Corso A.I.P. “Controversie
in Psicogeriatria” Cagliari 17-18 Ottobre 2003
Dott.ssa Valeria Putzu
Divisione Geriatria P.O. SS Trinità A.S.L. 8 –
Cagliari
La depressione e la demenza hanno un’elevata prevalenza
nella popolazione geriatrica e sono causa di grave disabilità.
Nel paziente anziano tali patologie possono coesistere (sino
al 25% negli ultra 85enni) e manifestarsi con sintomi d’esordio
sovrapponibili. Infatti, la depressione nel paziente anziano
si può manifestare con un deterioramento cognitivo
così come la demenza può presentarsi all’esordio
con sintomi depressivi. Pertanto la loro diagnosi differenziale
rappresenta una delle maggiori sfide della psicogeriatria.
Nel tentativo di differenziare una depressione con compromissione
cognitiva dai sintomi depressivi associati alla demenza sono
state proposte diverse classificazioni, tra le quali quella
di Feinberg1:
- pseudodemenza depressiva: la depressione si presenta
come una demenza
- pseudodepressione demenziale: la demenza si presenta
all’esordio come una depressione
- sindrome demenziale della depressione: la demenza è
secondaria alla depressione
- sindrome depressiva della demenza: la depressione è
secondaria e sopravviene su una demenza.
Il termine pseudodemenza depressiva fu utilizzato per la
prima volta da Kiloh2 nel 1961 per descrivere pazienti con
disturbi depressivi associati ad un deficit cognitivo, del
tutto reversibile ma con una frequente evoluzione in demenza.
Successivamente Kral3 nel 1983 e Alexopoulos4 nel 1993 dimostrarono
come la depressione con deficit cognitivo possa rappresentare
la fase prodromica della demenza, con risk ratio di sviluppare
una demenza irreversibile di 4,69. Il significato clinico
della pseudodemenza rimane tuttora incerto, tanto più
se si considera che circa il 50 % di questi pazienti svilupperà
una demenza irreversibile nell’arco di cinque anni.
Per differenziare la demenza dalla pseudodemenza depressiva
sono stati proposti numerosi criteri clinici (Tabella 1) e
la Yousef Pseudodementia Scale5. Inoltre va effettuato un
attento studio neuropsicologico del paziente per documentare
la presenza del deterioramento cognitivo e per valutarne la
reversibilità in seguito alla terapia con farmaci antidepressivi.
Tabella 1 (da: Trabucchi, 1998)
PSEUDODEMENZA
Insorgenza improvvisa
Progressione rapida
Consapevolezza dei deficit
Disturbi della memoria
Enfasi della disabilità
Comportamento incongruo alla gravità del deficit
Risposte “globali” (per esempio “non
so”)
Non variazioni notturne
Umore depresso
Frequenti sintomi vegetativi
Precedenti psichiatrici
Rischio di suicidio |
DEMENZA
Insorgenza insidiosa
Progressione lenta
Paziente non consapevole
Confabulazioni
Il paziente sminuisce la disabilità
Comportamento congruo alla gravità del deficit
Spesso mancanza di risposte
Peggioramenti notturni
Umore incongruo (per es. felice)
Assenza di sintomi vegetativi
Precedenti psichiatrici infrequenti
Rischio di suicidio basso |
La possibile interrelazione tra demenza e depressione è
tuttora oggetto di discussione; a tal riguardo sono state
formulate diverse ipotesi:
- la depressione è un sintomo prodromico della demenza:
dati clinici ed epidemiologici mostrano come pazienti inizialmente
diagnosticati come depressi progrediscono verso una chiara
demenza (possibili fattori predittivi: depressione late-life,
età, memoria);
- la depressione è un fattore di rischio per la
demenza: la depressione con esordio da circa 10 anni dalla
demenza aumenta il rischio di demenza d’Alzheimer
(metanalisi di Jorm6 1991);
- la depressione è un fattore causale della demenza:
questa possibilità è stata suggerita dalla
cascata glucocorticoidea di Sapolsky (depressione?disregolazione
asse ipotalamo-ipofisi-surrene?cronica ipercortisolemia?danno
delle aree ippocampali coinvolte nei processi mnesici) e
da studi neuropatologici e neurobiologici (alterazioni neurotrasmettitoriali
del sistema serotoninergico e dopaminergico);
- le terapie antidepressive sono un fattore di rischio
per la demenza;
- la depressione e la demenza condividono alcuni fattori
di rischio;
- la depressione è la reazione emotiva al deficit
cognitivo;
- la depressione può modificare la soglia per il
manifestarsi della demenza, anticipandone l’età
d’esordio.
Le ipotesi maggiormente accreditate sono le prime tre. Il
fattore tempo sembra giocare un ruolo importante nel determinare
il tipo d’associazione che si cela dietro la comorbilità
depressione-demenza:
- se la depressione precede di poco tempo la demenza, verosimilmente
ne rappresenta una fattore causale e/o una manifestazione
precoce, ossia un sintomo iniziale della malattia già
presente ma non ancora clinicamente manifesta;
- se la depressione precede di diversi anni la demenza
verosimilmente è un fattore di rischio.
Se consideriamo l’associazione di depressione e “mild
cognitive impairment” come una condizione di predemenza,
nella quale vi è una maggiore probabilità di
conversione in demenza d’Alzheimer, saranno necessari
ulteriori studi per valutare se un’adeguata terapia
con antidepressivi e/o con inibitori dell’acetilcolinesterasi
sia in grado di ridurre la disabilità e migliorare
la qualità di vita del paziente e del caregiver.
Bibliografia:
1) Feinberg T Affective illness, dementia
and pseudodementia. J Clin Psychiatry 1984; 45: 99-103
2) Kiloh L Pseudodementia. Acta Psychiatrica Scand 1961; 37:
336-351
3) Kral VA The relationship between senile dementia (Alzheimer
type) and depression. Can J Psychiatry 1983; 28: 304-306
4) Alexopoulus GS The course of geriatric depression with
“reversible dementia”: a controlled study. Am
J Geriatr Psichiatry 1993; 150: 1693-99
5) Yousef G A preliminary report: a new scale to identify
the pseudodementa syndrome. Int J Geriat Psychiatry 1998;
13: 389-399
6) Jorm AF Psychiatric history and related exposures as risk
factors for Alzheimer’s disease: a collaborative re-analysis
of case-control studies. EURODEM RiskFactors Research Group.
Int J Epidemiol 1991; 20 (suppl 2): S43-S47 |