di
Irene Richini
pedagogista sociale
"(
) ogni volta che
un vecchio sbarca da noi, a pezzi e convinto di non essere
più niente prima ancora di essere morto, Therese lo
attira nel suo angolo, gli prende d'autorità la vecchia
mano, stende ad una ad una le dita arrugginite, liscia a lungo
il palmo come si fa con i fogli spiegazzati, e quando sente
che la mano è perfettamente distesa (mani che non si
sono veramente mai aperte da anni!) Therese si mette a parlare.
Non sorride, non blandisce, si limita a parlargli del futuro!"
Daniel Pennac, La fata carabina
PREMESSA:
Tempo fa ho avuto modo di lavorare ad un progetto con l'
obbiettivo di ideare e quindi proporre nuove forme di aiuto
a "persone di una certa età" che - trovandosi
in cura antidepressiva - sentivano la necessità di
capire meglio quanto stava loro accadendo.
Considerato il tipo di domande che gli interessati tendevano
a porre in continuazione e in particolare cosa dovessero aspettarsi
dal futuro, quali le plausibili cause del loro disturbo, come
spiegare il proprio disturbo ad altri, mi ricordai di una
pubblicazione del Royal College of Psychiatrists (1998) che
nella versione italiana significativamente titolava "LE
DOMANDE DA FARE AL TUO PSICHIATRA".
Uno degli aspetti passibili di criticità in ambito
sanitario risiede nella comunicazione fra medico e paziente,
con particolare riferimento a prestazioni specialistiche che,
per loro natura, non possono fondarsi su una relazione di
conoscenza già strutturata , come invece avviene fra
paziente e medico di base. Dare rilevanza a questo aspetto
di matrice relazionale significa sottolineare il diritto del
paziente alla miglior "informazione" possibile circa
la propria condizione di salute\malattia includendo nel termine
"informazione" non solo il "cosa" viene
riferito ma anche il "come" viene riferito.
Il tema rientra nelle possibili azioni preventive agibili
nella prassi di una educazione all'invecchiamento ma tange
certamente anche l'ambito di formazione continua alle professioni
sanitarie. Il tutto nell'ottica di una promozione di qualità
sia sociale che sanitaria da costruire, monitorare, implementare.
COMUNICAZIONE COMPETENTE
Le scoperte della filosofia della scienza applicate allo
studio del comportamento interattivo umano produssero la nota
pubblicazione di Paul Watzlawick "Pragmatica della Comunicazione
Umana". Scritta a più mani nel 1966 da un gruppo
di studiosi di Palo Alto l'opera dipartiva dalla domanda "è
possibile pensare che i rapporti interattivi fra individui
siano determinati essenzialmente dai tipi di comunicazione
che essi adoperano fra loro?". Proprio da qui deriva,
ad esempio, il noto assioma metacomunicazionale per cui "non
si può non comunicare". In sostanza ogni comunicazione
comporta un impegno e per tale ragione definisce una relazione
dato che nel corso della comunicazione - oltre alle mere informazioni
- il fatto stesso di comunicare impone un comportamento.
Non si dimentichi dunque che anche singole unità di
comunicazione - chiamate "messaggi" - così
come, e a maggior ragione, una serie di messaggi scambiati
fra persone - chiamiati "interazioni" - prefigurano
delle vere e proprie unità di comunicazione umana di
livello più elevato che chiamiamo "modelli di
interazione". Le strutture dei livelli di comunicazione
sono dunque sempre costituite da contenuto e relazione cosa
ovvia e ben nota eppure molto trascurata nella pratica quotidiana
sia personale che professionale. Conferma e disconferma dell'altro
sono sempre sottilmente presenti. La competenza - intesa come
consapevolezza prima e poi come capacità ed abilità
- è uno degli strumenti capaci di indurre senso di
ascolto e accoglienza alla persona che accede ai servizi sanitari,
sia pubblici che privati.
Due i principi che menziono a supporto di una proposta di
prevenzione capace di far leva su un benessere generato proprio
da una comunicazione competente, capace quindi di rimandare
fiducia e contenimento in senso psicologico alla persona che,
in veste di "paziente" già vive pressata
da preoccupazioni circa la propria salute, in quel momento
percepita in stato di precarietà:
1) molto orientante , pensando all'ideazione di strumenti
utili alla prassi preventiva, è dare per acquisito
il principio secondo il quale sia lo Sviluppo che la Senescenza
siano direttrici dell'evoluzione individuale lungo tutto il
percorso di vita. Se diamo ciò per attendibile affermiamo
in sostanza che ogni individuo è sempre in crescita
per certi aspetti e in senescenza per altri e che le due direttrici
evolvono contemporaneamente.
Dovrebbe risultare evidente che nella prassi siano dunque
le INDIVIDUALITA' l'ambito di osservazione principe.
Da ciò possiamo far derivare che:
_esiste una multilinearità evolutiva;
_ l'individuo è la norma (e non il campione di popolazione,
come avviene statisticamente)
_ i parametri di qualità sono più importanti
di quelli di quantità
2) ricordiamo che - come è noto - un maggior adattamento
all'ambiente contribuisce ad elevare il senso di controllo
sulla propria esistenza, il che conseguentemente innalza il
livello di qualità di vita percepito dall'individuo,
anche in presenza di dati oggettivi legati a problematiche
di salute.
Per tali ragioni è necessario pensare alla costruzione
di strumenti utili ad un impiego situato e pertanto necessariamente
flessibile.
CONTESTO E MOTIVAZIONI DELLA PROPOSTA
L'anziano è spesso una persona che affronta autonomamente
l'avanzare della senescenza; si reca dal medico specialista
per controlli e approfondimenti accompagnato dal coniuge o
da un familiare; riferisce della visita in un secondo tempo
al proprio medico di base e ai familiari interessati alla
sua condizione di salute.
Il punto è questo: se col medico di base la persona
ha una relazione già avviata che scaturisce da una
acquisita consuetudine, lo stesso non si può dire per
l'incontro con il medico che effettua una visita di natura
specialistica: in questo caso non esiste alcun retroterra
relazionale.
L'incontro è breve, fortemente circoscritto al motivo
della visita, spesso mediato da un linguaggio non sempre comprensibile
per il paziente. Il paziente a sua volta è quasi sempre
impreparato, non sa esprimere i propri dubbi, non osa porre
domande per avere più chiarezza sui contorni di quanto
le accade e le accadrà e spesso non conosce il modo
per porre rimedio alla cattiva comprensione e alle proprie
lacune.
Cosa accade quindi in moltissimi casi dopo una prima visita
specialistica?
Accade che a visita terminata il paziente si renda conto di
non avere le idee chiare.
E questa poca chiarezza è fonte di ansia giacchè
si riferisce alla propria salute e il fatto stesso di non
aver ben compreso quanto emerso nel corso della visita specialistica
pone la persona in uno stato di confusione con un conseguente
abbassamento del livello di autostima e quindi del senso di
controllo sulla propria vita e sul proprio mondo. E questa
scarsa comprensione dei fatti è fonte di disagio giacchè
i familiari pongono domande sull'esito della visita ed anch'essi
chiedono di sapere e capire.
Il medico di base, quando coinvolto, si trova spesso a dover
interpretare un quadro articolato e reso complesso dalla sovrapposizione
di dati e sensazioni, di parole e percezioni.
LA PROPOSTA
Far leva sulla qualità della comunicazione è
una delle strade percorribili in vista di obiettivi che in
estrema sintesi si possono definire da due punti di vista:
- dal punto di vista del paziente: che significa, avere tutte
le informazioni di cui necessita in relazione al proprio disturbo\malattia\preoccupazione,
confortato da una traccia che aiuti a non tralasciare domande
importanti ai fini di una comprensione globale;
- dal punto di vista del medico specialista: che comporta
spiegare in modo chiaro le questioni inerenti la visita effettuata,
avendo a disposizione uno strumento utile alla riformulazione
delle informazioni da comunicare al paziente che, nella realtà
di ogni singola visita - ricordiamolo - si concretizza in
una diversa persona.
Per queste ragioni, e avendo in mente i principi della ricerca\azione,
ho messo a punto e sperimentato in centri polispecialistici
alcune schede utili al supporto di entrambi i soggetti della
relazione medica occasionale: il paziente e il medico specialista.
Si tratta di uno strumento costituito da una "traccia"
pensata per ottimizzare tale relazione, massimizzando la comprensione
della comunicazione che nell'ambito specifico si viene a creare.
A seguire riporto i contenuti di quattro schede elaborate
per il lavoro "sul campo" che ritengo basilari in
relazione agli obiettivi sopra enunciati. Il contenuto di
quanto segue è estratto dal mio lavoro "Ottimizzazione
comunicazione medico-paziente" procedura di qualità
per Centri Medici Polispecialistici - Tutti i Diritti Riservati.
Scheda 1) Domande allo Specialista: DIAGNOSI
Se la diagnosi è già stata posta:
Qual'e' il mio disturbo? (da richiedere al medico in forma
scritta e leggibile; ridomandare se non si capisce)
Quali i segni o sintomi che definiscono il mio distrurbo?
Cosa si sa circa le cause di questo disturbo?
In futuro starò meglio o peggio?
Dove posso trovare informazioni scritte su questo disturbo?
Se la diagnosi non è stata posta:
Quali sono le possibili diagnosi?
Verrò sottoposto ad esami? Quali?
Scheda 2) Domande allo Specialista: CURA
Altri medici o altri professionisti della salute possono occuparsi
del mio caso?
Se si, chi e dove?
Dovrò sottopormi a visite periodiche?
Se si, per quanto tempo?
La mia famiglia sarà coinvolta nella terapia che riguarda
la mia cura?
Come e quando posso entrare in contatto con lei?
Posso contattarla se sono preoccupato per qualcosa legato
al disturbo e\o alla terapia intrapresa?
Scheda 3) Domande allo Specialista: FARMACI
Quali benefici dovrebbero dare questi farmaci?
(nel breve, nel medio, nel lungo periodo)
Quali sono i possibili effetti collaterali?
(nel breve, nel medio,nel lungo periodo)
Esistono e sono normalmente reperibili altri farmaci utilizzabili
se questo non dovesse funzionare?
Scheda 4) Domande allo Specialista: RICOVERO OSPEDALIERO
Se sarò ricoverato quale ospedale mi consiglia?
Perché?
Che tipo di cure\intervento avrò durante la degenza?
Perché?
Che figure mediche mi seguiranno durante il ricovero?
Che assistenza avrò dopo la dimissione?
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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due per guarire, I Quaderni di Via Dogana, Libreria delle
Donne
ACQUADRO C, JAMBON B, ELLIS D, MARQUIS P,
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ARDIGO' A, Società e Salute, Franco
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DONATI P, La Sociologia Sanitaria, Franco
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MAGGI B. (a cura di) La formazione: concezioni
a confronto, Etaslibri, RCS Libri spa, 2000
KLINE P., Manuale di Psicometria, , Astrolabio,
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WATZLAWICK P (e altri), Pragmatica della
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WATZLAWICK P., Il linguaggio del cambiamento.
Elementi di comunicazione terapeutica, Feltrinelli Milano,
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