Una consistente minoranza di alcolisti anziani inizia a
bere in modo inadeguato piuttosto tardivamente, in risposta
per lo più a fattori di stress psicosociale ed a situazioni
di generico disagio esistenziale. Tra gli alcolisti anziani
ad inizio tardivo, infatti, si riscontrano solitamente più
bisogni di tipo psicosociale che veri problemi medicogeriatrici,
anche se questi soggetti sono esposti ugualmente ad un certo
rischio potenziale di eventi morbosi che possono causare la
perdita dell'autonomia, qualora non si intervenga in modo
opportuno e tempestivo.
L'alcolismo tardivo dell'individuo anziano è un fenomeno
subdolo, di difficile interpretazione e generalmente misconosciuto.
È necessario che il geriatra ponga, pertanto, la massima attenzione
a quegli indizi che ne possano consentire il riconoscimento
precoce, al fine di programmare interventi non solo riabilitativi
ma soprattutto educazionali e preventivi. Non va sottaciuto,
infatti, che l'80% degli alcolisti anziani che giungono all'attenzione
del medico di base, come risulta anche da una nostra indagine,
non viene generalmente identificato come tale e sfugge, quindi,
ad ogni possibile intervento di tipo geragogico.
In un altro studio, che fu argomento di tesi nella Suola
di Geriatria dell'Università di Padova, venne riconosciuto
come alcolista il 17% dei residenti in varie case di riposo
del Vicentino, mentre soltanto il 2% era stato classificato
come tale al momento del ricovero. Questi dati, confermati
da ricerche recenti, suggeriscono da una parte che il problema
è serio e, come dicevamo, in larga misura ignorato e, dall'altra,
sollevano l'importante questione riguardante l'età d'insorgenza
dell'alcolismo senile.
Nella letteratura che tratta tale argomento c'è ormai tra
i vari autori un generale consenso nel dividere gli alcolisti
anziani in due principali sottogruppi sulla base dell'epoca
in cui si presume sia iniziato l'abuso alcolico. Earlyonset
drinkers sono detti coloro che hanno iniziato a bere in modo
inadeguato nell'età giovanileadulta e che, ciononostante,
sono riusciti a raggiungere un'età avanzata, evitando il rischio
non trascurabile della mortalità prematura correlata all'alcol.
Questi soggetti possono considerarsi dei sopravvissuti,
per molti aspetti, se si tiene conto della importante morbilità
che riconosce spesso all'alcol un ruolo eziologico preminente.
Lateonset drinkers, invece, sono definiti quei vecchi che
non provengono da precedenti abusi e iniziano a bere in modo
inadeguato quando sono già in età avanzata. Li abbiamo menzionati
come bevitori tardivi o, anche, come bevitori reattivi perchè
eccedono in risposta a fattori disturbanti che sono insiti
in una realtà esistenziale a cui non sanno adeguarsi. In modo
piuttosto approssimativo possiamo affermare che i due terzi
degli alcolisti anziani, secondo i dati della letteratura,
appartengono al primo tipo, quello cioè degli alcolisti che
sono riusciti a diventare vecchi, mentre soltanto un terzo
è inquadrabile nel secondo tipo, quello dei vecchi che sono
diventati alcolisti.
È questa però una minoranza importante, come abbiamo osservato,
all'interno della popolazione generale di alcolisti anziani,
e merita una speciale attenzione da parte degli operatori
geriatrici perchè si presta a tutta una serie di considerazioni
psicosociali e geragogiche di grande interesse pratico. Diciamo
subito che sino a non molto tempo fa i problemi inerenti all'abuso
di bevande alcoliche nel soggetto senile avevano ricevuto
un'attenzione piuttosto scarsa da parte dei medici pratici
e, direi, anche da parte di molti studiosi, se si pensa che,
relativamente all'enorme letteratura esistente in materia,
l'alcolismo del vecchio risultava ancora piuttosto trascurato.
È vero, peraltro, che ricercatori e medici pratici si trovano
oggi d'accordo sulla necessità, almeno, di una maggiore conoscenza
riguardo a tale problema e sull'esigenza urgente di individuare
dei modelli specifici che definiscano meglio l'alcolismo della
terza età. Sotto questo aspetto non ci sembrano di grande
valore pratico le indagini statistiche che si propongono di
valutare la prevalenza di abuso alcolico nelle popolazioni
di età superiore ai 65 anni (dato molto difficile da precisare,
del resto), senza considerare i limiti dettati dagli usi dietetici
e sociali delle varie comunità e senza conoscere con sufficiente
approssimazione i livelli che interferiscono con la salute
del bevitore anziano e quelli che possono provocare abitudine
e dipendenza.
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