricerca di tratti suggestivi e di segni
patognomonici di una certa malattia. Scriveva poi a mano il
referto che veniva ribattuto a macchina dalla segretaria.
La lastra veniva archiviata in polverosi armadi. Il lavoro
era stato eseguito. I ritmi erano abbastanza intensi ma nulla
faceva presagire cosa sarebbe successo nel giro di pochi anni
con l'avvento di un infernale armamentario tecnologico: la
mitica TAC.
Con la tomografia assiale computerizzata, cambia nettamente
il paradigma: il numero di immagini aumenta notevolmente.
Una TAC del torace può dare origine ad alcune decine
di immagini. È necessario selezionare quelle più
esemplificative, stamparle su film e assemblarle in una grande
lastra in cui è possibile vedere un certo numero di
fette. Il lavoro ovviamente diventa più complesso.
I tempi di refertazione per singola immagine si riducono,
dato che gli esami effettuati rimangono gli stessi ma le immagini
aumentano.
Nonostante l'introduzione del dittafono, che consente al
radiologo di non dover trascrivere a mano ma semplicemente
di leggere ad alta voce quello che desidera diventi il referto,
i ritmi di esecuzione si fanno sempre più nevrotici.
Anche il contesto clinico tuttavia comincia a cambiare. In
certi settori oncologici si scopre il valore della diagnosi
precoce attraverso i cosiddetti screening di popolazioni a
rischio potenziale, prima fra tutte le donne potenzialmente
affette da tumore mammario.
Nei primi centri di screening il radiologo effettua anche
30-40 referti ogni giorno. Dati i tassi di incidenza del cancro
mammario nella popolazione generale sottoposta a screening
(all'incirca 1:1000) è possibile che in un mese di
lavoro il radiologo non veda neanche un caso "positivo".
Dopo 999 casi negativi è anche possibile che l'unico
positivo gli possa sfuggire, semplicemente per stanchezza,
o abitudine alla negatività. È possibile anche
il contrario, vedere qualcosa che invece non c'è; e
qui il prezzo da pagare è l'ansia o il terrore nella
donna e una biopsia inutile.
Siamo arrivati agli anni novanta e progressivamente tutta
la radiologia diventa digitale. Il numero di immagini cresce
a dismisura, mentre i tempi di acquisizione si fanno sempre
più brevi. Il paziente ringrazia; in pochi secondi
può fare una TAC, in pochi minuti può fare la
risonanza o una PET. Il radiologo no. È letteralmente
sommerso dalle immagini.
Un post-processing di un esame complesso come la colonscopia
virtuale può richiedere anche un ora. Una mammografia
per risonanza con mezzo di contrasto, se vi sono alcune lesioni
sospette da segmentare a mano e caratterizzare, può
richiedere facilmente 45 minuti.
La visione delle immagini sullo schermo del computer è
più faticosa rispetto al diafanoscopio. Alcuni dettagli
possono sfuggire, altri aspetti notevoli, come un piccolo
nodulo di un millimetro, può non essere visto
sono i limiti dell'occhio umano. Con le dovute differenze
tecniche credo che ciascun specialista e ovviamente anche
il geriatra si possa riconoscere in questo cambio di scenario,
caratterizzato sostanzialmente da un vertiginoso incremento
della quantità di informazione potenzialmente messa
a disposizione su ogni singolo caso da studiare.
È in questo scenario che dobbiamo immaginare l'avvento
dei sistemi di rilevazione e diagnosi computerizzati (Computer
Aided Detection and Diagnosis, CAD). Essi funzionano come
un terzo occhio, non più legato alla esperienza, alla
interpretazione e alla sensibilità soggettiva dell'operatore,
ma direttamente riferiti alla struttura matematica e quindi
anatomica dell'immagine stessa e all'apprendimento dell'esperienza
maturata in centri di eccellenza che hanno fornito la chiave
di interpretazione della natura di determinate lesioni.
Non è difficile immaginare che in futuro le elaborazioni
potranno avvenire non solo in fase di post-processing, ma
anche in diretta, in real time, durante l'esecuzione di esami
delicati, come quelli della radiologia interventistica, in
cui è necessario prendere decisioni rapide e possibilmente
giuste; decisioni che possono cambiare la vita dell'essere
umano posto sotto quel lenzuolo verde.
I sistemi CAD usano algoritmi proprietari, che sono spesso
basati sulle reti neurali, per scansire, elaborare e classificare
immagini. E' utile distinguere tra: a)la rilevazione computerizzata
che si applica a situazioni in cui il computer assiste lo
specialista clinico nell'individuare un'anormalità,
come nel caso di screening della mammografia ( detection)
e b)diagnosi computerizzata, che si applica a situazioni in
cui il computer assiste lo specialista clinico nel caratterizzare
in una certa classe patologica un'anormalità già
individuata, ad esempio l'identificazione di una lesione come
benigna o maligna ( characterization)
I sistemi CAD attualmente hanno già applicazioni commerciali
principalmente nella rilevazione e diagnosi del cancro nella
mammografia a raggi X. La mammografia è stata la prima
applicazione commerciale da quando i sistemi CAD hanno dimostrato
la loro capacità di essere rivelatori sensibili di
masse e microcalcificazioni. Differenti studi hanno dimostrato
che i sistemi CAD superano le prestazioni del radiologo nella
corretta classificazione di lesioni benigne e lo equivalgono
per ciò che riguarda le lesioni maligne. A livello
pratico routinario tuttavia la grande stabilità e riproducibilità
dei sistemi computerizzati tende a offrire uno standard più
elevato contrastando gli errori dovuti a inesperienza o stanchezza.
La CAD è usato da un crescente numero di radiologi
come "secondo paio di occhi" nel leggere una mammografia.
Analogamente ad un correttore ortografico sul personal computer,
la tecnologia CAD ha il potenziale di rivelare anormalità
che altrimenti potrebbero sfuggire durante l'esame, aumentando
così la possibilità di rilevazione del cancro.
La tecnologia CAD è specialmente efficace nell'identificare
le calcificazioni, alcune delle quali possono essere cancerose.
La CAD per la mammografia rileva il 30% dei cancri che non
vengono individuati nella valutazione iniziale e sta funzionando
come secondo lettore in molte istituzioni ospedaliere. Questa
tecnologia è al presente sotto studio o sviluppo anche
per altri campi clinici (per esempio cancro al polmone e al
colon) e per altre tecnologie di diagnosi per immagini (per
esempio tomografia computerizzata, risonanza magnetica)
Aziende come R2 e Deus hanno entrambe sistemi CAD approvati
dall'FDA per le malattie polmonari. Alcune aziende stanno
estendendo la loro gamma di prodotti per includere altre applicazioni
come la risonanza magnetica alla mammella. Diversi studi hanno
dimostrato un'enorme variabilità di prestazioni tra
radiologi ed anche per lo stesso radiologo durante una lunga
giornata di lavoro e che i sistemi CAD aumentano l'accuratezza
delle prestazioni. Il CAD potrebbe diventare un modo di routine
per presentare le immagini diagnostiche in una crescente gamma
di applicazioni.
La CAD migliora la prestazione di un radiologo preso individualmente
e riduce la variabilità che si verifica dopo lunghi
periodi di lavoro. Ci si aspetta che la CAD, col tempo, diventi
più accurato e copra un più vasto spettro di
applicazioni. Diventeranno di routine applicazioni che siano
capaci di manipolare le varie componenti dell'immagine per
mettere in luce caratteristiche sfuggenti in una normale presentazione.In
sintesi, la CAD costituisce già adesso una realtà
importante e già al presente fornisce una apprezzabile
rete di sicurezza permettendo ai radiologi di leggere immagini
del torace e dei polmoni più velocemente e più
accuratamente.Ci dovremmo aspettare che la funzionalità
e l'accuratezza dei sistemi CAD migliorino drammaticamente
in pochi anni a venire e che diventino parte degli strumenti
standard disponibili a supporto dei radiologi su tutti i sistemi
futuri. Appena questi sistemi si svilupperanno, si può
prevedere che il ruolo del radiologo cambierà e analogamente
man mano che sistemi di diagnosi assistita verranno introdotti
in campi più prettamente clinici anche il ruolo di
vari specialisti cambierà. La cosa importante è
che questa tecnologia, che dalla radiologia si espanderà
come già anticipato ad altre specializzazioni, non
deve essere vissuta come una minaccia per il medico di perdere
la propria professionalità.
E' invece prevedibile che un uso intelligente dell'intelligenza
artificiale non possa far altro che accrescere la professionalità
del medico, offrendogli maggiore tranquillità, stimolando
la sua attenzione sui casi in cui il suo giudizio è
diverso da quello dell'operatore informatico, e soprattutto
consentendogli di risparmiare tempo prezioso per ragionare
sulla malattia, tempo che potrà essere utilmente impiegato
per ragionare sul malato, nel suo complesso fisico, psicologico
e umano. È questo il futuro che vediamo; è questo
quello che ci auguriamo possa avvenire. Questa volta la computer
science sarà utile sia per il paziente sia per il medico
generalista sia per il medico specialista. Sono certo che
queste scoperte porteranno grandi vantaggi e benefici e mi
auguro che trovino il supporto necessario al loro ulteriore
sviluppo.
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