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Attività fisica e invecchiamento - 3  

Senza addentrarci in altri particolari fisiometabolici, che esulano del resto dagli scopi della presente trattazione, possiamo concludere che nell'anziano, più che nel giovane, la promozione di un'attività fisica controllata sembra in grado di indurre vantaggi funzionali e metabolici nella muscolatura striata in via d'involuzione. Inoltre va sottolineato che l'attivazione del sistema muscolare striato rende possibile un migliore adattamento funzionale non solo a livello della fibrocellula ma nell'intero organismo, posto continuamente di fronte alle abituali variazioni del suo ambiente interno ed esterno. In tale senso l'attività fisica pud consentire, oltre a maggiori prestazioni motorie, anche una migliore regolazione neuromuscolare, il cui scadimento soprattutto caratterizza l'invecchiamento di tale sistema. Se prendiamo in esame, d'altra parte, le modificazioni senili dell'apparato respiratorio è facilmente riscontrabile che la progressiva riduzione del tessuto elastico determina un decremento della capacità espansiva polmonare e rende, di conseguenza, meno agevole il rinnovo dell'aria alveolare, mentre la ridotta possibilità estensiva del territorio perfusivo capillare e l'accrescimento delle resistenze vascolari aumentano il costo respiratorio e compromettono l'ematosi.

Nel complesso, quindi, possiamo osservare che la capacità di lavoro respiratorio massimale è limitata nel vecchio, anche in considerazione dell'elevato numero di malattie respiratorie rilevabili nella popolazione anziana apparentemente normale. Va rilevato, comunque, che se, da un lato, la serie di limitazioni che abbiamo elencato impedisce la pratica di un lavoro fisico intenso, dall'altro essa può indirizzare l'esercizio fisico verso particolari modalità di esecuzione che possono favorire, in definitiva, un miglioramento della capacità aerobica massima e di quella ventilatoria. Anche per quanto concerne l'apparato circolatorio è ormai acquisito che l'attivazione controllata dello stesso, tramite l'esercizio fisico, consente non solo di guadagnare elementi biologici utili quali lo sviluppo dei circoli collaterali miocardici, l'aumento relativo del rapporto di perfusione ed una ridotta sensibilità alle catecolamine, ma determina altresì variazioni dell'equilibrio coagulativofibrinolitico che sembrano intervenire positivamente nella riduzione del tasso di mortalità per infarto miocardico. Da queste brevi considerazioni consegue l'importanza, da un punto di vista pedagogico e preventivo, di interventi educazionali che insegnino a mantenere un sufficiente livello di attività fisica sia nell'età giovaneadulta che in quella senile. Numerosi studiosi della materia sono dell'avviso che molte trasformazioni della struttura organismica e delle sue funzioni, correlate al processo d'invecchiamento, possono essere contenute e ritardate dall'attuazione di un programma continuativo di attività fisica. Indagini di tipo prospettico, infatti, hanno confermato che l'esercizio fisico, oltre agli effetti muscolari, cardiovascolari e respiratori, è in grado di opporsi alla perdita progressiva di massa ossea, di migliorare la funzione articolare e di stimolare le attività cognitive superiori.

Meno conosciute sono invece le conseguenze psichiatriche dell'esercizio fisico regolare, anche se siamo in possesso di un discreto numero di cognizioni sugli effetti psicologici della attività fisica aerobica. Soggetti anziani sono stati valutati in questo senso e giudicati meno ansiosi o depressi dopo una regolare attività fisica aerobica, ma a tutt'oggi non sono ancora stati condotti studi sistematici sul trattamento della depressione involutiva con l'esercizio fisico. Tuttavia possiamo affermare, sulla base della nostra esperienza, che negli individui anziani che seguono un regolare programma di attivazione fisica si registra generalmente una migliore capacità di difendersi dai pericoli dell'ambiente, dalle cadute e dai traumi in genere. È compito della geragogia, pertanto, insegnare all'anziano l'importanza del movimento e stabilire, per ogni soggetto, un programma personalizzato e continuativo di attività fisica, spiegandone nei particolari i vantaggi fisici e psicologici che integrano nel vecchio l'immagine di sè e ne migliorano l'autostima.

In conclusione l'attività fisica nell'uomo che invecchia induce sempre una attivazione globale dell'organismo influendo positivamente sul processo di senescenza biologica e potenziando inoltre quell'adattamento ecologico la cui perdita, come abbiamo più volte osservato, è l'aspetto più caratteristico della senilizzazione umana.

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