Il termine geragogia rimane ancora un neologismo alquanto
enigmatico nonostante siano trascorsi più di cinque
lustri dalla sua prima comparsa in letteratura. Vale la pena
di osservare che tale locuzione resta oggidì sconosciuta
non solo ai profani, anche se non a tutti, ma addirittura
alla gran parte dei medici e, persino, a molti operatori geriatrici
ed esperti di politica sanitaria.
Negli ultimi anni la parola geragogia è uscita dall'ambito
circoscritto delle scuole di geriatria (nei cui programmi
la disciplina omonima figura tra gli insegnamenti tecnicopratici)
per interessare più da vicino una certa "élite" di studiosi
che, della materia, hanno fatto argomento di svariate pubblicazioni
e di qualche convegno scientifico, senza, peraltro, che ne
sia derivata sino ad oggi una ricaduta apprezzabile sul mondo
sanitario. È un vocabolo, infatti, che non fa ancora parte
del linguaggio medico comune e, paradossalmente, comincia
invece a far capolino nel lessico della divulgazione scientifica.
I mezzi di comunicazione sociale, infatti, si stanno impadronendo
del termine, facendone generalmente un uso per lo più improprio
per indicare, a seconda dei casi, l'educazione permanente
o "lifelong education", la psicoattivazione dell'anziano,
la psicoagogia, la preparazione al pensionamento e, talora,
anche le attività d'insegnamento presso le università della
terza età. Ma anche negli ambienti specialistici c'è stato
e c'è ancora una sorta di equivoco sul significato di questo
termine che, per essere nato da una specie di manomissione
della parola pedagogia, si presta ad almeno due interpretazioni.
Se il pedagogo è colui che educa il fanciullo, il geragogo
per analogia dovrebbe essere quel tale che educa il vecchio
o, in qualche modo, si propone di insegnargli qualcosa. Da
un punto di vista, quindi, rigorosamente letterale con il
termine geragogia si dovrebbe designare la disciplina che
ha per oggetto di studio le teorie, i metodi ed i problemi
relativi all'educazione del soggetto anziano. In questi ultimi
tempi, infatti, è stato ampiamente superato il preconcetto
secondo cui l'anziano non sarebbe più in grado di apprendere,
di arricchire, cioè, ulteriormente il proprio patrimonio conoscitivo.
Vai alla seconda
parte>
|
|