di
Valenti Giorgio
Clinica Geriatrica Università degli Studi di Parma
E-mail giorgiovalenti@libero.it
Premessa
Tra i movimenti ormonali che si manifestano con il progredire
della età una posizione di primo piano viene occupata
dalla caduta della concentrazione ematica degli ormoni anabolizzanti
che avviene in modo drammatico e massivo per l' Estradiolo
(E2) nella donna, in modo più lento e parziale per
il Testosterone (Te) nell'uomo, in modo graduale e progressivo
per il Deidroepiandrosterone (DHEA) e per il sistema Ormone
della Crescita - Somatomedine ( GH-IGF) in ambo i sessi.
Il deficit anabolico che ne consegue si manifesta con ricadute
cliniche assai importanti a livello di molteplici apparati:
sul muscolo che diviene sarcopenico e riduce la forza elementare,
sul tessuto adiposo che si ipertrofizza fino a sovvertire
l'equilibrio della composizione corporea, sullo scheletro
che vede diminuire la componente osteoide e la conseguente
mineralizzazione nella direzione della osteopenia e della
osteoporosi, sul muscolo cardiaco in cui concorre insieme
con altri fattori a promuovere una condizione di miocardiopatia
involutiva sovente responsabile dello scompenso cardiocircolatorio,
sul sistema nervoso centrale ove vengono almeno parzialmente
compromessi molteplici aspetti della neurotrasmissione oltre
che i fisiologici meccanismi trofico-organizzativi delle cellule
nervose. Il complesso delle ricadute cliniche descritte finisce
perciò per condizionare pesantemente la progressione
della disautonomia dell'anziano, della sua morbilità,
della sua predisposizione alla polipatologia e quindi complessivamente
della sua cosiddetta "fragilità" .
Nel sesso maschile tale deficit anabolico è riconducibile
prevalentemente alle modificazioni della secrezione di Te
e di DHEA. Il comportamento di queste secrezioni ormonali
acquista perciò un notevole significato diagnostico.
Per una corretta interpretazione del significato semeiologico
di questi parametri è tuttavia indispensabile affrontare
il problema nella sua complessità sia nell'ottica di
ogni singola secrezione come pure in quella di una secrezione
multipla che coinvolge contemporaneamente ormoni agonisti
e antagonisti.
Il problema della complessità delle secrezioni
multiple
L'analisi corretta del problema impone che la considerazione
di ogni singola secrezione ormonale vada sempre effettuata
nel contesto delle molteplici secrezioni ormonali capaci di
un effetto simultaneo sia di tipo agonista che antagonista
sul medesimo target biologico quale quello, in questo caso,
della sintesi proteica.
a) Nel caso degli ormoni ad attività anabolica si
è recentemente messo a fuoco il ruolo determinante
della cosiddetta "disregolazione multipla". Secondo
tale concetto un deficit anabolico ormonale isolato può
incidere in modo significativo su di un outcome specifico
come può essere ad esempio la massa e la forza muscolare
o il parametro più generico della sopravvivenza quando
la sua caduta sia particolarmente marcata. Può essere
tuttavia che la evidenza del fenomeno non sia raggiunta, come
quando ad esempio la riduzione della sua concentrazione ematica,
pur presente, sia di lieve entità; quando tuttavia
questo deficit di dimensioni più contenute si associa
a quello di una o più altre componenti ormonali ad
azione sinergica (Te, E2, DHEA,IGF) il significato statistico
della correlazione con l'evento clinico può comparire
in tutta la sua evidenza. Recenti nostre esperienze ricavate
dalla analisi prospettica dello studio di popolazione inChianti
evidenziano infatti che la curva di sopravvivenza peggiora
significativamente la sua pendenza quando aumenta nell'individuo
preso in considerazione il numero di ormoni anabolizzanti
la cui concentrazione ematica è al di sotto della norma:
la pendenza della curva non è significativa quando
un solo ormone è carente, ma lo diventa decisamente
quando il deficit interessa due o più di due steroidi
anabolici (Fig.1) .

b) Si può ragionevolmente prevedere che le stesse
considerazioni si possano ripetere per gli ormoni ad azione
catabolizzante. E' ampiamente dimostrato che con il passare
degli anni in ambo i sessi si registra, con variabile espressione
nei singoli individui, un progressivo incremento della secrezione
di cortisolo che si manifesterebbe soprattutto nelle ore notturne.
Più recentemente è stata posta la attenzione
anche sul ruolo degli ormoni tiroidei . La prevalenza dell'ipertiroidismo
subclinico nella popolazione sopra i 65 anni dello studio
inChianti raggiunge la percentuale del 7.5 e si propone come
la tireopatia più frequente in questa fascia di età.
Pertanto al pari di quanto osservato per gli ormoni anabolici
l'equilibrio metabolico sotto il profilo clinico potrebbe
essere significativamente compromesso, sia quando si registri
un vistoso incremento di un solo ormone catabolico, sia quando
si verifichi la condizione di un incremento sia pur modesto
ma di più ormoni ad azione catabolica contemporaneamente.
c) L'analisi del problema per essere completa deve infine
considerare che gli ormoni ad effetto anabolico e catabolico
agiscono simultaneamente, per cui le ricadute cliniche eventuali
andranno correlate, più che con gli ormoni anabolici
e catabolici separatamente, con una sorta di sommatoria matematica
delle due diverse spinte ormonali. Potrà infatti configurarsi
anche la condizione di un "deficit anabolico relativo"
quando a fronte di una concentrazione solo di poco diminuita
di un ormone ad azione anabolica si affianchi un incremento
sia pur lieve dell'ormone catabolico antagonista. E' così
prevedibile che ad esempio la concentrazione ematica di DHEA
o Te non si correli in modo significativo e indipendente con
la caduta di un parametro funzionale, ma che con esso si correli
invece il rapporto molare di questi steroidi con un ormone
ad azione antagonista come il cortisolo (Fig 2).

***
Da un punto di vista semantico quando si voglia definire
il meccanismo di azione di un ormone sono stati proposti termini
come endocrinology, paracrinology, autocrinology e intracrinology
ciascuno di essi con un suo specifico significato: effetto
dell'ormone sulle cellule a distanza, sulle cellule contigue,
sulla stessa cellula che lo ha prodotto dopo essere uscito
dalla cellula per un recettore di membrana o senza uscire
dalla cellula per un recettore del nucleo della stessa cellula.
(Fig.3)

Io ho aggiunto a questi il termine di "syncrinology",
a indicare quel meccanismo di azione ormonale per cui su di
uno stesso bersaglio (come ad esempio la sintesi proteica)
possono convergere simultaneamente effetti biologici endocrini
multipli anche di segno contrapposto (Fig.4).

Vi è un periodo nella vita dell'uomo come è
quello della età adulta in cui si assiste ad un sostanziale
equilibrio tra queste due componenti per cui la spinta anabolica
è in modo equilibrato contrastata da una eguale spinta
catabolica. E' questa la classica fase della "omeostasi".
Peraltro vi sono anche periodi in cui il momento della "omeostasi"
cede il posto ad una condizione di "allostasi" per
una prevalenza di una delle due componenti sull'altra che
a me piace definire, richiamandoci al concetto precedente,
con il termine di "disruption of syncrinology".
Uno di questi periodi è quello della età pubere
e immediatamente postpubere in cui, in risposta ad esigenze
di tipo auxologico particolari, prevalgono decisamente le
spinte anaboliche. Un altro è quello delle ultime fasi
della vita quando, in atteggiamento teleologico in un organismo
non destinato alla immortalità, le spinte cataboliche
prendono il sopravvento; è un altro classico esempio
di "disruption of syncrinology" la cui comparsa
assolutamente ineludibile noi potremmo cercare soltanto di
ritardare, con l'ausilio di adeguate terapie di sostituzione;
concettualmente il fenomeno dell'equilibrio sovvertito è
simile a quello delle prime decadi della vita con la differenza
che mentre dapprima la componente prevalente è quella
anabolica in questa fase della vita invece a prevalere sono
le spinte cataboliche (Fig.5).

Questo fenomeno del deficit anabolico può trovare
la sua esemplificazione sia quando consideriamo una singola
ghiandola endocrina come la corteccia surrenale, sia quando
allarghiamo l'osservazione a tutte le possibili ghiandole
endocrine coinvolte (gonadi, surrene, ipofisi, tiroide) (Figg.
6 e 7).


Le ricadute di questi concetti nella pratica clinica
Per quanto siamo andati esponendo si evince pertanto che,
specie nel delicato momento delle ultime decadi della vita
dell'uomo, la lettura dei riscontri laboratoristici di ogni
singola secrezione ormonale e la sua correlazione statistica
con qualsiasi parametro clinico dovrebbero essere effettuate
con molto equilibrio e con opportuno senso della misura, prima
di passare alla decisione terapeutica; questi riscontri presi
singolarmente potrebbero non riflettere la reale situazione
clinica; è estremamente importante infatti tenere conto
della eventuale copresenza di alterazioni della concentrazione
di altri ormoni ad azione sia agonista che antagonista.
Una eventuale terapia sostitutiva potrebbe non trovare giustificazione
secondo i rigidi criteri della medicina basata sulla evidenza
perché la correlazione tra la caduta di una determinata
secrezione ormonale e il comportamento di uno specifico parametro
funzionale non raggiunge la evidenza statistica. Tuttavia
secondo il concetto sopra esposto della syncrinology l'effetto
anabolico può essere favorevolmente influenzato anche
correggendo una sola componente ormonale considerando che
il numero degli ormoni ad effetto anabolico sotto norma in
ogni individuo è stato documentato essere significativamente
correlato con la probabilità di eventi clinici sfavorevoli.
Ponendo poi attenzione anche alla componente degli ormoni
antagonisti tale proposta terapeutica può acquistare
ulteriore maggiore credibilità quando il trattamento
sostitutivo sia in grado contemporaneamente di ridurre gli
effetti della eventuale iperincrezione di ormoni catabolici.
Per esemplificare il concetto, un trattamento sostitutivo
particolarmente efficace per contrastare il deficit anabolico
potrebbe essere quello del DHEA in quanto questo steroide
è dotato di per sé di una azione anabolica che
va a sommarsi a quella degli altri steroidi anabolizzanti
e nel contempo è capace di un feed back negativo sulla
secrezione del cortisolo. L'obiettivo ottimale per ogni proposta
terapeutica non dovrebbe essere tanto quello di rimpiazzare
una singola carenza ormonale quanto quello di cercare di ricostruire
un equilibrio metabolico sovvertito in una visione più
marcatamente olistica del problema.
Col passare del tempo ho progressivamente maturato la convinzione
che gran parte dei fenomeni regressivi dell'aging trovi la
sua radice in questo comune denominatore rappresentato dal
deficit anabolico. Poiché scarse sono le possibilità
di realizzare una azione preventiva con la inibizione delle
spinte cataboliche, necessariamente ci si orienta prevalentemente
sulla strategia della supplementazione degli ormoni anabolici
senza dimenticare che gli anabolizzanti per essere efficaci
hanno ovviamente la necessità di un adeguato apporto
aminoacidico. Il muro delle proteine per essere costruito
ha bisogno del cemento come collante (ormoni anabolizzanti)
e ovviamente di un adeguato apporto di mattoni (aminoacidi).
Il percorso perciò dovrà articolarsi rigorosamente
attraverso alcuni passaggi fondamentali: il riscontro clinico
di un defict anabolico, la conferma laboratoristica di una
secrezione ormonale deficitaria, la supplementazione ormonale
ed eventualmente aminoacidica, avendo escluso la presenza
di fattori di rischio controindicanti il trattamento.
Voci bibliografiche inerenti questa tematica
dello stesso autore
1) Valenti G. Adrenopause: an imbalance
between DHEA and cortisol secretion
J Endocrinol Invest, 25 (10 suppl); 29-35, 2002
2) Valenti G. Neuroendocrine hypothesis of aging: the role
of corticoadrenal steroids.
J.Endocrinol.Invest. 27 (6 suppl),62-63,2004
3) Valenti G. The pathway of partial androgen deficiency of
aging male J Endocrinol Invest 28; 28-33, 2005
4) Maggio M, Lauretani F. Ceda GP, Bandinelli S, Ling SM,
Metter EJ, Artoni A, Carassale L, Cazzato A, Ceresini G, Guralnik,
Basaria S., Valenti G, Ferrucci L.
Relationship between low levels of anabolic hormones and 6-year
mortalità in older men
Arch Intern Med 167 (20);2249-2254, 2007
5) Valenti G. Frailty as a disruption of steroid "syncrinology"
in elderly man
Acta Biomed 2007; 78 Suppl 222-224
6) Valenti G, Schwartz RS Anabolic decline in in the aging
male: a situation of unbalanced
syncrinology The Aging Male 2008; 11:153-156
7) Valenti G. Aging as an allostasis condition of hormones
secretion: summing up the
endocrine data from the inChianti study Acta Biomed 2010;
81 Suppl 1: 9-14
Legenda
Fig 1. La curva di
sopravvivenza è tanto più pendente quanto maggiore
è il numero di ormoni anabolizzanti che all'inizio
dello studio sono nel quartile più basso.
Fig 2. Il deficit anabolico può essere provocato da
un marcato calo di un ormone anabolizzante ma anche dalla
lieve riduzione di due o più di questi ormoni. Lo stesso
concetto è ripetibile per l'incremento degli ormoni
catabolizzanti. Infine il deficit anabolico può essere
figlio di un lieve defict di un ormone anabolizzante se accompagnato
da un lieve incremento di un catabolizzante.
Fig 3. L'immagine schematizza i concetti di attività
endocrina, paracrina, autocrina o intracrina.
Fig 4. L'immagine descrive il concetto di "syncrinology"
quando più ormoni agonisti e antagonisti simultaneamente
concentrano il loro effetto sullo stesso bersaglio.
Fig 5. L'omeostasi tra ormoni anabolizzanti e catabolizzanti
è appannaggio del periodo della maturità. In
età pubere e immediatamente postpubere si configura
una condizione di allostasi per una prevalenza delle spinte
anaboliche. Nelle ultime decadi della vita si configura ancora
una condizione di allostasi ma per una prevalenza delle spinte
cataboliche.
Fig 6. Esempio di "disruption of syncrinology" che
si evidenzia con l'invecchiamento a carico della secrezione
degli steroidi della corteccia surrenale.
Fig 7. Esempio di "disruption of syncrinology" che
si evidenzia con l'invecchiamento allargando l'osservazione
all'intero complesso delle secrezioni ormonali ad effeto anabolico
e catabolico.
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