Enzo Grossi 1, Pierluigi
Sacco 2-3
1 Fondazione Bracco Milano; 2 Libera Università
di Lingue e Comunicazione IULM; 3 IUAV, Venezia
Cultura e benessere: una relazione complessa
Quasi nessuno sarebbe disposto a negare l'impatto della cultura
da un punto di vista psicologico, sociale ed economico, e
quindi l'influenza indiretta che può esercitare su
aspetti come la longevità e il livello di soddisfazione
della vita. Ma pensare alla cultura come ad uno dei maggiori
fattori determinanti la salute o il benessere fisico e psicologico
è un punto meno incontrovertibile. Ciò dipende
dal fatto che alla cultura, da un punto di vista intuitivo,
rispetto ad altri fattori rilevanti per la salute come, per
citarne alcuni, le abitudini alimentari e il fumo, il patrimonio
genetico, l'esposizione alla tossicità o allo stress,
ma anche il livello di reddito o la qualità delle relazioni,
il medico assegna un ruolo relativamente minore sulla aspettativa
di vita.
Tutt'al più, ci può essere il riconoscimento
che alcuni di questi fattori rilevanti, come le abitudini
alimentari e il fumo, possono essere almeno in parte determinati
culturalmente.
Ci sono poche eccezioni a questo stato di cose. Tuttavia
la letteratura che sta fiorendo in questi ultimi anni riguardante
gli studi sul benessere sta attraendo un'attenzione crescente
alla dimensione culturale. Va osservato tuttavia che termini
come qualità della vita, benessere e vita soddisfacente
identifichino effettivamente un labirinto di concetti sottilmente
diversi ma interrelati fra di loro, e che le molte relazioni
fra i livelli soggettivi ed oggettivi di benessere possano
essere dinamicamente complessi
Infatti, il termine stesso 'cultura' è pieno di ambiguità
e complessità semantica. In particolare, ci sono almeno
tre diversi significati che possiamo assegnare al termine.
In primo luogo, possiamo pensare alla cultura come ad un dato
insieme di tratti ambientali e sociali, vale a dire, un insieme
di caratteristiche che sono associate ad un luogo specifico
di sviluppo umano e sociale. Chiaramente, questi tratti possono
essere coltivati e sviluppati con un certo impegno (ad esempio,
acquisire padronanza nei canti patriottici tradizionali o
nella pratica delle decorazioni a mano), ma è il fatto
stesso di essere cresciuto in un contesto specifico che determina
la loro sedimentazione stabile sia a livello individuale che
a livello sociale. In questo caso, i tratti culturali sono
diffusi e stabilizzati a livello sociale e inter-generazionale
attraverso meccanismi di trasmissione culturale C'è
una ricca letteratura che esplora le implicazioni dei tratti
socio-culturali e ambientali sul benessere ma una discussione
esaustiva su questa letteratura va oltre lo scopo di questo
articolo.
Possiamo sintetizzare dicendo che esistono buoni presupposti
a sostegno dell'idea che il benessere soggettivo sia, fra
gli altri fattori, determinato culturalmente.
Un secondo esempio di cultura riguarda l'acquisizione intenzionale
di capacità e competenze che vanno oltre i tratti trasmessi
socialmente, e che sono correlate alle dimensioni dell'auto-rappresentazione
e autodeterminazione tipicamente associate alla cultura, benché
esse siano la conseguenza secondaria del perseguimento di
obbiettivi la cui natura non è intrinsecamente culturale:
ad esempio, intraprendere un programma di istruzione e di
formazione per acquisire abilità necessarie a trovare
un lavoro migliore nel mercato del lavoro, o sviluppare dei
tratti culturali che siano funzionali ad una migliore integrazione
sociale. A differenza dei tratti culturali socio-ambientali,
in questo caso l'acquisizione dei tratti culturali è
l'esito di decisioni specifiche di investimento nell'accumulazione
di capitale umano, ma per motivazioni che attribuiscono alla
cultura un valore strumentale. Ancora una volta, esiste una
letteratura che cerca di valutare le implicazioni sul benessere
dei valori relativamente alti di acculturazione o di conseguimento
di un certo grado di istruzione: studi eseguiti su studenti
cinesi in Australia ad esempio hanno dimostrato che il livello
di acculturazione ha un impatto abbastanza evidente sul benessere
soggettivo. Recenti osservazioni condotti su campioni di popolazione
in diverse nazioni con contesti culturali molto diversi fanno
ritenere che in paesi con un alto reddito, alti livelli di
istruzione e di status socio-economici, si riscontra un rischio
sostanzialmente più basso di infarto miocardico acuto.
L'effetto è considerevolmente più debole nei
paesi a reddito medio - basso. Si può spiegare questa
relazione con il fatto che più alti livelli di istruzione
e di acculturazione permettono agli individui di essere informati
meglio e di essere consapevoli delle scelte personali che
hanno un impatto positivo in termini di autodeterminazione,
nonché di pratiche e abitudini a servizio della salute.
C'è poi un terzo tipo di cultura intesa come acquisizione
di caratteristiche costruite intenzionalmente che hanno a
che fare con le motivazioni culturali intrinseche, cioè
con capacità e competenze che sono finalizzate ad un
miglior accesso e fruizione di esperienze culturali, vale
a dire esperienze che sono esplicitamente e unicamente progettate
da qualcuno per orientare gli altri individui verso particolari
traiettorie di significato e opinioni. Ci riferiamo in altre
parole ad attività culturali organizzate nell'ambito
di specifici contesti sociali. La relazione fra il benessere
e questo significato piuttosto restrittivo della cultura è
difficilmente spiegabile rispetto agli esempi precedenti;
è poco probabile pensare alle esperienze culturali
molto di più di un modo carino di utilizzare il tempo
libero. Possono essere al più importanti piattaforme
per lo sviluppo delle disposizioni individuali e di capacità
che sostanzialmente sono in grado di espandere il potenziale
personale e l'autodeterminazione, strategie per il perseguimento
di una vita che sia soddisfacente, l'articolazione e l'adozione
di scelte di stili di vita, e così via. E' importante
considerare che vista in questo ambito anche l'attività
fisica o sportiva diventa un espressione culturale molto importante,
soprattutto nel paziente anziano.
Evidenze recenti dalla ricerca applicata
Le prove esistenti sembrano invece confermare la rilevanza
di questo tipo di esperienze culturali in termini di salute
e di indicatori del benessere. La letteratura contiene diversi
studi (compresi studi clinici) che sembrano fornire chiare
e solide evidenze sul fatto che la partecipazione alle attività
culturali abbia degli effetti benefici sulla salute. Ad esempio,
esistono evidenze sulla relazione fra partecipazione culturale
e aspettative di vita, che dimostrano come l'accesso culturale
migliori chiaramente le possibilità di sopravvivenza
in campioni longitudinali. Uno studio longitudinale della
durata di 14 anni condotto da Konlaan e al. nel 2000 esaminò
la possibile influenza della partecipazione a vari generi
di eventi culturali, frequentazione di enti o istituzioni
culturali, sui fattori determinanti la sopravvivenza. Lo studio
riscontrò un rischio di mortalità più
alto per quelle persone che raramente andavano al cinema,
ai concerti, ai musei, o alle esibizioni artistiche, rispetto
a chi frequentava più spesso questi contesti. Minori
effetti benefici furono riscontrati per la frequentazione
di teatri, chiese o eventi sportivi in qualità di spettatori,
e nessun effetto dalla lettura o dal fare musica. Inoltre,
Hyppa e al. nel 2006 pubblicarono uno studio riguardante la
partecipazione culturale come fattore predittivo di sopravvivenza
su un campione di 8.000 finlandesi, osservando un livello
di rischio più basso di mortalità fra i partecipanti
più assidui. Su un filone analogo, Bygren e al. nel
2009 hanno esaminato la relazione fra la frequentazione degli
eventi culturali e la mortalità correlata al cancro.
I risultati del loro studio longitudinale su più di
9000 partecipanti riscontrò che coloro che partecipavano
raramente o moderatamente agli eventi culturali avevano rispettivamente
una probabilità maggiore di 3.23 e 2.92 volte di morire
di cancro durante il periodo di follow-up rispetto ai frequentatori
più assidui. Tuttavia, questo effetto fu osservato
solo fra i residenti delle aree urbane.
Per quanto riguarda il rapporto tra cultura e benessere individuale,
studi recenti hanno nuovamente fornito alcuni dati interessanti.
Daykin e al. (2008) hanno condotto un'analisi critica della
letteratura per dimostrare l'impatto delle arti performative
sulla salute e sul benessere dei giovani in contesti non clinici.
Essi riscontrarono prove evidenti sugli effetti positivi della
pratica delle arti performative, compresi i cambiamenti positivi
nei comportamenti e miglioramenti nelle abilità sociali
e nelle interazioni fra i giovani a rischio. Valutando l'impatto
dei progetti di arte partecipativa su persone con problemi
di salute mentale, Hacking e al. (2008) riscontrarono che
la partecipazione conduceva a miglioramenti significativi
sia nel processo di responsabilizzazione, che negli indicatori
di salute mentale e di inclusione sociale. Tuttavia, la interrelazione
effettiva sembra essere più complessa e sfaccettata
di ciò che si potrebbe dedurre da queste testimonianze
preliminari. Michalos (2005, 2008), in due studi pioneristici,
ha misurato l'impatto delle arti sulla qualità della
vita. Nel primo, un campione di famiglie scelte in modo randomizzato
di 315 adulti (>18) residenti a Prince George British Columbia
(CA) servì come set di dati di lavoro. Fu loro spedito
un questionario che identificava 66 attività associate
alle arti, dal quale vennero ricavate informazioni sulla media
dei tassi di partecipazione settimanale e annuale ad eventi
culturali settimanale e annuale degli intervistati, e sui
livelli di soddisfazione relativi alla loro partecipazione.
Effettuando una sintesi dei risultati multivariati, si è
scoperto che le arti hanno un impatto molto modesto sulla
qualità della vita (QOL - Quality of Life), e potrebbero
spiegare soltanto la varianza compresa tra il 5% e l'11% in
quattro misure plausibili della qualità della vita
auto percepita da parte degli intervistati (Michalos, 2005).
Nel secondo studio, per misurare l'impatto delle attività
associate all'arte sulla qualità della vita percepita
o sperimentata, fu distribuito un questionario ad oltre 10,000
famiglie distribuite in cinque comunità del British
Columbia. Il questionario riguardava la partecipazione a 66
tipi di attività associate alle arti, e le ragioni
per le quali la gente si impegnasse in tali attività,
e misurava la valutazione complessiva che gli intervistati
davano della loro salute, della soddisfazione di vita e qualità
di vita, felicità, e benessere soggettivo. Furono completati
e restituiti complessivamente 1027 questionari (10.3%), ma
non fu considerato un campione rappresentativo delle comunità
locali coinvolte nello studio, ma solo dei residenti con un
interesse nelle arti. Lo studio rilevò che le attività
di tipo artistico, e la soddisfazione ricavata da queste attività,
avevano un impatto relativamente basso sulla qualità
della vita percepita o sperimentata dagli intervistati (Michalos,
2008). Nummela e al. (2008) tuttavia, rilevano che, in base
ad una ricerca postale condotta su circa 2,800 soggetti appartenenti
a tre coorti demografiche diverse e residenti in un distretto
della Finlandia del sud, esiste una forte e consistente relazione
fra varie forme di accesso ad eventi culturali (mostre d'arte,
teatro, cinema e concerti) e la salute auto-riferita. Anche
Laukka (2007) riscontra associazioni significative fra alcune
pratiche di ascolto musicale e il benessere psicologico in
un campione di anziani svedesi .
Relazione tra consumo culturale e benessere psicologico:
una ricerca italiana
Un consorzio di Enti promotori e in particolare:Università
IUAV di Venezia, Facoltà di Arti e Design Industriale,
Dipartimento di Arti e Design e Industriale - Centro EPOCA
- Economia e POlitiche Culturali Avanzate; Libera Università
di Bolzano, Facoltà di Scienze della Formazione; Ripartizione
Italiana Cultura Provincia Autonoma di Bolzano; Fondazione
Garrone; Bracco Spa hanno recentemente dato il via ad una
indagine che ha interessato 3000 cittadini selezionati da
Doxa per essere rappresentativi della popolazione italiana.
Tra gli obiettivi dell'iniziativa, unica nel suo genere in
Italia e in Europa, fornire un quadro interpretativo della
relazione tra consumo culturale e benessere e evidenziare
l'incidenza della cultura (e del consumo culturale) rispetto
ai processi di sviluppo dell'individuo (inteso capitale umano
e sociale);
Il processo d'inserimento delle domande della sezione cultura
è avvenuta attraverso la selezione di alcune domande
parte di un questionario realizzato dall'Università
IUAV di Venezia e dalla AIRESIS Consulting di Milano, società
specializzata in ricerche di mercato e statistiche, utilizzato
nel 2006 per la rilevazione degli effetti del consumo culturale
nei processi di sviluppo urbano.
Il questionario è quindi diviso in quattro sezioni:
A. Prime sei domande come da Questionario PGWGI versione breve
( Grossi, 2006);
B. Sezione di posizionamento dei consumi culturali, come da
tabbelle ISTAT (vedi in sezione metodologia riferimento alla
ricerca consumi culturali 2003/2004 ISTAT)
C. Griglia d'identificazione dei vincoli al consumo culturale.
A questa domanda gli intervistati rispondono dichiarando la
propria preferenza in una scala da 1 a 10. Successivamente
è richiesto agli intervistati di elencare le ragioni
della propria scelta (primi tre e ultimi tre risultati del
ranking) secondo le 5 variabili principali collegato alla
teoria del costo di attivazione.
D. Profilo socio-demografico per il posizionamento dell'intervistato.
Il livello di benessere psicologico soggettivo è stato
misurato attraverso l'Indice di Benessere Psicologico Generale
(PGWBI - Psychological General Well Being Index), uno strumento
validato da decenni di pratica clinica.
Il PGWBI è stato sviluppato come strumento per misurare
le auto-rappresentazioni degli stati emozionali ed affettivi
intra-personali che rispecchiano un senso di benessere soggettivo
o di disagio, catturando ciò che possiamo definire
la percezione soggettiva del benessere. Il PGWBI originale
consiste in 22 item auto somministrati, valutati su una scala
di 6 punti, che valutano il benessere generale e psicologico
degli intervistati in sei domini di qualità di vita:
ansia, umore depresso, benessere positivo, autocontrollo,
vitalità e salute generale. Ciascun item ha sei possibili
punteggi (da 0 a 5), riferiti alle ultime quattro settimane
del soggetto intervistato. Ciascun dominio è definito
da un minimo di 3 ad un massimo di 5 item. I punteggi per
tutti i domini possono essere sintetizzati nel riepilogo del
punteggio globale che raggiunge un punteggio massimo teorico
di 110 punti, rappresentando il miglior livello raggiungibile
di benessere (Dupy, 1984), una specie di 'stato di beatitudine'.
In questa ricerca, abbiamo adottato la forma abbreviata di
PGWBI, che consiste di sei item che generalmente spiegano
più del 92% della varianza globale del questionario.
Il PGWBI completo (la versione di 22 item) è stata
adottata in due precedenti ricerche sul benessere della popolazione
italiana (2000 e 2004). Questa versione ridotta è stata
validata in un progetto a lungo termine condotto dal 2000
al 2006 in Italia (Grossi e al., 2006). In una sezione specifica
del questionario abbiamo aggiunto i dati che si riferiscono
all'accesso culturale, e le informazioni raccolte attraverso
le interviste sono state espresse in termini quantitativi
(quantità ottenute dalle risposte, ad esempio il numero
di volte in un anno in cui l'intervistato aveva partecipato
a determinate attività).
Come era lecito attendersi, il fattore che maggiormente influenza
la percezione di benessere soggettivo è il proprio
stato di salute. Come è visibile nella figura 1 vi
è una relazione lineare tra numero di patologie concomitanti
e decremento del punteggio PGWBI, che supera il livello ritenuto
espressione di distress severo a partire dalla presenza di
3 malattie concomitanti.
Al di là di questo dato atteso, i risultati preliminari
ottenuti confermano in pieno il costrutto di riferimento:
livelli elevati di consumo culturale nelle sue diverse espressioni
si associano ad elevati valori di benessere psicologico percepito
anche dopo la correzioni per gli altri potenziali determinanti
del benessere. Solo per dare un idea basti considerare la
frequenza dei cittadini agli spettacoli teatrali.
Ebbene oltre metà del campione intervistato non frequenta
abitualmente il teatro mentre la percentuale dei cittadini
che visitano almeno poche volte all'anno un museo presenta
una curva con un picco intorno a 1-2 volte all'anno. Stratificando
la popolazione proprio in base a questo comportamento e mettendo
a confronto i sottogruppi che mai frequentano, molto poco,
poco, abbastanza e spesso i teatri ( tabella 1), si nota una
relazione lineare tra benessere psicologico percepito e consumo
culturale, come se la fruizione di stimoli culturali abbia
un ruolo decisivo nel modificare la qualità di vita.
L'indagine peraltro ha permesso di valutare l'associazione
tra molte altre attività culturali e di svago e benessere
psicologico percepito. Da una analisi preliminare (tabella
3) risulta chiaro che il non svolgere o svolgere intensamente
specifiche attività ha un impatto deciso sul livello
di benessere percepito. Questa tendenza è particolarmente
accentuata nel soggetto anziano, in cui la co-morbidità
tende a ridurre il benessere percepito.
Figura 1: relazione tra comorbidità e benessere
psicologico misurato attraverso il PGWBI
Mettendo in classifica le varie attività rispetto
alla differenza percentuale del livello di benessere tra fare
e non fare, risulta chiaro che per alcune attività,
quali la frequentazione di concerti di musicali o la pratica
dello sport ci sono scarti anche di 10 punti della scala PGWBI,
sicuramente rilevanti dal punto di vista statistico ed epidemiologico
( tabella 2 ).
Dall'analisi approfondita dei dati ricavati da questa estesa
indagini sarà possibile definire un quadro di riferimento
utile al decisore pubblico per migliorare se possibile gli
investimenti in questo
Tabella 1: Valori medi del benessere psicologico percepito
( PGWBI ) rispetto alla intensità media di fruizione
culturale. Il valore medio di riferimento del punteggio PGWBI
nella popolazione italiana nel 2008 è 77.8. Indagine
Doxa 2008 sul territorio italiano
Tabella 2: Valori medi del benessere psicologico percepito
( PGWBI) rispetto a non svolgere o svolgere intensamente attività
di fruizione culturale o di svago e attività sportiva.
Indagine Doxa 2008 sul territorio italiano su un campione
di 3000 cittadini.
Le nostre evidenze mostrano che, almeno per quanto riguarda
forme specifiche di accesso culturale, il benessere individuale
viene influenzato in modo sostanziale, e che le politiche
che puntano a promuovere l'accesso culturale possono essere
considerate (e conseguentemente trasformate e riprogettate)
come politiche per la salute. L'uso di reti neurali artificiali,
che ci permette di lavorare con modelli predittivi molto complessi,
prendendo in esame comunque tutti i tipi di interazione fra
le variabili complesse, mostra che il contributo dell'accesso
culturale non è semplicemente correlato a fattori determinanti
ben noti di benessere soggettivo, come il grado di istruzione,
il reddito, o l'età, come sostenuto dalla saggezza
convenzionale in questo ambito. In modo specifico, sulla base
dei nostri dati, in una scala ipotetica dei fattori maggiormente
determinanti di PGWBI, la cultura (basata sulle capacità
e che include la pratica sportiva) si attesta al secondo posto,
subito dopo lo stato di salute ed prima del reddito, e si
rivela essere sostanzialmente più importante di categorie
come l'età, l'educazione, il genere, o il tipo di impiego,
che hanno sinora ricevuto un'attenzione considerevolmente
maggiore rispetto all'accesso culturale e più in generale
alla costruzione delle capacità, nella letteratura
di settore.
Attraverso un particolare tipo di rete neurale sviluppata
dal prof. Massimo Buscema del Centro Ricerche Semeion, in
grado di tracciare le relazioni naturali tra le variabili
mettendo in evidenza legami sfumati e deboli che sfuggirebbero
ad analisi statistiche tradizionali, abbiamo potuto mettere
in evidenza la mappa semantica delle variabili in studio in
soggetti di età maggiore ai 60 anni considerando le
single attività culturali ( Figura 2).
Per rappresentare la presenza di benessere e malessere psicologico
sono stati presi in considerazione i soggetti con valori di
PGWBI superiori ad 85 e inferiori a 70 rispettivamente, escludendo
la fascia intermedia.
Come è possibile notare il nodo relative al benessere
occupa una posizione centrale nel grafo, ciò riflettendo
il suo ruolo chiave. Il benessere risulta direttamente connesso
alla presenza di sola una patologia (il livello migliore di
salute di questa fascia di popolazione dal momento che nessun
soggetto oltre i 60 anni risultava privo di patologie), alla
localizzazione geografica settentrionale, e cosa questa molto
interessante, alle attività sociale e sportiva e agli
hobbies. A differenza della mappa ottenuta nei soggetti sotto
i 60 anni ( che per ragioni di spazio non viene mostrata)
i soggetti più anziani beneficiano più direttamente
di alcune attività culturali. Nell'anziano in altri
termini la cultura conta di più.
Figura 2: Mappa semantica delle variabili in gioco nei
soggetti ultrasessantenni ottenuta con il sistema Auto-CM,
Centro Ricerche Semeion, Roma.
Riflessioni conclusive
Come possiamo dare un senso a questi risultati ? Sappiamo
ormai da diverse fonti che la cultura e le arti influenzano
diversi aspetti della nostra vita e che la pratica delle arti
e la fruizione della cultura possono avere effetti fisici,
mentali e sociali. I nostri risultati aggiungono qualcosa
di nuovo al quadro complessivo, in quanto evidenziando l'importanza
della partecipazione culturale per il benessere psicologico
offrono il razionale per una nuova ondata di politiche riguardanti
questioni individuali e sociali della deprivazione umana,
allargando la portata delle strategie politiche per il benessere.
Ad esempio, le politiche di trasformazione urbana dovrebbero
essere incentrate su arti e cultura come motore per un cambiamento
individuale e sociale, che probabilmente favorirà effetti
emozionali quali l'impegno e l'arricchimento sociale il cui
impatto sul benessere soggettivo può essere sostanziale.
Un'architettura sociale delle comunità più attenta
alla socialità e alla partecipazione culturale può
esercitare un'influenza profonda sulla percezione del valore
e del significato del modo di ciascuno di impiegare il proprio
tempo libero e le proprie energie. I legami tra accesso culturale
e sviluppo umano e sociale sono quindi molto più sostanziali
di quanto ci si potrebbe aspettare di primo acchito e si radicano
nelle fondamenta delle norme razionali che regolano i comportamenti
non strumentali. Questo legame profondo non si presta a ricette
meccanicistiche sullo sviluppo culturale e creativo che sono
il pane quotidiano per gli approcci a tali temi (vedere ad
es. Florida, 2002). I nostri risultati tendono a suggerire
che la qualità della partecipazione culturale, può
da sola generare potenti effetti di sviluppo, indipendentemente
dall'impatto economico strumentale dell'attività culturale,
e che la dimensione della salute pubblica è, a questo
riguardo, più importante. Dal nostro punto di vista,
gli approcci strumentali allo sviluppo culturale possono provocare
mancanza di sostenibilità sociale e perdite di benessere
sociale in quanto scoraggiano la partecipazione motivata intrinseca
dell'individuo, a favore della appropriazione, opportunisticamente
motivata, dei suoi effetti economici (Sacco e Tavano Blessi,
2009).
Ma l'importanza strategica della cultura in questo particolare
contesto ha a che fare non soltanto con la sua capacità
di forgiare il benessere migliorando i processi collettivi
di attribuzione di senso e promuovendo nuove forme di socialità,
ma anche grazie alla sua complementarietà strategica,
con la produzione sociale di altre risorse intangibili quali
l'istruzione e le abilità, che sono fondamentali per
i processi di sviluppo locale. Un resoconto esaustivo di questi
effetti complessi, e una discussione teorica meno schematica
del ruolo di sviluppo della cultura mediati dal benessere
psicologico, saranno l'oggetto degli studi futuri, anche grazie
ad iniziative che saranno intraprese da enti pubblici interessati
al nuovo e affascinante tema.
Riferimenti bibliografici
Ahuvia, A.C. (2002). Individualism/Collectivism
and Cultures of Happiness: A Theoretical Conjecture on the
Relationship Between Consumption, Culture and Subjective Well-Being
at the National Level. Journal of Happiness Studies, 3, 23-36.
Bell, D. (2006). Review of Research into
Subjective Wellbeing and Its Relation to Sport and Culture.
In Scottish Executive, Quality of Life and Wellbeing: Measuring
the Benefits of Culture and Sport: Literature Review and Thinkpiece,
Annex 1. (Edinburgh: Scottish Executive).
Biswas-Diener, R. Vittersø, J. Diener,
E. (2005). Most People Are Pretty Happy, But There is Cultural
Variation: The Inughuit, the Amish, and the Maasai. Journal
of Happiness Studies, 6, 205-226.
Buscema, M. (1998). Theory: Foundations
of Artificial Neural Networks. Substance Use and Misuse, 33,
1-220.
Buscema, M. (2004). Genetic Doping Algorithm
(GenD): Theory and Applications. Expert Systems, 21, 63-79.
Buscema, M. (2005). TWIST Software. Semeion
Software #32, Semeion, Rome.
Bygren, L.O. Johansson, S.V. Koonlaan, B.B.
Grjibovski A.M. Wilkinson, A.V. Sjostrom, M. (2009). Attending
cultural events and cancer mortality: a Swedish cohort study.
Arts & Health, 1, 64-73.
Carlisle, S. Hanlon, P. Hannah, M. (2008).
Status, Taste and Distinction in Consumer Culture: Acknowledging
the Symbolic Dimensions of Inequality. Public Health, 122,
631-637.
Cummins, R. A. (2000). Objective and Subjective
Quality of Life: an Interactive Model. Social Indicators Research,
52, 55-72
Daykin, N. Orme, J. Evans, D. Salmon, D.
McEachran, M. Brain, S. (2008). The Impact of Participation
in Performing Arts on Adolescent Health and Behavior: A Systematic
Review of the Literature. Journal of Health Psychology, 13,
251-264.
Diener, E.. Emmons, R.A.. Larsen, R.J. Griffin,
S. (1985). The Satisfaction With Life Scale. Journal of Personality
Assessment, 49, 71-75.
Diener, E. Lucas, R.E. (2000). Explaining
Differences in Societal Levels of Happiness: Relative Standards,
Needs Fulfillment, Culture, and Evaluation Theory. Journal
of Happiness Studies, 1, 41-78.
Diener, E. Suh, E.M. (Eds.) (2000). Culture
and Subjective Well-Being. (Cambridge, Mass.: Mit Press).
Dupuy HJ. (1990). The Psychological General
Well-being (PGWB) Index. In N.K. Wenger, M.E. Mattson, C.D.
Furburg, J. Elinson (Eds.) Assessment of Quality of Life in
Clinical Trials of Cardiovascular Therapies. (New York: Le
Jacq Publishing), 170-83.
Eurobarometer (2007). European Cultural
Values, Special Eurobarometer #278 (September). (Bruxelles:
The European Commission).
Florida, R. (2002). The Rise of the Creative
Class. (New York: Basic Books).
Grossi, E. Groth, N. Mosconi, P. Cerutti,
R. Pace, F. Compare, A. Apolone, G. (2006). Development and
validation of the short version of the Psychological General
Well-Being Index (PGWB-S). Health and Quality of Life Outcomes,
4, 88- 96.
Grossi, E. Sacco, P.L. Tavano Blessi, G.
Cerutti, R. (2010). A Tale of Two Cities: Cultural Access
and Subjective Well-Being in Bolzano/Bozen and Siracusa. A
Comparative Study. Mimeo, IUAV University, Venice.
Haas, B. K. (1999a). Clarification and Integration
of Similar Quality of Life Concepts. IMAGE: Journal of Nursing
Scholarship, 31, 215-220.
Haas, B. K. (1999b). A Multidisciplinary
Concept Analysis of Quality of Life. Western Journal of Nursing
Research, 21, 6, 728-742
Hacking. S. Secker. J. Spandler. Cert Ed.
L.K. Shenton J. (2008). Evaluating the impact of participatory
art projects for people with mental health needs. Health &
Social Care in the Community, 16, 638-648.
Hagerty, M. R.. Cummins, R. A. Ferriss,
A. L. Land, K. Michalos, A. C. Peterson, M. Sharpe, A. Sirgy,
M. J. Vogel, J. (2001). Quality of Life Indexes for National
Policy: Review and Agenda for Research. Social Indicators
Research, 55, 1-96.
Haykin, S. (1998). Neural Networks: A Comprehensive
Foundation, second edition (New York: Prentice Hall).
Henrich, J. Boyd, J. Richerson, P.J. (2008).
Five Misunderstandings About Cultural Evolution. Human Nature,
19, 119-137.
Hyppa, M. T. Maki, J. Impivaara, O. Aromaa,
A. (2006). Leisure Participation Predicts Survival: A Population-Based
Study in Finland. Health Promotion International, 21, 5-12.
Koonlaan, B.B. Bygren, L.O. Johansson, S.E.
(2000). Visiting the Cinema, Concerts, Museums or Art Exhibitions
as Determinant of Survival: A Swedish Fourteen-Year Cohort
Follow-up. Scandinavian Journal of Public Health, 28, 174-178.
Laukka, P. (2007). Uses of Music and Psychological
Well-Being Among the Elderly. Journal of Happiness Studies,
8, 215-241.
Lu, L. Gilmour, R. (2004). Culture and Conceptions
of Happiness: Individual Oriented and Social Oriented SWB.
Journal of Happiness Studies, 5, 269-291.
Manderson, L. Allotey, P. (2003). Storytelling,
Marginality and Community in Australia: How Immigrants Position
Their Difference in Health Care Settings. Medical Anthropology
22, 1-21.
Michalos A.C. (2005). Arts and the Quality
of Life: An Exploratory Study. Social Indicators Research,
71, 11-59
Michalos, A.C. Kahlke, P.M. (2008). Impact
of Arts-Related Activities on the Perceived Quality of Life.
Social Indicators Research, 89, 193-258.
Nummela, O. Sulander, T. Rahkonen, O. Uutela,
A. (2008). Associations of Self-Rated Health With Different
Forms of Leisure Activities Among Ageing People. International
Journal of Public Health, 53, 227-235.
Penco. S. Buscema. M. Patrosso. M.C. Marocchi.
A. Grossi. E. (2008). New Application of Intelligent Agents
in Sporadic Amyotrophic Lateral Sclerosis Identifies Unexpected
Specific Genetic Background. BMC Bioinformatics, 9, 254-266.
Qureshi, B. (1994). Transcultural Medicine,
second edition. (Dordrecht: Kluwer).
Riff, C.D. Singer, B.H. (2008). Know Thyself
and Become What You Are: A Eudaimonic Approach to Psychlogical
Well Being. Journal of Happiness Studies, 9, 13-39.
Rosengren, A. Subramanian, S.V. Islam, S.
Chow, C.K. Avezum, A. Kazmi, K. Sliwa, K. Zubaid, M. Rangarajan,
S. Yusuf, S. (2009). Education and Risk for Acute Myocardial
Infarction in 52 High-, Middle- and Low-Income Countries:
INTERHEART Case-Control Study. Heart, 95, 2014-2022.
Sacco, P.L.. Tavano Blessi, G.. (2009).
The Social Viability of Culture-led Urban Transformation Processes:
Evidence from the Bicocca District, Milan. Urban Studies,
46, 1115-1135.
Sen, A. (1999). Development as Freedom.
(New York: Anchor Books).
Sheldon, K.M., Hoon, T.H. (2007). The Multiple
Determination of Well-Being: Independent Effects of Positive
Traits, Needs, Goals, Selves, Social Supports, and Cultural
Contexts. Journal of Happiness Studies, 8, 565-592.
Siegrist, J. (2008). Social Determinants
of Health - A Cross Cultural Perspective. International Journal
of Public Health, 53, 277-278.
Taillefer, M. C. Dupuis, G. Roberge, M.A.
Lemay, S. (2003) Health-Related Quality of Life Models: Systematic
Review of the Literature. Social Indicators Research, 64,
293-323
Uchida, Y. Norasakkunkit, V. Kitayama, S.
(2004). Cultural Constructions of Happiness: Theory and Empirical
Evidence. Journal of Happiness Studies, 5, 223-239.
Zheng, X. Sang, D. Wang, L. (2004). Acculturation
and Subjective Well-Being of Chinese Students in Australia.
Journal of Happiness Studies, 5, 57-72.
|
Gli editoriali più recenti |
|