di
Vincenzo Marigliano
Ordinario di Gerontologia e Geriatria
Università di Roma "La Sapienza"
I quarantenni sono i giovani più
vecchi, mentre i cinquantenni sono gli anziani più
giovani.
Victor Hugo
Longevità
Per longevità si intende l'intervallo massimo della
durata della vita umana, che sembra essere, attualmente, dell'ordine
di 110-120 anni. Il termine longevità, dunque, rimanda
al concetto di aspettativa di vita ovvero a quanti anni un
soggetto può vivere oggi, prendendo come termine temporale
la durata del percorso di rotazione della terra intorno al
sole. In realtà l'età dell'uomo è regolata
al suo interno da un orologio biologico, che può subire
accelerazioni o rallentamenti a seconda del genere di vita
di un individuo e che non necessariamente coincide con il
procedere del tempo astronomico.
Ma qual è l'elemento che definisce l'aspettativa
di vita? Il nostro genoma determina quel patrimonio che costituisce
la riserva funzionale da spendere nell'arco della vita. Se
l'uomo riuscisse ad impiegare il suo patrimonio genetico in
maniera oculata e piena potrebbe raggiungere la soglia dei
120 anni e finalmente concludere i suoi giorni per morte naturale;
altrimenti rischia di andare incontro ad una riduzione della
soglia funzionale, ad esempio ad una disabilità, e
ineluttabilmente ad una morte prematura. Dunque, se il processo
di invecchiamento porta necessariamente e naturalmente alla
progressiva riduzione della riserva funzionale dell'intero
organismo, dei singoli organi e apparati, il tasso di riduzione
della riserva funzionale è il risultato dell'interazione
del background genetico con l'ambiente.
Invecchiamento e ambiente
Possiamo definire l'invecchiamento come una complessa cascata
di processi che portano alla riduzione progressiva della riserva
funzionale. Secondo le teorie attuali, l'invecchiamento dipende
da fattori sia genetici che ambientali; l'organismo esposto
all'azione di agenti lesivi, sia endogeni che esogeni, tenta
di eliminarli e di mantenere l'omeostasi. Le cellule hanno
quindi sviluppato un sistema di meccanismi di difesa e di
riparazione, a sua volta controllato dai geni, definito anche
network antinvecchiamento; l'invecchiamento deriva, dunque,
dal deterioramento di tale sistema, mentre la longevità
dipende dalla sua efficienza.
La malattia, quindi, non insorge perché le cellule
invecchiano, ma perché i cambiamenti che si accumulano
con l'età, oltre un certo limite, rendono impossibile
l'adattamento e l'omeostasi a livello cellulare prima e dell'intero
organismo poi. La longevità si ottiene quando l'invecchiamento
avviene in modo uniforme, ovvero quando tutti gli organi ed
apparati subiscono un deterioramento e un decremento funzionale
di pari passo, evitando che il crollo di una funzione coinvolga
l'intero organismo. A questo punto, ci si può e ci
si deve quindi chiedere se il segreto della longevità
risieda nei geni o nell'ambiente.
Nel passato l'uomo aveva ben scarse possibilità di
invecchiare: senza protezione e senza una tecnologia sviluppata,
il decadimento fisiologico lo rendeva vittima, spesso precocemente,
di un ambiente ostile; oggi un bambino nato in un paese occidentale
ha buone probabilità di diventare centenario. Non si
è verificato, dunque, un fenomeno genetico di selezione
dei migliori, ma un adattamento della fisiologia umana ad
un ambiente circostante migliorato (accresciuta disponibilità
e migliore qualità di cibo, migliori condizioni igieniche
e abitative, ecc), che ha permesso al corpo umano un utilizzo
più efficiente delle risorse nutritive.
Longevità e fattori ambientali
Se il genoma è rimasto lo stesso da secoli, che cosa
può influire sull'aumento della speranza di vita? L'aspettativa
di vita è sicuramente condizionata da fattori ambientali
e socio-economici quali: dieta, attività fisica, stress,
fattori psico-sociali.
Recenti studi hanno messo in relazione la longevità
con lo stile alimentare mediterraneo; il nesso tra il grado
di aderenza alla dieta mediterranea e la longevità
è tale per cui ogni aumento di due punti sulla scala
di aderenza alla dieta coincide con una diminuzione dell'8%
del tasso di mortalità. Un aumento dell'aderenza alla
dieta di tre e quattro punti corrisponde a una diminuzione
del tasso di mortalità dell'11 e del 14 %. La maggior
parte dei centenari divenuti oggetto di studio ha adottato
uno stile alimentare basato sulla dieta mediterranea o comunque
ipocalorica caratterizzata da un ridotto consumo di alcool.
Ricordiamo, inoltre, l'importanza di un'attività fisica
regolare; da recenti studi, infatti, risulta che un costante
esercizio fisico porta ad un incremento della longevità
con riduzione del rischio di morte e con un guadagno, rispetto
ai sedentari, di 2,33 anni di vita. L'inattività, di
contro, rappresenta un fattore di rischio per la cardiopatia
coronarica, paragonabile all'ipertensione, fumo di sigaretta
ed elevato livello di colesterolo nel siero.
Un altro fattore ambientale che influisce sull'aspettativa
di vita di un individuo è lo stress e, conseguentemente,
ansia, sentimenti di rabbia e ostilità, che sembrano
aumentare la vulnerabilità alle malattie e incrementare
il rischio di morte improvvisa per malattie cardiovascolari
o per altre patologie. I centenari presentano una tendenza
a rispondere ad eventi stressanti con una bassa intensità
d'ansia se sostenuti da una conservata funzione cognitiva
e buona capacità di adattamento, intesa come capacità
di affrontare nuove situazioni, a volte disagevoli e problematiche.
Il rovescio della medaglia
Sebbene il progresso tecnologico abbia garantito un incremento
dell'aspettativa di vita, necessariamente ha comportato anche
molti aspetti negativi tra i quali l'inquinamento ambientale.
Allergie, affezioni respiratorie, neoplasie sono sempre più
frequenti perché sempre più l'uomo è
esposto a particolari inquinanti ambientali quali: sostanze
tossiche presenti nell'atmosfera (arsenico, amianto, benzene,
tetracloruro di carbonio, nitrosammine, idrocarburi aromatici
policiclici, i prodotti delle combustioni), sostanze mutagene
e cancerogene (radiazioni ultraviolette), metalli (rame, ferro,
zinco) soprattutto l'alluminio, le cui tracce sono presenti
nelle acque, così come nel pentolame o nei farmaci,
pesticidi e radiazioni elettromagnetiche. E' stato ampiamente
dimostrato che molte di queste sostanze sono correlate con
alcune neoplasie e malattie neurodegenerative; un recente
studio afferma che gran parte dei pazienti affetti da Morbo
di Parkinson o Demenza di Alzheimer ha vissuto in zone rurali,
ha bevuto acqua di pozzo ed è stata più esposta
a erbicidi o insetticidi.
Conclusioni
La sfida della geriatria è di identificare i fattori
che consentono di arrivare a cento anni, affinché la
longevità possa divenire un traguardo raggiungibile
da tutti e non una conquista di pochi fortunati. Il centenario
sano non sarà più l'eccezione, ma la regola
e diverrà una preziosa risorsa per la nostra società.
E, laddove il progresso socio-ambientale non conduca alla
successfull aging, la Medicina Predittiva potrà aiutare
i clinici a riconoscere i meccanismi di invecchiamento sia
dal punto di vista genomico che ambientale, e di attuare interventi
capaci di consentire il raggiungimento dell'età avanzata.
Bibliografia
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In Atti del 2° Congresso Nazionale della Federazione Italiana
Medicina Geriatria. Ed. Cesi-Roma 2007.
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5. CDC. Strength training among adults aged >/=65 years
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6. Baldi I. et al. Neurodegenerative diseases and exposure
to pesticides in the elderly. Am J Epidem. 2003 Mar 1; 157(5):
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