Nei programmi di geragogia l'educazione alimentare occupa
una parte di preminenza per la notevole importanza che una
corretta alimentazione assume nel favorire il prolungamento
di una vita attiva, autonoma e consapevole. L'alimentazione,
infatti, riveste un ruolo fondamentale nel campo della geriatria
preventiva che, in questi ultimi anni, ha messo in particolare
evidenza le principali modificazioni nutrizionali e metaboliche
che l'età determina nell'organismo.
L'alimentazione oggi ha acquisito, infatti, aspetti così
complessi, per l'ampliamento delle conoscenze sulla composizione
dei vari nutrienti e sulla fisiopatologia umana, che la scelta
di un alimento al posto di un altro diventa senz'altro un
atto che possiamo definire culturale. Si tratta infatti di
una scelta che l'uomo opera nell'ambiente in cui vive e che,
caratterizzando il suo comportamento, si traduce in sostanza
in un fatto di cultura che trova, del resto, profonde radici
nella tradizione e nella collocazione eticopolitica dell'individuo
e della sua comunità naturale. Il comportamento alimentare,
specie nel soggetto in età presenile, non può affidarsi più
a criteri puramente istintivi, stagionali e geografici, come
in passato, non fosse altro per il fatto che oggi disponiamo
di una enorme varietà di alimenti in tutti i mesi dell'anno
ed abbiamo, inoltre, ampliato in modo imponente le conoscenze
sulla loro composizione ed il loro coinvolgimento causale
in problemi di fisiopatologia umana.
Siamo quindi in grado di mettere in relazione a comportamenti
alimentari errati dell'età adulta (e di quelle precedenti)
malattie oggi molto diffuse quali obesità, ipertensione, aterosclerosi,
diabete ed altre per le quali i geriatri sono chiamati in
causa non solo per il fatto che i danni clinici di tali processi
morbosi si manifestano per lo più all'inizio dell'involuzione
senile ma, soprattutto, perchè ne rappresentano i fattori
acceleranti. L'educazione alimentare, quindi, costituisce
nell'adulto, forse più che nell'età scolare, un momento necessario
di formazione culturale se è vero, come è vero, che il comportamento
alimentare è presupposto da un lato di salute e dall'altro
può essere causa diretta e sufficiente di malattia.
Ci sembra pertanto di importanza fondamentale che l'adulto
in età presenile, periodo della vita che può essere ancora
plasmabile e fecondo, venga educato a modificare abitudini
alimentari scorrette ed impari a nutrirsi in modo appropriato
per mantenere o ritrovare, quando occorra, la propria salute
fisica e psichica. Il processo di senescenza e le malattie
peculiari dell'età involutiva richiedono accorgimenti dietetici
diversi dalle norme igieniche generali che possono essere
insegnate già sui banchi di scuola. Si tratta, per l'adulto,
di conoscenze e informazioni nuove che devono assolutamente
entrare nel bagaglio culturale di chi si accinge ad invecchiare
con profitto, conservando cioè il bene prezioso della salute.
Quella presenile è quindi un'età ancora ricca e fertile che
il geragogo e gli operatori geriatrici non possono assolutamente
lasciarsi sfuggire.
Le attuali conoscenze sulle condizioni nutrizionali della
terza età derivano in gran parte da indagini di tipo trasversale
che hanno messo in evidenza, pur tra notevoli lacune, che
un'alta percentuale di anziani (non chiaramente stabilita)
si trova in condizioni di carenza nei riguardi di determinati
nutrienti. Possiamo classificare le cause che conducono alla
malnutrizione nel soggetto anziano in categorie di ordine
psicologico, sociale ed organico. Tra le prime si annovera
la depressione esistenziale, peculiare dell'età involutiva,
che spesso consegue a lutti familiari, al cambiamento di ruolo,
alla paura della vecchiaia ed a cui si può attribuire spesso
la perdita dell'appetito e la riduzione dell'assunzione di
cibo. È noto, infatti, che "mangiare" rappresenta una importante
attività psicosociale per cui il cibo viene visto di volta
in volta come simbolo d'amicizia, di prestigio, di creatività
e di eutimia.
Le cause sociali ed ambientali che possono influire sulla
cattiva nutrizione dell'età anziana vanno ricercate soprattutto
nelle frequenti ristrettezze economiche, in particolari condizioni
quali l'isolamento e la solitudine, nella mancanza di aiuto
domestico che determina sovente difficoltà nella preparazione
dei pasti. L'alimentazione dell'anziano, infatti, dev'essere
considerata come un atto globale che comprende la capacità
di programmare l'acquisto e la scelta del cibo, di trasformare
tale intenzione in azione e di cucinare, infine, un pasto
adeguato. Accade, pertanto, che quando si perde la motivazione
all'allestimento del pasto si adotta spesso una dieta insufficiente
ed uniforme ed inoltre si tende spesse a cucinare, come abbiamo
già osservato, grandi quantitativi di cibo da riscaldare in
seguito e consumare nell'arco di parecchi giorni con conseguente
perdita di tutti gli alimenti nutritivi labili quali, ad esempio,
le vitamine idrosolubili.
Tra i fattori psicosociali che condizionano l'alimentazione
del vecchio si possono annoverare, altresì, le abitudini alimentari
inveterate ed irrazionali (tra cui l'abuso alcolico), la troppo
diffusa disinformazione alimentare e, come dicevamo, la riduzione
di potere economico nell'anziano pensionato. Tra le cause
organiche, infine, che possono causare malnutrizione distinguiamo,
per praticità, quelle "fisiologiche" da quelle dovute alla
patologia cronica senile. Le modificazioni anatomofunzionali
dell'apparato digerente associate all'invecchiamento (ipogeusia,
edentulia, atrofia gastrica) condizionano notevolmente le
scelte alimentari dell'anziano, orientandole verso il consumo
di alimenti di "facile digestione" ma spesso carenti di principi
nutritivi.
Vai alla seconda
parte>
|
|