di
Dott.ssa Emine Meral Inelmen
Ricercatore -Cattedra di Geriatria- Direttore Prof. E. Manzato.
Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche
Università degli Studi di Padova
Introduzione
La colite ischemica (CI) fa parte del gruppo delle ischemie
intestinali (acuta e cronica), ed è la forma più
comune (50-60 %) di danno ischemico del tratto gastro-intestinale.
Il termine fu coniato da Marston et al, nel 1966 (1) per descrivere
una entità clinica con un largo spettro di cause, presentazioni
e manifestazioni cliniche.
Il ragionamento adottato da questi Autori per definire tale
patologia fu il seguente: se episodi di ischemia avvengono
nel cuore e nel cervello, perché essi non possono presentarsi
nell'intestino, in particolare nel colon dove l'afflusso di
sangue è relativamente precario? Furono descritti 16
casi di pazienti tra i 44 e 81 anni, due dei quali morirono
in seguito a complicanze dopo resezione e anastomosi digiuno-colica,
e per embolia polmonare. Gli Autori notarono che la maggiore
prevalenza di tale entità clinica - allora sconosciuta
- era nei soggetti oltre i 60 anni.
Definizione
Come è definita la CI? Essa è una condizione
vascolare di flusso di sangue inadeguato nel colon che conduce
a flogosi colica, e produce significativa morbilità
e mortalità (2).
Dal punto di vista clinico la CI può presentarsi in
forma occlusiva, la più grave, a rischio di gangrena,
oppure nella forma più diffusa (80-85%) non occlusiva,
che può essere transitoria reversibile o irreversibile
cronica (3).
La CI, seppure frequente nell'anziano, soprattutto nei pazienti
fragili, può anche presentarsi in pieno benessere e
a tutte le età.
Come fu descritta per la prima volta la CI? Fu descritta come
esito della legatura della arteria mesenterica inferiore durante
ricostruzione aortica o resezione del colon (5,6). Infatti
la CI compare nell'1-7% dei casi dopo 24-36 ore da un intervento
sulla aorta addominale con legatura iatrogena dell'arteria
mesenterica inferiore (7).
Incidenza
L'incidenza della malattia nella popolazione generale varia
da 4,5 casi a 44 casi /100.000 persone /anno, ma i dati sono
probabilmente sottostimati in quanto molti pazienti affetti
di CI non si recano dal medico: questi casi non sono quindi
riportati (4). Inoltre molti altri casi, soprattutto le forme
transitorie reversibili, non vengono diagnosticati oppure
vengono diagnosticati erroneamente come coliti infiammatorie.
Il ritardo nella diagnosi di CI è frequente in quanto
molte volte, in particolare nell'anziano, essa si presenta
in modo atipico e subdolo. L'elevato rischio di morbilità
e mortalità dipende appunto anche dalla "misdiagnosis"
della malattia da parte del medico.
Fattori di rischio
Quali sono i fattori di rischio della CI? In genere tutte
quelle condizioni che fanno diminuire il flusso di sangue
al colon. Per tale motivo è stata riportata una maggiore
incidenza nei pazienti sottoposti ad intervento vascolare
(by-pass aortico o cardiaco), ed in quelli affetti da malattia
cardio-vascolare, arteriosclerosi, ipotensione, diabete mellito,
malattia renale (particolarmente negli emodializzati), coagulopatie,
collagenopatie.
Un recente studio di Chang et al, 2008 (8) ha messo in relazione
la CI con la malattia del colon irritabile e la stipsi. La
stipsi può esacerbare l'inadeguatezza vascolare, per
l'effetto di forzatura, stiramento che le feci esercitano
sulla pressione venosa e arteriosa.
Tra i farmaci, quelli che maggiormente influenzano l'insorgenza
della CI sono la digitale, i diuretici, i FANS, gli estrogeni,
gli anti-ipertensivi, la vasopressina, gli immunosoppressori,
gli psicotropici. Anche la terapia sostitutiva della menopausa
potrebbe influenzare l'insorgenza di CI transitoria (9).
Una segnalazione a parte merita l'alosetrone (antagonista
serotoninergico 5-HT3): questo farmaco (non in commercio nel
nostro Paese), utilizzato paradossalmente nella terapia della
malattia del colon irritabile, è incriminato per essere
stato causa di CI con sviluppi talvolta molto gravi.
I prodotti a base di erbe sono stati anch'essi incriminati
per essere potenziali fattori di rischio di CI. Ryan et al,
2002 (10) pubblicarono il caso di una donna di 26 anni che,
in pieno benessere e con una anamnesi completamente negativa,
si era presentata al PS con dolori lancinanti addominali ed
ematochezia. Dopo la diagnosi di CI si è voluto indagare
più a fondo nella anamnesi per verificare se avesse
assunto qualche farmaco: si è venuto a sapere così
che la paziente, per il controllo del peso, assumeva da 2
mesi, senza la prescrizione del medico, un prodotto a base
di guarana, huang e altre erbe. Tale formulazione equivale
a ben 12 mg di efedrina e 40 mg di caffeina (!). Da questo
caso emerge l'importanza dell'anamnesi farmacologica che deve
comprendere l'uso eventuale di prodotti da banco così
frequente anche in età avanzata.
E' importante dunque determinare la vera incidenza di CI nella
popolazione in modo da valutare meglio i veri effetti di molti
farmaci che sono stati associati alla CI.
Approccio diagnostico
La diagnosi di CI inizia con l'abilità del medico
a sospettarla e a riconoscerla. Quale deve essere dunque il
nostro atteggiamento di fronte ad un soggetto anziano che
accusa dolori-anche vaghi- addominali e ematochezia? Dovremmo
sospettare che possa trattarsi di CI.
I sintomi classici sono i dolori crampiformi addominali, distensione
addominale, nausea, vomito,diarrea, ematochezia, febbricola
e urgenza nella defecazione, ma l'anziano non sempre ha una
sintomatologia ben specifica.
La diagnosi differenziale di CI include: coliti infettive
(in particolare da Clostridium Difficile), malattia del colon
irritabile, colite pseudomembranosa, diverticolite e carcinoma
del colon. Nell'anziano fragile, ospedalizzato, spesso si
può erroneamente diagnosticare una colite fulminante
da Clostridium Difficile invece della CI: la differenza clinica
tra CI e colite da Clostridium Difficile può essere
quasi impossibile!
Peritonite, gangrena, perforazione sono le complicanze tardive
in cui il tasso di mortalità supera i 50%. Qualora
fossero presenti i segni di peritonismo, questi sono stati
associati anche a lesioni reversibili, ma se essi persistono
per più di qualche ora, questo va considerato come
una prova di necrosi transmurale e infarto, che necessitano
di un pronto approccio chirurgico. E' assolutamente importante
dunque la diagnosi precoce in modo da non arrivare,se possibile,
all'intervento chirurgico.
Diagnosi strumentale e bioumorale
Cosa fare di fronte ad un sospetto clinico di CI senza segni
di peritonismo? Eseguire ovviamente la colonscopia con biopsia
per identificare le alterazioni della mucosa, avere conferma
istologica e fare una diagnosi "vera" di CI. E'
necessario porre particolare attenzione durante l'esecuzione
della colonscopia (o del clisma opaco a doppio contrasto):
sovradistendere il colon,infatti, potrebbe mostrarsi pericoloso
perché, una pressione oltre i 30 mmHg diminuisce il
flusso sanguigno intestinale, specialmente a livello mucoso.
Ad una pressione maggiore di 30 mmHg, che viene creata routinariamente
durante questi esami, ci può essere il passaggio di
sangue dalla mucosa alla sierosa, con progressiva riduzione
del gradiente artero-venoso di ossigeno. Questi meccanismi
possono aumentare il rischio di danno ischemico. Usare il
biossido di carbonio al posto della normale aria, può
ridurre il rischio: esso è un potente vasodilatatore
ed è rapidamente assorbito dal colon, portando ad un
minor periodo di distensione e ad una minore compromissione
del flusso sanguigno del colon, e quindi ad un esame più
sicuro.
La Tac dà immagini in genere non specifiche e mostra
solo lo ispessimento della parete intestinale. Le radiografie
in bianco dell'addome non dimostrano, nella maggior parte
dei casi, in fasi precoci, particolari anomalie. Riscontri
positivi nelle radiografie sono solitamente aspecifici, ma
sono indicativi di una prognosi severa. I thumprinting (che
rappresentano l'emorragia sottomucosa e l'edema) e gli pseudotumori
sono rilievi radiologici più frequenti nella presentazione
acuta della CI.
L'angio-risonanza magnetica con o senza gadolinio, è
utile a dimostrare un severo restringimento o occlusione dell'asse
celiaco e dell'arteria mesenterica superiore, ma è
meno specifica nell'individuare occlusioni più distali
o un'ischemia mesenterica non occlusiva. L'angiografia non
è usata routinariamente per la diagnosi della CI.
Quali sono le sedi più colpite di CI? Le localizzazioni
più frequenti, dette "watershed areas", sono
la flessura splenica, il colon discendente e il sigma, anche
se ogni segmento del colon può essere coinvolto.
Ci sono dei markers di laboratorio della CI? Purtroppo non
esistono, ovvero esistono in fase ormai troppo avanzata, come
il lattato sierico, la lattico-deidrogenasi e la fosfatasi
alcalina. La leucocitosi ( > 15.000 cellule/mm3) è
presente nel 46.5% dei casi (11).
Infine, in tutti i pazienti sospettati di avere la CI, si
dovrebbe eseguire una coprocoltura per ricercare Shigella,
Campylobacter, ed Escherichia ColiO157:H7.
Trattamento medico
Il trattamento della CI si basa su un monitoraggio continuo,
con particolare attenzione all'aspetto colonscopico e radiologico.
Questa forma di monitoraggio è essenziale in quanto
stabilisce la diagnosi e verifica la reversibilità
o dimostra una progressione verso una CI cronica o verso una
stenosi.
Il trattamento include anche la stabilizzazione del paziente,
l'ottimizzazione della funzione cardiaca e il riposo dell'intestino
con opportuna idratazione e nutrizione artificiale. Antibiotici
sistemici vengono somministrati nella maggior parte dei casi.
E' bene sottolineare la non somministrazione di glucocorticoidi
(che in passato invece venivano usati in quanto la CI spesso
era erroneamente diagnosticata come colite infiammatoria o
m. di Crohn), per la possibilità di aumentare il rischio
di perforazione.
Se l'esame dell'addome, la febbre e la leucocitosi suggeriscono
peggioramento o il paziente presenta diarrea o ematochezia
per più di due settimane, è probabile che si
sia instaurato un danno irreversibile ed è indicata
la resezione chirurgica.
Presentazione clinica, outcome e trattamento in letteratura
Korotinski et al, 2005 (11) riportarono, di 332 casi di
età media 68.2 anni (50.8% donne; 49.2% uomini), i
seguenti dati : 57.4% dei pazienti presentavano ipertensione,
51.2% malattia cardio-vascolare, 30.2% insufficienza renale,
24.7% diabete mellito. Nel 68.1% vi era dolore addominale,
nel 51.2% ematochezia. Per quanto riguarda la localizzazione
il colon destro era coinvolto nel 33%, il colon traverso nel
20.4%, la flessura splenica nel 18.1%, il colon sinistro nel
47.2%. Questi Autori confermarono la CI quale patologia presente
prevalentemente in età avanzata, in particolare negli
anziani affetti da co-morbidità.
I casi riportati in letteratura, comunque, riflettono l'eterogeneità
di questa patologia (12). Sono state segnalate tra le condizioni
cliniche associate alla CI, sia nella popolazione giovane
che nell'anziana, lo shock, la malattia autoimmune, la corsa
agonistica, l'uso di cocaina (12).
Quali sono stati gli outcome e il trattamento di questi pazienti?
Nello studio di Scharff et al, 2003 (12) su 129 soggetti (età
media 66 anni di cui 54% donne), il 54% è stato trattato
inizialmente con terapia medica. Nel 67% di questi, la terapia
è stata efficiente. Nel 24 % la terapia medica non
ha dato alcun risultato per cui è stato necessario
l'intervento chirurgico. Il 9% è deceduto senza subire
intervento. Il 46% del campione iniziale è stato sottoposto
ad immediato intervento e di questi il 48% è deceduto.
Questo lavoro ha dimostrato l'elevata mortalità da
CI, malgrado i vari trattamenti.
Conclusioni
La CI è un evento abbastanza diffuso in Geriatria.
Essa rappresenta una patologia molte volte di estrema gravità
e di difficile gestione clinica. Infatti l'outcome della CI
ha molte sfaccettature e può variare dalla completa
risoluzione alla forma clinica fulminante.
Nonostante i progressi dei presidi medico-chirurgici, il tasso
di mortalità che la caratterizza è ancora oggi
elevato e ciò è dovuto, in particolare, al ritardo
con cui spesso si giunge alla diagnosi.
La CI è gravata tuttora da un errore diagnostico molto
elevato. Questo perché nonostante vi sia consenso unamine
sull'eziopatogenesi di questa malattia, rimangono molte lacune
sull'identificazione di una sintomatologia specifica e sull'iter
diagnostico da seguire.
Il sospetto clinico è quindi di primaria importanza
per la diagnosi in quanto non esiste un test di laboratorio
specifico e l'esame obbiettivo può essere sottostimato.
Le diverse cause, le presentazioni cliniche variabili, e la
severità della malattia fanno sì che la diagnosi
e la gestione della CI rappresentino una vera e propria sfida!
Fonti Bibliografiche
1) Marston A, Pheils MT, Thomas ML, and
Morson BC. Gut 1966;7:1-15.
2) Guttormson NL, Bubrick MP. Mortality from ischemic colitis.
Dis Colon Rectum 1989; 134: 624-9.
3) Gandhi SK, Hanson MM, Vernava AM, Kaminski DL, Longo WE.
Ischemic colitis. Dis Colon Rectum 1996; 39:88-100.
4) Longo WE, Ward D, Vernava AM 3rd, Kamisnki DL. Outcome
of patients with total colonic ischemia. Dis Colon Rectum
1997;40:1448-54.
5) Shaw RS, Green TH. Massive mesenteric infarction following
inferior mesenteric artery ligation in resection of the colon
for carcinoma. N Engl J Med 1953;248:890-93.
6) Smith RF, Szilagyi DE. Ischemia of the colon as a complication
in the surgery of the abdominal aorta. Arch Surg 1960;80:806-9.
7) Green BT, Tendler DA. Ischemic colitis: a clinical review.
South Med J 2005;98:217-22.
8) Chang L, Kahler KH, Sarawate C, Quimbo R, Kralstein J.
Assessment of potential risk factors associated with
ischaemic colitis. Neurogastroenterol Motil 2008;
20:36- 42.
9) Zervoudis S, Grammatopoulos T, Iatrakis G, Katsoras G,
Tsionis C, Diakakis I, Calpaktsoglou, Zafiriou S. Ischemic
colitis in postmenopausal women taking replacement therapy.
Gynecol Endocr 2008; 5:257-260.
10) Ryan CK, Reamy B, Rochester JA. Ischemic colitis associated
with herbal product use in a young woman. JABFP 2002;15:309-12.
11) Korotinski S, Katz A, Malnick SDH. Chronic ischaemic bowel
diseases in the aged-go with the flow. Age and Ageing 2005;34:10-16.
12) Scharff JR, Longo WE, Vartanian SM, Jacobs DL, Bahadursingh
AN, Kaminski DL. Ischemic colitis: Spectrum of disease and
outcome. Surgery 2003,134:624-30.
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