Senza addentrarci in altri particolari fisiometabolici, che
esulano del resto dagli scopi della presente trattazione,
possiamo concludere che nell'anziano, più che nel giovane,
la promozione di un'attività fisica controllata sembra in
grado di indurre vantaggi funzionali e metabolici nella muscolatura
striata in via d'involuzione. Inoltre va sottolineato che
l'attivazione del sistema muscolare striato rende possibile
un migliore adattamento funzionale non solo a livello della
fibrocellula ma nell'intero organismo, posto continuamente
di fronte alle abituali variazioni del suo ambiente interno
ed esterno. In tale senso l'attività fisica pud consentire,
oltre a maggiori prestazioni motorie, anche una migliore regolazione
neuromuscolare, il cui scadimento soprattutto caratterizza
l'invecchiamento di tale sistema. Se prendiamo in esame, d'altra
parte, le modificazioni senili dell'apparato respiratorio
è facilmente riscontrabile che la progressiva riduzione del
tessuto elastico determina un decremento della capacità espansiva
polmonare e rende, di conseguenza, meno agevole il rinnovo
dell'aria alveolare, mentre la ridotta possibilità estensiva
del territorio perfusivo capillare e l'accrescimento delle
resistenze vascolari aumentano il costo respiratorio e compromettono
l'ematosi.
Nel complesso, quindi, possiamo osservare che la capacità
di lavoro respiratorio massimale è limitata nel vecchio, anche
in considerazione dell'elevato numero di malattie respiratorie
rilevabili nella popolazione anziana apparentemente normale.
Va rilevato, comunque, che se, da un lato, la serie di limitazioni
che abbiamo elencato impedisce la pratica di un lavoro fisico
intenso, dall'altro essa può indirizzare l'esercizio fisico
verso particolari modalità di esecuzione che possono favorire,
in definitiva, un miglioramento della capacità aerobica massima
e di quella ventilatoria. Anche per quanto concerne l'apparato
circolatorio è ormai acquisito che l'attivazione controllata
dello stesso, tramite l'esercizio fisico, consente non solo
di guadagnare elementi biologici utili quali lo sviluppo dei
circoli collaterali miocardici, l'aumento relativo del rapporto
di perfusione ed una ridotta sensibilità alle catecolamine,
ma determina altresì variazioni dell'equilibrio coagulativofibrinolitico
che sembrano intervenire positivamente nella riduzione del
tasso di mortalità per infarto miocardico. Da queste brevi
considerazioni consegue l'importanza, da un punto di vista
pedagogico e preventivo, di interventi educazionali che insegnino
a mantenere un sufficiente livello di attività fisica sia
nell'età giovaneadulta che in quella senile. Numerosi studiosi
della materia sono dell'avviso che molte trasformazioni della
struttura organismica e delle sue funzioni, correlate al processo
d'invecchiamento, possono essere contenute e ritardate dall'attuazione
di un programma continuativo di attività fisica. Indagini
di tipo prospettico, infatti, hanno confermato che l'esercizio
fisico, oltre agli effetti muscolari, cardiovascolari e respiratori,
è in grado di opporsi alla perdita progressiva di massa ossea,
di migliorare la funzione articolare e di stimolare le attività
cognitive superiori.
Meno conosciute sono invece le conseguenze psichiatriche
dell'esercizio fisico regolare, anche se siamo in possesso
di un discreto numero di cognizioni sugli effetti psicologici
della attività fisica aerobica. Soggetti anziani sono stati
valutati in questo senso e giudicati meno ansiosi o depressi
dopo una regolare attività fisica aerobica, ma a tutt'oggi
non sono ancora stati condotti studi sistematici sul trattamento
della depressione involutiva con l'esercizio fisico. Tuttavia
possiamo affermare, sulla base della nostra esperienza, che
negli individui anziani che seguono un regolare programma
di attivazione fisica si registra generalmente una migliore
capacità di difendersi dai pericoli dell'ambiente, dalle cadute
e dai traumi in genere. È compito della geragogia, pertanto,
insegnare all'anziano l'importanza del movimento e stabilire,
per ogni soggetto, un programma personalizzato e continuativo
di attività fisica, spiegandone nei particolari i vantaggi
fisici e psicologici che integrano nel vecchio l'immagine
di sè e ne migliorano l'autostima.
In conclusione l'attività fisica nell'uomo che invecchia
induce sempre una attivazione globale dell'organismo influendo
positivamente sul processo di senescenza biologica e potenziando
inoltre quell'adattamento ecologico la cui perdita, come abbiamo
più volte osservato, è l'aspetto più caratteristico della
senilizzazione umana.
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