È facilmente intuibile come già il semplice approccio ad
un problema alquanto complesso qual è appunto quello dell'attività
fisica nel soggetto anziano, possa comportare difficoltà notevoli
sia dal punto di vista medicogeriatrico che da quello più
specificatamente geragogico. Al geriatra spetta infatti il
compito di accertare, prima di ogni altra cosa, se una pratica
continua e controllata dell'esercizio fisico agisca o meno,
nell'età avanzata, come un fattore di minore morbilità, evenienza
questa che riveste un notevole significato speculativo, pratico
e pedagogico, a seconda dei diversi interessi di chi opera
in tali campi.
A questo proposito è certamente utile riferirsi all'esperienza
acquisita dalla medicina sportiva che ha potuto constatare
nei veterani come l'uso costante e sorvegliato di un'attività
sportiva adeguata sia in grado di incrementare le resistenze
globali dell'organismo, riesca a contenere l'involuzione muscoloscheletrîca
e cardiovascolare, ottenendo, nel contempo, di stimolare
l'attività psicointellettuale del soggetto. Se la consuetudine
sportiva, quindi, è sicuramente in grado di conservare nel
vecchio uno stato di salute migliore, non ci sembra peraltro
del tutto infondata la congettura che anche l'esercizio fisico
in generale abbia la capacità d'influire positivamente sull'invecchiamento
cosiddetto usuale e, probabilmente, d'inter ferire in modo
diretto anche nel processo di senescenza biologica o primitiva.
L'invecchiamento, infatti, può definirsi come un progressivo
disadattamento di fronte alle ordinarie fluttuazioni dell'ambiente
interno ed esterno dell'organismo umano ed è probabile che
ogni fattore in grado di comprometterne l'adeguamento ecologico
debba anche essere in grado di accelerare tale fenomeno. In
questo senso anche la progressiva limitazione dell'attività
fisica, conseguenza del sedentarismo meccanizzato e della
pianificazione strumentalizzata di ogni lavoro muscolare,
può intervenire nel favorire un precoce invecchiamento e nel
facilitare l'insorgenza di quelle malattie che più frequentemente
troviamo quali fattori determinanti dell'invecchiamento secondario,
detto oggi "usuale", in contrapposizione a quello che abbiamo
chiamato normale o biologico.
Abbiamo visto, nelle precedenti lezioni, che la senescenza
deve considerarsi anche un fenomeno ecologico (non solo bioantropologico)
e quindi strettamente correlato anche alle situazioni ambientali
ed al sistema o stile di vita di ogni individuo. La geragogia,
che si propone per l'appunto l'educazione permanente dell'uomo,
non può pertanto disinteressarsi dei rapporti e delle interferenze
che sussistono tra invecchiamento ed attività fisica, ma deve
anzi occuparsi proprio degli effetti che il lavoro muscolare
può aver sul processo di senescenza e, parimenti,della tolleranza
all'esercizio fisico riscontrabile nel soggetto senile. Si
può facilmente intuire, a questo proposito, che la progressiva
riduzione di ogni attività che richieda l'impegno delle masse
muscolari debba fatalmente ripercuotersi sui meccanismi omeostatici
dell'organismo e sulle sue capacità di adattamento ecologico.
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