di
Rita Farneti
TEMPO DI VITA, TEMPO DI MORTE
Facile esser giovane
bene portarsi
lungi da ogni meschinità.
Difficile sorridere
quando il pulsare della vita batte rintocchi stanchi.
Colui che ancora tiene vive le passioni
unisce con la forza del cuore
ogni più lontano paese.
Se la morte sembra attenderci
allunghiamo il nostro passo
non cediamo alle lusinghe di un lento procedere.
Cerchiamo l'incontro.
La morte non è né là né qui.
E' foglia su tutti i sentieri.
E' sguardo insolitamente triste se tradiamo la vita.
( liberamente rielaborato da H.Hesse)
PREMESSA INTRODUTTIVA
Nel presentare l'interpretazione dell'articolo di Calvin
Colarusso" Separation - individuation phenomena in adulthood
: General concepts and the fifth individuation", mi preme
sottolineare la necessaria sintesi rispetto all'originale
dell'autore americano.
E' ormai accertato in letteratura che l'elaborazione della
teoria della separazione - individuazione,come fenomeno insorgente
negli anni successivi all'infanzia, si è rivelata centrale
nella cornice concettuale offerta dalla dottrina psicoanalitica
e per svariati decenni.
Poiché la teoria sulla s-i *riguarda il concetto
di sviluppo e crescita,occorre in primis adottare una definizione.L'
interpretazione data da R.Spitz si rivela di grandissima utilità
ed efficacia esplicativa, perché mette in luce l'effetto,nello
sviluppo psichico, dell'interazione di forze biologiche,evolutive
ed intrapsichiche che s'intrecciano durante l'intero ciclo
dell'esistenza.
Spitz(1965) considera dunque lo sviluppo come l'emergere
ed il proporsi di aspetti di personalità - legati al
funzionamento dell'io ed alla necessità di adattarsi
alla realtà - in grado di rappresentare scambi negoziati
fra organismo ed ambiente/interno/esterno.
In molti autori(Erikson 1963,Emde 1985,Pollock 1998) lo
sviluppo è assimilato ad esperienza del ciclo di vita
e non si valuta come un segmento cronologicamente definito
all'interno dell'esistenza.
Poiché con crescita intendiamo un concetto evolutivo,che
rimanda nel suo complesso ad un processo dinamico e continuo,la
personalità cosiddetta adulta diventa comunque oggetto
di modificazioni strutturali articolate nel corso dell'esistenza.
La psicologia dello sviluppo adulto si rivela dunque importante
per la clinica psicoanalitica altrettanto quanto lo sono i
costrutti teorici che si riferiscono all'infanzia.
E' ovvio che lo sviluppo non può sovrapporsi meramente
alla crescita perché comprende progressione,regressione,nuove
costruzioni,rimodellamento e, in certi aspetti,declino.Tuttavia
è importante soffermarsi sulla valenza degli impulsi
libidici ed aggressivi nelle relazioni oggettuali e su qualsivoglia
inferenza esercitata dall'ambiente nell'evoluzione delle istanze
dell'io e del Super-io durante l'età adulta.
* s-i :abbreviazione per separazione ed individuazione.
LA QUINTA INDIVIDUAZIONE
All'inizio degli anni '70 l'APA , American Psychoanalytic
Association, enfatizzò i contributi attinenti all'esperienza
di s-i durante l'infanzia,inclusi i riflessi della medesima
durante il ciclo di vita (Marcus 1973,Sternschein 1973,Winestine
1973)e, nonostante siano ormai trascorsi venticinque anni,
questi concetti di base continuano ad essere sottoposti a
riflessione ed elaborazione critica.
L'essere umano è dapprima assolutamente,poi relativamente
dipendente dalla madre: si potrebbe pensare l'esistenza come
il formarsi di un più o meno felice processo attraverso
il quale ci si separa ma al tempo stesso s'introietta una
madre con la quale è stata realizzata una simbiosi
perfetta poi perduta.
Un anelare senza soluzione di continuità ad un reale
o fantasticato stato ideale del Sé **,più compiutamente
espresso nella fusione con una madre completamente buona -
un tempo parte del Sé - con la quale l'individuo aveva
sperimentato una condizione di assoluto soddisfacimento e
totale benessere psicofisico.
Premesso che la primaria diade madre/bambino rappresenta
la base su cui tutte le altre relazioni verranno in futuro
costruite, i concetti di assoluta o relativa dipendenza dalla
madre, differenziazione ed introiezione della madre simbiotica
perduta, risultano insufficienti a spiegare in modo adeguato
i fenomeni della s-i nell'età adulta .
Se infatti volessimo estendere alla lettera questi concetti
alla condizione adulta ne conseguirebbe un mero riduzionismo
psichico:l'adulto non riproduce il primitivo processo di s-i
,così come si modula nei primi tre anni di vita , tanto
meno è coinvolto similiter nel processo di differenziazione
del Sé dall'oggetto .
Aspetti di intimità e separatezza - che caratterizzano
i legami con altri significativi - sono in una qualche misura
pallido riverbero delle dinamiche presenti nella primaria
relazione madre bambino,ma non smentiscono la qualità
evoluta raggiunta dalla psiche adulta,così definita
perché in grado di esprimere relazioni fra soggetti
separati e differenziati( coniuge, genitori anziani,figli
e nipoti,colleghi ed amici). I tratti principali,emotivi e
cognitivi,che caratterizzano le relazioni fra adulti (sessualità,genitorialità,mete
intellettuali,lavoro e tempo libero ) si differenziano dunque
qualitativamente da quelli dell'interazione madre-bambino
: avvengono in un corpo fisicamente e sessualmente maturo
ed in una struttura psichica più sofisticata,che ha
conseguito un più alto grado di sviluppo.
**Stato ideale del Sé: condizione di onnipotenza,condizione
di totale benessere.
Basti pensare all' adolescenza :il significato delle fasi
pregenitali di s-i si collega al modo attraverso il quale
l'adolescente si cimenta con pulsioni genitali nell'affrontare
il compito evolutivo di integrazione e di identità
sessuale espressa anche da attività erotica esercitata
da soggetto che si riconosce sessuato.
Nella maturità,invece, gli esiti del processo infantile
di s-i possono solo essere desumibili dallo studio delle varie
fasi che hanno permesso la realizzazione della incorporazione
di antiche esperienze nel contesto di successive fasi evolutive.
Usualmente si spende il termine quinta individuazione per
metter in luce i processi intrapsichici e relazionali che
avvengono in soggetti adulti, dai 60 anni in avanti .
Questa formulazione teorica si aggancia logicamente al significato
dei termini prima e seconda individuazione - che Mahler e
Blos hanno proposto per infanzia ed adolescenza - ma offre
,altresì, l'opportunità di dare risalto all'intero
ciclo dell'esistenza vista da una prospettiva in cui la stessa
temporalità (dell'esistenza) costringe a filtrare soggettivamente
l'esperienza di vita.
Eppure tali termini( separazione ed individuazione),fuori
del contesto teorico originariamente proposto da Mahler,sono
ancora oggetto di critiche.Se Furnam ha sottolineato il bisogno
di inquadrare il fenomeno dell'individuazione in adolescenza
come una risoluzione del conflitto edipico che esprime la
delicata e complessa soggettività di una fase evolutiva,Schafer
non ha interpretato l'esperienza dell'adolescente con i genitori
come un'individuazione rispetto agli introietti genitoriali
,sottolineando il bisogno di definire in maniera più
rigorosa gli stessi concetti.
Separazione ed individuazione ,dunque, non possono assumere
eguale significato per l'adolescente e per l'adulto,poiché
tenderebbero ad omologare il significato della stessa esperienza
a quello insito nel mero contesto infantile.
Nella prima individuazione,infatti, la differenziazione
nella rappresentazione è al centro del concetto stesso
di s-i.Nelle fasi successive unione e separazione,coesione
e differenziazione dall'oggetto, possono leggersi complessivamente
scansioni nel processo di individuazione.
Termini come fase e sottofase per Mahler(ad es. fase pseudoautistica,simbiotica
e di separazione-individuazione)assumono decisamente un differente
significato se utilizzati per lo sviluppo adulto,perché
mirano a descrivere quelle sequenze che portano all'emergere
della capacità del Sé e della costanza d'oggetto.
Giovane,dell'età di mezzo e dell'età adulta
tarda sono concetti complessi,interpretano, forse inglobano
,condizioni e vissuti all'interno di una cornice temporale
in qualche modo arbitraria.
La stessa teoria delle fasi, formulata da Erikson, si rivela
di uso limitante nella maturità: ogni stadio si snoda
in un arco di tempo altrettanto lungo quanto l'analoga fase
infantile, per di più le esperienze di base possono
avvenire in epoche diverse ( ad es. si può diventare
genitori a venti come a sessanta anni).
Ciononostante queste limitazioni alla teoria degli stadi
dello sviluppo adulto permettono di organizzare e descrivere
esperienze e processi intrapsichici presenti nella maggior
parte degli esseri umani in momenti simili dell'esistenza.
L'elemento che accomuna tutte e cinque le individuazioni
è la presenza di somiglianze espresse nel raggiungimento
del Sé e nella costanza d'oggetto,come aspetti modulati
nel corso della vita e come modificazioni con le quali l'io
risponde alla necessità continua di cambiamenti fisici
e psicologici.
Le tre individuazioni adulte presentano ,invece, differenze
qualitative rispetto alla prima perché caratterizzate
dall' interazione fra individui piuttosto che fra oggetti
primari, influenzate , per lo più ,dal declino fisico
piuttosto che dalla crescita , presenti in una struttura psichica
ritenuta complessivamente più sofisticata.
La prima individuazione( Mahler Pine e Bergman 1975) riguarda
la nascita psicologica del bambino e riassume l'emergere,
all'età di tre anni,della capacità del Sé
e della costanza d'oggetto; su queste basi ogni futura relazione
oggettuale sarà costruita.
La seconda individuazione (Blos 1965) avviene in una struttura
psichica già consolidata dalla prima ed illustra l'effetto
dei processi evolutivi dell'adolescenza, in particolare la
maturazione fisica e sessuale e lo svilupparsi della capacità
di pensiero astratto.
Il cambiamento vero (o ristrutturazione qualitativa del
Sé )avviene in una condizione di maggiore consapevolezza
(del Sé) ,attraverso l'emergere della capacità
di una prima completa fusione sessuale e psicologica nei progressivi
passaggi dell'infatuazione,del desiderio erotico e dell'iniziale
sviluppo di una capacità di matura intimità
fra adulti.
La terza individuazione è caratterizzata da esperienze
nelle quali il Sé e l'altro risultano per la prima
volta definiti attraverso relazioni fra individui piuttosto
che fra oggetti primari.Questo sentirsi e pensarsi separato
rispetto agli oggetti infantili interpreta nuove e profondamente
significative esperienze con altri, soprattutto l'intimità
sessuale, emotiva e la fusione con estensione genetica e biologica
del Sé,ovvero la prole.
Le esperienze di giovane adulto ( lavoro) ed i primi e significativi
segni dell'invecchiamento fisico sono in grado di influenzare
la percezione del Sé e degli altri, e in maniera diversa.
Toccata dall'influenza dell'invecchiamento,della malattia,della
morte dei genitori,della trasformazione dei figli in adulti,dall'esercitare
e perdere potere nel luogo di lavoro,dalla nascita dei nipoti,la
quarta individuazione è caratterizzata dalla crescente
consapevolezza della propria temporalità e dalla graduale
accettazione della terminabilità dell'esistenza che
include la propria morte.
In aggiunta all'autentica e contraddittoria esperienza dell'essere
abbandonato da figli che crescono e da genitori che muoiono
- mentre si attua una nuova fusione con nuovi oggetti ,nipoti,studenti,allievi
- gli individui di mezza età devono consentire il commiato
da aspetti giovanili del Sé , rimpiazzandoli in molti
modi più gratificanti attraverso la presa d'atto che
un Sé di mezza età può godere di un altissimo
livello di autonomia ,competenza .potere e vicinanza agli
altri,al massimo delle possibilità durante il ciclo
dell'umana esistenza.
La quinta individuazione è caratterizzata da due
orientamenti contrastanti: il viraggio intrapsichico dall'essere
lasciato al lasciare - appena si realizza la vicinanza della
morte e la perdita di contatti fra umani - e, contemporaneamente,
il bisogno, innescato dall'accettazione della propria fine
,di fondersi con i propri cari,comunità ,cultura d'appartenenza
attraverso il dare,senza restrizioni ,rivendicazioni o risarcimenti,saggezza
e beni personali.
Erikson ha usato il termine di stadio della generatività.
La differenza sostanziale fra l'esperienza di s-i nell'infanzia
e quella nell'età adulta si denuncia nella diversa
qualità del fenomeno;durante l'infanzia e l'adolescenza
la presenza fisica degli oggetti è fondamentale per
l'evolversi del processo, come sapientemente ribadisce Settlage(1990),
ed è elemento che anticipa un funzionamento adulto
normale.
Oggetto e costanza del Sé si compenetrano attraverso
una graduale stabilità che è mantenuta grazie
al dominio di buone rappresentazioni dei genitori e del Sé,articolandosi
attraverso esperienze nella relazione di crescita.
Buone rappresentazioni degli oggetti interni e del Sé
servono rispettivamente a formare, regolare e mantenere relazioni,autostima
, senso di Sè ed identità.
La rappresentazione e percezione del divenire e funzionare
da adulto realizza un'integrazione intrapsichica di questi
apparati psichici ad un livello adulto di autonomia e funzionamento(il
senso di Seità nell'individuo).
Steinschein(1973) ha percepito il Sé , le imago oggettuali
e le loro rappresentazioni mentali soggette a modificazioni
continue, a livello di funzioni nell'apparato psichico, in
momenti quali pubertà,disimpegno adolescenziale, matrimonio,genitorialità,
nonnità,climaterio,pensionamento e senescenza.
Gli eventi citati,altrettanto quanto l'invecchiamento fisico,l'accettazione
della temporalità dell'esistenza e della propria morte,
danno vita a crisi evolutive che toccano il Sé e le
rappresentazioni oggettuali.
Inoltre ha luogo un processo di separazione da aspetti del
Sé, formati negli anni precedenti(essere sposato invece
che scapolo, docente invece che giovane studente,genitore
responsabile invece che novello coniuge).
Se il processo di crescita esige separazioni ed individuazioni,
ogni passo nella direzione del funzionamento autonomo genera
un vissuto intrapsichico di perdita dell'oggetto.
La perdita d' oggetto nell'infanzia,adolescenza e maturità
può essere lieve o profonda,ma la perdita di un oggetto
significativo attraverso la morte, l'inabilità,il divorzio,
può accadere in qualunque momento della vita.
Nella mezza e tarda età si compie un considerevole
ed impegnativo viraggio:il transito dalla condizione di colui
che è abbandonato a quella di colui che abbandona ed
il confronto con compiti universali della condizione di crescita
(accettare i concetti di limitatezza del tempo , di morte
dei propri coetanei e del Sé nella tarda età
adulta).
Naturalmente la disposizione verso il lasciare e il morire
è influenzata dalle esperienze avute con la madre nella
prima individuazione e dalle successive esperienze del lasciare
e dell'essere lasciato.
Comunque in nessun momento del ciclo di vita (prima dell'età
di mezzo) esiste un vissuto di preoccupazione per la morte
avvertita come esperienza inevitabile che porterà a
lasciare ciascuno e ciascuna cosa per, secondo un credo religioso
o una posizione intellettuale, un' altra vita o solo oblio.
La quinta individuazione può essere descritta come
esperienza con aspetti di separazione ed individuazione :nella
tarda età adulta questi aspetti sono legati agli effetti
psicologici dell'anticiparsi l'idea della propria morte e
le reazioni correlate.
Durante la prima individuazione la morte non rappresenta
un concetto significativo a livello di consapevolezza, tanto
meno un concetto cognitivo.
Può essere brutalmente assimilabile ad una prolungata
e dolorosa separazione da un'oggetto che soddisfa i bisogni,come
ha avuto modo di esemplificare Spitz (1945,1946),e all'esperienza
di ospedalizzazione e depressione anaclitica.
La morte è compresa in termini concettuali durante
la seconda individuazione, ma la mancanza di perdite dei genitori
,di lutti e la spinta evolutiva dell'adolescenza, unita alla
consapevolezza di un futuro tanto lungo da sembrare infinito,
minimizzano la portata di questa scoperta concettuale.
Durante la giovane età adulta il processo di invecchiamento
- in particolare l'avvicinarsi della perdita della capacità
procreativa nella donna- esperienze pericolose, la morte di
nonni e qualche volta genitori ,colloca la morte all'interno
di una realtà piena di dolore, ma ancora lontana.
Per la maggior parte degli individui nel corso di uno sviluppo
normale non si può parlare di età di mezzo se
non quando i concetti di limitatezza del tempo e di morte
personale sono integrati, non si può parlare di età
adulta tarda se non quando la fine del Sé è
valutata essere vicina e la morte avere un significativo impatto
sui processi di s-i della persona.
In queste due ultime fasi del ciclo di vita, la morte è
messa incredibilmente a fuoco,accettata come l'inevitabile
e definitiva separazione.La morte in sé non porta a
nessun'ulteriore individuazione ,sempre che non ci si ancori
a credenze religiose più che sulla teoria analitica.E'
l'approssimarsi della morte quando si è ancora in vita
ad avere la preminenza sui processi di s-i durante la quinta
individuazione.L.Maslow(1997) ci ha offerto questo quadro
dei fenomeni di s-i nell'età adulta tarda alludendo
ad un percorso a ritroso fino al raggiungimento di una seconda
simbiosi,dopo aver sperimentato le vette di un'eccelsa autonomia
nella terza e quarta individuazione.
La nozione di seconda simbiosi è un tentativo di
sottolineare l'aumentata dipendenza della età adulta
tarda e l'incombere(percepito ineluttabile) della morte.Invece
di definire la morte l'ultima delle perdite ,in questa seconda
infanzia si può leggere come fusione definitiva con
la madre.Questo concetto di fusione con la figura genitoriale,
o divina , nel momento della morte e come risposta ad essa
,giace al centro del sentimento religioso.
Lo stato di benessere psicologico durante la vita dipende
in maniera significativa dalle relazioni oggettuali,sia del
mondo reale con gente reale, sia dal dominio intrapsichico
degli oggetti interni.Nella tarda età adulta le relazioni
di lunga durata possono aver avuto tempi più che cinquantennali.Queste
relazioni reali e le loro rappresentazioni intrapsichiche
godono di un impatto estremamente potente e duraturo su ogni
aspetto dell'identità,sul benessere psicologico e sul
funzionamento psichico.Quando avviene la separazione da altri
significativi l'impatto sull'individuo è potente e
profondo,occorre un viraggio all'interno del Sé e delle
rappresentazioni oggettuali.
In conseguenza della consapevolezza della perdita e del dolore
nell'elaborazione del lutto,il Sé si ridefinisce come
più solo,lontano,distaccato da oggetti non più
sostituibili. E ,paradossalmente,si rafforzano i legami e
la fusione con le rappresentazioni intrapsichiche dell'oggetto
perduto, sicché l'elaborazione del lutto arricchisce
le rappresentazioni oggettuali d'affetti così potenti
e ricordi così intensi da strutturarne indelebile esperienza.
Col passare del tempo l'essere umano cerca di compensare
la perdita di oggetti importanti,sia reali sia appartenenti
al mondo intrapsichico.
Intrapsichicamente esiste il bisogno per qualcosa di simile
ad una rielaborazione emotivamente gratificante che il bambino
- dai due anni in su - sperimenta tornando dalla madre.Nella
tarda età adulta il bisogno di sostegno emotivo è
innescato dal rilegarsi ad affetti e ricordi di un padre ed
una madre ed ai loro surrogati adulti -moglie e figli- rispetto
a tutte le altre fasi dello sviluppo.
Gli adulti più anziani si sostengono immergendosi
nei ricordi di un legame con i più giovani genitori
della loro infanzia e fanciullezza, con rinnovato desiderio
di emancipazione dai genitori della propria adolescenza, con
la tenera intimità e la forza originata dalla cura
per genitori che invecchiano e muoiono,con la pienezza dei
ricordi di vicinanza a moglie, figli, nipoti, amici ,investiti
da affetti tanto forti e gratificanti quanto quelli degli
antichi introietti infantili.
Bene lo esprimono le parole di Freud mentre contemplava
la sua vecchiaia e si avvicinava alla propria morte:
" Non fate lo sbaglio di pensarmi depresso.
Considero una vittoria poter mantenere lucidità di
pensiero in tutte le occasioni.Capisco anche che - se non
fosse per il dolore connesso all'eventualità di non
essere più in grado di lavorare - mi considererei "ancora"
degno di invidia.Chi altri potrebbe essere così legato
all'invecchiare , all'età di 81 anni e mezzo, sentendo
tanto struggimento per la vita, tante attese di successo e
così avventuroso il procedere?!
Mi domando se raggiungerò o meno l'età di
mio padre ,di mio fratello, o perfino di mia madre, tormentato
come se fossi intinto nel desiderio di rimanere nell'angoscia
di una sofferenza che avverto essere il pezzo di vita che
vorrei portare con me.
Altro essa non è che anticipazione del tormento ,dato
dal dolore di doversi separare da tutto ciò a cui si
è ancora legati.
Se fossi da solo vorrei "ancora" avere a che fare
con la vita".
Nel mondo reale invecchiare in modo intatto compensa la perdita
di altri significativi,intensifica le relazioni con figli,nipoti,pronipoti,amici,porta
alla ricerca di nuovi amici e talvolta nuovi partners.
Il sano creativo ciclo della perdita,del lutto e del formare
nuovi legami continua in vecchi intatti finché la morte
non arresta questo processo : è il più importante
indicatore di salute mentale e di crescita durante la quinta
individuazione.
Comunque questo processo - perfino quando riesce - si realizza
a costo di dolore ed ambivalenza.
Cath (1997) sottolinea che l'anziano spesso vola via dal
legame per la paura di un'ulteriore perdita; la più
significativa sfida adattiva dell'anziano consiste nel proteggere
il Sé dalla terribile devastante esperienza di frammentazione
risultante dallo investire emotivamente in un'altra persona
o legame, e sperimentare la malattia o la morte della persona
stessa. Ma molti vecchi non sono in grado di formare nuovi
legami con soggetti o di integrare quelli esistenti, a causa
di limitazioni fisiche, mentali, condizioni, dunque, di svantaggio.Questi
individui regrediscono puntando tutto sulle funzioni del loro
corpo e su un passato di cui patiscono la mancanza nella forma
della nostalgia,,finendo per legarsi a cose senza vita.
La percentuale di suicidi nell'età adulta tarda si
colloca tra il 25/30% in persone che hanno più di 65
anni.Il valore più alto è rappresentato da adulti
maschi anziani con età superiore agli 85 anni ed è
più frequente nei divorziati,seguiti da vedovi e scapoli.
Ritengo che ciò avvenga perché scollegati
dal legame con la moglie,perché incapaci di stare da
soli,incapaci di rappresentarsi la morte senza un supportante
e simbiotico legame con la moglie/madre.
Così pongono fine al dolore che nasce dalla solitudine
iniziando a non aver cura di sé oppure attraverso un'intensificata
fusione con i loro cari o con Dio nell'altra vita.
Statisticamente ci sono 130 donne ogni 100 uomini fra i
65 ed i 74 anni.Dopo i 75 anni la percentuale aumenta significativamente
in 178 su 100.Mentre 2/3 di uomini,superati i 65 anni, vive
con la propria compagna,solo 1/3 di donne vive con il compagno.Eppure
il picco di suicidi è più basso nella donna
anziana.
A parziale spiegazione può esserci il rendersi conto
,in anticipo, della possibilità di rimanere vedova.Poiché
si sa che la probabilità in un uomo di morire prima
della sua compagna è maggiore, attraverso questa consapevolezza
la donna si prepara alla perdita,nell'attesa di dover vivere
da sola per uno o due decenni.La preparazione a questo compito
evolutivo della tarda età inizia nella fanciullezza
e continua nella maturità quando si osservano nonni
, nonne ,genitori, parenti, amici affrontare questa prova
,contando gli uni sugli altri per legami e sostegni.Comunque
le donne pongono una maggiore enfasi sui legami nello stato
vedovile, dimostrando maggiore abilità a legarsi in
modo emotivamente soddisfacente rispetto agli uomini.Il diventare
vedova può avere un impatto pesante poiché la
donna si ritira nel profondo mondo dei ricordi; ma l'eventuale
effetto (che sorprende) è sovente una straordinaria
scoperta di potenzialità,soppresse , represse, negate
durante l'unione matrimoniale.
Questi - peraltro non rari- esordi sono efficaci esempi che
lo sviluppo dell'adulto continua .Analoghe esperienze, per
quanto meno frequenti, sono ovviamente presenti anche negli
uomini.
Se le rappresentazioni interne alla morte del marito hanno
una predominanza non ambivalente ed il legame intrapsichico
col coniuge è comunque forte, supportante, la vedova
si sente sola più che solitaria ed emarginata.
Talvolta nell'età di mezzo ma sempre nella tarda età
adulta sia volontariamente sia per forza attraverso la malattia
e la morte avviene un distacco dal lavoro e dal posto di lavoro.Per
molti uomini e per un numero crescente di donne il lavoro
e la professionalità che ne deriva - dunque l'immagine
di identità sociale confermata - nonché le relazioni
e la scansione temporale nell'esperienza lavorativa che definiscono
il Sé rappresentano anche aspetti importanti dell'identità
durante gli anni della vecchiaia .Per alcuni la separazione
intrapsichica e reale dal lavoro è liberatoria e splendida,per
altri triste e sommamente deprimente:ogni separazione dal
luogo di lavoro causa un'individuazione - ulteriore - e significativa.Si
diventa "pensionati",non "produttivi"
al di fuori del flusso delle forze economiche che rendono
una società oltre dinamica anche protesa verso il futuro.La
condizione di pensionato innesca la crescente consapevolezza
di inutilità,di esclusione da un mondo che rapidamente
,perfino freneticamente, spazza via il passato accogliendo
ed integrando nuove conoscenze e tecnologie.
Chi si trova "pensionato" deve lottare contro la
chiara verità di essere amputato rispetto alle nuove
generazioni, è altro e da un'altra parte,in un cosmo
che obbedisce a mondi sempre più caotici, interprete
del tempo della conoscenza,dell'energia e della tecnologia.
Probabilmente l'anziano pensionato si trova anche in un
contenitore non più in grado di contenere le sue angosce
di frammentazione.
Come avviene nelle fasi arcaiche del fenomeno della separazione,
si attiva uno stimolo che esige un'ulteriore individuazione
ed una nuova definizione del Sé.La perdita è
narcisisticamente tollerabile,perfino piacevole,frutto della
combinazione di attività generativa, identificazione
col giovane , comprensione ed accettazione del ciclo dell'esistenza,
possibile in chi ha attraversato tutte le fasi della vita
ed acquisito la dote della saggezza.
Pensionato o no,ognuno ,durante la mezza età e l'età
adulta tarda, è costretto a soffrire obiettivando obiettivi
ed ambizioni mancate.Questo processo permette una più
significativa ristrutturazione dell'io ideale ove hanno sede
simili ambizioni e del superio ove si modulano le reazioni
di benevola accettazione, di senso di colpa, bisogno di punizione.
La malattia ed il cedimento dei sistemi organici nella tarda
età adulta portano ad una separazione psichica dall'immagine
corporea di un integro funzionale e funzionante corpo. Per
bambini ed adolescenti - che godono di buona salute - la ricerca
di un corpo funzionante per ricevere consenso ,da esibire
e di cui godere, è continua.Durante gli anni dell'età
di mezzo il processo di invecchiamento avviene in un corpo
che si piange perché non ospita più l'immagine
smaltata del corpo della propria giovinezza.Solo nella quinta
individuazione avviene un fallimento/cedimento ,geneticamente
programmato, d'organi che ci costringe alla separazione da
un corpo immutabile,ben efficiente e ben funzionante.
A causa della progressiva ed irreversibile perdita di funzioni
e capacità,ha luogo una separazione anche da quelle
interazioni con altri che richiedono particolari abilità
fisiche ( perdita dell'udito e della vista ed altre possono
portare alla diminuzione della capacità di guidare
l'automobile).Simili perdite ed altre analoghe diminuiscono
il senso della capacità ed efficienza personale e limitano
la possibilità di interazioni gratificanti con altri.
Cath ha utilizzato il termine significativo di momento di
sconfitta per mettere a fuoco questo processo nell'invecchiamento
e gli effetti che ne conseguono.
I nostri destini sono alquanto diversi poiché dipendono
da come orecchi, occhi,cuore,sistema cardiovascolare immunitario
e nervoso falliscono in ciò che appare sequenza arbitraria
di smacchi,peraltro geneticamente programmati.Tutte queste
sconfitte da un punto di vista psicologico sono completamente
associate a perdita di legami ed abilità necessarie.Il
famoso detto di Freud , l'io è il primo ,ed è
soprattutto un io corpo, potrebbe meglio essere ritradotto
in l'io è l'ultimo ed è sempre un io corpo,sempre
attaccabile dai processi di s-i.
La libertà di andare e venire,di mettere distanza
fra membri della famiglia ed amici, di controllare casa, soci
e caregivers si può perdere, forzando al ritorno ad
uno stato di dipendenza dagli altri non dissimile da quella
provata nella più tenera infanzia.Per quanto lo stato
psichico sia molto differente, durante la quinta individuazione
alcuni affetti sono simili a quelli sperimentati durante la
prima individuazione,poiché sia piccoli che grandi
lottano per controllare le funzioni sensorie e motorie, per
esercitare autonomia e scelte nelle relazioni con gli altri.In
un certo senso l'ultima individuazione nasce dentro la prima
producendo una fusione inconscia.
Oggetti transizionali , una volta formata la struttura dell'io,poi
consolidata nelle successive fasi dello sviluppo,mantengono
la proprietà di mezzi repertati per facilitare l'esperienza
di vita tra s-i.Durante la seconda individuazione macchine,
vestiario e musica permettono una simile se pur qualitativamente
differente fusione ,poiché l'adolescente si prepara
a lasciare la famiglia d'origine.Le cose continuano a facilitare
uno sviluppo autonomo durante la terza individuazione,particolarmente
quando si sono conquistate attraverso lo spazio personale
e nel posto di lavoro, ma il bisogno di oggetti transizionali
in questa fase dell'esperienza è maturata attraverso
la forte tendenza alla fusione con - e la creazione di - nuovi
oggetti(coniuge e figli) Nella quarta individuazione il valore
allocato in oggetti transizionali aumenta per compensare l'insulto
narcisistico espresso nel tradimento del corpo della giovinezza
e sottolinea l'importante impegno evolutivo nel riconoscere
la limitazione del tempo e l'inevitabilità della morte.Nel
processo di quinta individuazione si affianca un maggior bisogno
di attaccarsi alle cose, per fronteggiare il vissuto di perdita
dei propri cari e l'incombere della morte. Il valore attribuito
alle cose è accompagnato dal bisogno che appare paradossale
di disinvestire sulle cose stesse.
Sono tentativi di gestire la medesima crisi( e sfida) evolutiva,
l'ultima e definitiva separazione espressa dalla propria morte.
Il crescente attaccamento alle cose nell'età adulta
tarda in particolare a oggetti appartenenti a genitori o avi
delle più remote generazioni assolve la funzione di
oggetto transizionale in grado di fornire gratificanti legami
intrapsichici con un passato più gratificante e, contemporaneamente
con le care anime ( perdute ) dei propri morti.Patologicamente
alcuni anziani perdono la capacità di distinguere fra
cose personali e cose significative,e stipano le abitazioni
di cose inutili esprimendo un vuoto estremo o un danno neurologico.
Nell'età adulta tarda la diminuzione dell'attaccamento
alle cose si accompagna al sincero desiderio di dare agli
altri,forma significativa della volontà di separarsi
ed aspetto compiuto della quinta individuazione.Ciascuna azione
donativa modula l'identità nella ultima fase della
vita e traduce un più essenziale e meglio delineato
senso del Sé,poiché la fine del ciclo dell'esistenza
è prossima.Voler ancora avere possesso delle cose di
questo mondo per distribuirle dopo la morte rappresenta un
processo analogo ma è segno di una gratificazione giocata
sul narcisismo personale,sul senso di vendetta o di manipolazione
poiché denuncia che ancora sussiste un'interazione
col beneficiario del dono e dunque ancora con la vita.
L'ambivalenza implicita in ogni forma di dono elargito dal
vecchio si segnala spesso nel volere inopportunamente imporre
l'uso di cose e possessi personali esprimendo così
il tentativo di controllare la qualità della vita di
chi eredita dopo la sepoltura, come se attraverso la morte
non avvenisse una totale separazione dalla vita.Il bisogno
di essere ricordato dai giovani dopo la morte e di vivere
ancora attraverso loro e con loro incontra in modo simmetrico
il desiderio dei giovani per possessi che arricchiscono la
loro stessa vita.La compiutezza del processo di quinta individuazione
si mette in luce attraverso il distacco da ciò che
è terreno (legami ed oggetti) e si esalta nella saggezza
.
Il passaggio è anche espresso nella relazione genitore/e
figlio,perché un genitore vecchio diventa dipendente
da un figlio (adulto).Questa trasformazione tocca qualsiasi
aspetto della relazione fra i due ed ha un particolare e forte
impatto sui processi di s-i di entrambi.
Quando un figlio di mezza età assume responsabilità
per un suo genitore bisognoso ed incredibilmente dipendente,gli
aspetti sintomatici delle loro interazioni diventano ancora
una volta preminenti,ma in una forma diversa.L'abilità
del figlio e del genitore a tollerare questi aumentati aspetti
simbiotici tocca tutte le relazioni figlio-genitore durante
la quarta e quinta individuazione.Cambiando la relazione simbiotica-
essere accettato da un figlio di mezza età o da un
genitore che invecchia - l'esperienza di s-i può subire
una destrutturazione o risultare vincente ed adeguata.
Mahler la descritto la rottura del legame simbiotico fra
madre e figlio come inevitabile, altrettanto quanto la nascita.Lo
stesso senso di irreversibile cambiamento risalta nella terza
individuazione.Figli normali,sessualmente maturi lascieranno
inevitabilmente i propri genitori e si riprodurranno scaraventando
i genitori in una nuova relazione con un altro figlio che
è un'ulteriore estensione genetica di loro stessi.Il
risultato di questa nuova relazione -che può aver un
effetto potentemente arricchente nello sviluppo della mezza
e tarda età dei nuovi nonni -è la quarta individuazione.
Quando il proprio figlio diventa genitore i nuovi nonni devono
definire il loro posto tra le due generazioni,modificando
le rappresentazioni interne del proprio figlio e sviluppando
nuovi legami oggettuali con il nipote.Dal momento che lottano
con la mezza età e la tarda età,(pensionamento,malattia,morte
di amici,coniuge ed altro che attiene al fisiologico invecchiamento)
i nuovi nonni sono da un punto di vista evolutivo portati
a percepire figli e nipoti come oggetti che rappresentano
un loro (genetico) futuro, che perdurerà perfino dopo
la separazione nella morte.
Poiché i nonni idealizzano i nipoti e si legano loro
con sentimento di amore e dedizione,questa interazione presenta
somiglianze con il legame madre-figlio durante la crisi.La
somiglianza sta nel fatto che bambino e genitore nutrono un
forte bisogno di fusione poiché fronteggiano una sfida
evolutiva,il bambino deve essere educato prima di avventurarsi
nel mondo ed il nonno deve fermarsi a riflettere prima di
attraversare il grande e sconosciuto vuoto che oltrepassa
l'umana esistenza.
Questa simbiosi simile ad una fusione con il giovane stimola
un conscio ed inconscio lavoro di elaborazione dell'esperienza
nei nonni,come figli nella prima individuazione e come nuovi
genitori durante la terza individuazione.Così l'intenso
investimento - e l'idealizzazione - nei nipotini attiva svariate
evolutive o difensive finalità ad es. un trucco narcisistico
contro i traumi della vecchiaia e la vicinanza della morte,
un desiderio di continuazione del Sé attraverso selettive
identificazioni con gradevoli qualità nel nipote.Diventare
nonno dunque mette in movimento aspetti che riguardano la
prima individuazione.Istanze riflesse durante il corso dell'esistenza
- di amore da parte di un padre ed una madre ideali - si intensificano
quando si diventa nonni.I processi di s-i dell'età
di mezzo sono stimolati attraverso i legami con la generazione
più anziana e con quella più giovane.Entrambe
possono contendersi l'autonomia della generazione del mezzo
- o sandwich generation - entrambe cercano nuove identità
ma anche una maggiore interdipendenza nuovi contatti e soluzioni.In
aggiunta i nipotini foraggiano i nonni del più prezioso
carburante,mettendo in atto una delle più potenti forme
attive contro l'angoscia di separazione nel corso della vita,quella
di un Sé e di un mondo che diventa oggetto personale.Il
diventare nonno nella mezza età,dai 40 ai 60 anni -
per quanto possa essere ambivalente - è anche fonte
di gioia , poiché induce ad amare in modo più
consapevole ed anche ad idealizzare una nuova estensione del
Sé.Comunque durante la quinta individuazione nella
età adulta tarda - dai 60 anni in poi - i sentimenti
dominanti sovente cambiano nella direzione del disappunto
ed allontanamento dal legame.Questo viraggio è dovuto
a cambiamenti evolutivi nel nipotino che hanno un impatto
sulla relazione fra generazioni.Appena il nipote avanza nel
periodo della latenza e dell'adolescenza investe e si coinvolge
con i pari in nuovi interessi,presta meno attenzione e ha
meno bisogno dei nonni.Inoltre i nipoti osservano i loro anziani
in modo più critico e perdono l'originale idealizzazione
dei nonni e genitori, sentimenti che le generazioni più
vecchie ricevevano con tanto piacere.
CONCLUSIONI
Il punto di vista di ogni essere umano - su di sé
e sul mondo - cambia durante la vita e durante le esperienze
:dipende dall' abilità ad anticipare ed accettare come
inevitabili le sequenze degli eventi e le diverse prospettive,attraverso
l'osservazione continua della vita di altri che crescono,diventano
vecchi e muoiono.Le perdite sperimentate nella mezza e tarda
età sono accettate bene dalla maggior parte delle persone
se esiste il tempo per riflettervi e poterle comparare con
quelle dei pari.
Menopausa ,distacco dei figli, pensione e morte ne sono
esempi.
La percezione del tempo influenza molto il processo di s-i
durante la vita poiché gli esseri umani gradualmente
cambiano la loro prospettiva, per usare le parole di Neugarten,
dal tempo della nascita al tempo che rimane da vivere.
Questa svolta nella percezione del tempo porta gli individui
della mezza e tarda età a mettere a fuoco - e gradualmente
accettare - le separazioni inevitabili dagli altri e da aspetti
non più autentici del Sé.
Appena genitori ed amici muoiono,la consapevolezza che accadrà
lo stesso al proprio Sé è integrata ed accettata.Il
viraggio verso una diversa percezione del tempo rappresenta
un motore potente guidando al processo di s-i anche la quarta
e quinta individuazione.
L'accettare la temporalità dell'esistenza e la morte
- la propria morte - si lega al bisogno di comprendere le
due istanze contraddittorie dell'esperienza di vita: lo scorrere
del tempo ,dal presente al futuro, dall'inizio alla fine del
proprio tempo di vita, e la non prevedibilità di perdite
e cambiamenti nella vita.
L'elemento che accomuna entrambe le tendenze è la
perdita: nella s-i perdita di legami,sia nel Sé che
con gli altri.
L'essere umano maturo nel mezzo delle quarta e quinta individuazione
usa questa comprensione ,integrandola per valutare e raggiungere
un'intimità con se stessi ed allo stesso tempo assume
maggiore consapevolezza della natura limitata del tempo in
tutti i legami.
La percezione dello scorrere ineluttabile del tempo conduce
l'anziano ad una più profonda e completa comprensione
delle relazioni con gli altri e della condizione di essere
umano.Per quanto la teoria s-i sia solo uno degli aspetti
complementari nella cornice teorica della psicoanalisi è
particolarmente efficace per elaborare lo scandirsi della
vecchiaia perché mette in luce ogni tentativo di avere
un contatto con l'incommensurabile piacere della saggezza
dell'amore adulto e del vivere con l'incomprensibile consapevolezza
della morte.
BIBLIOGRAFIA
- C.A.Colarusso,Separation-individuation phenomena in adulthood:general
concepts and the fifth individuation,International Journal
of Psychoanalytic Association,48/4,1467:1489,2000
- H.Hesse,Le stagioni della vita,Milano,Mondadori,1988,pg.153
Il presente lavoro è in corso di pubblicazione presso
le Edizioni Imprimitur di Padova per la "Collana Quaderni
di Cultura della Formazione", diretta dal Prof. E. Guidolin.
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