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Medicina anti-ageing: una nuova frontiera medica e sociale Torna agli editoriali

di
Luigi G.Grezzana, Presidente Nazionale Società Italiana Geriatri Ospedalieri (SIGOs)

Matteo Grezzana, Dirigente Medico Divisione di Geriatria Azienda Ospedaliera Verona

La ricerca di una soluzione all'inevitabile invecchiamento dell'uomo, si perde nella notte di tempi. Sono stati perseguiti rimedi che contrastassero il venir meno dell'efficienza fisica e psichica.
L'uomo ha sempre temuto le malattie del corpo e della mente che, nella vecchiaia, avrebbero potuto minare la propria autonomia. Si è appellato a tutti mezzi immaginabili per combattere una realtà ineludibile. Ha chiesto aiuto alla magia, alla superstizione, alla medicina popolare, ha invocato le fontane della giovinezza, è ricorso a tutto quello che gli era possibile per ricette di lunga vita.

La Medicina Anti-ageing irrompe, nella società attuale, lanciando speranze eccessive e fantasiose.

Di fatto, la verità è che l'uomo non vuole assolutamente invecchiare. Da sempre.

La ricerca non è ancora finita e non finirà.

Anni or sono, è entrato in commercio un prodotto di nome Gerovital. Il nome era estremamente accattivante; gero cioè anziano e vital cioè vita. Sembrava che la dottoressa Ana Aslan, con questo farmaco, avesse risolto i problemi. Sappiamo come è andata a finire.
L'invecchiamento si accompagna a modificazioni fisiologiche e funzionali che interessano i principali organi ed apparati quali il cuore, il cervello, il rene, il sistema immunitario, eccetera.
Malgrado l'estrema varietà dei mutamenti biologici che si realizzano nella senescenza, si è cercato di ricondurre ad un'unica teoria il processo dell'invecchiamento. Di fatto, è uno sforzo pressoché impossibile per la costante interazione fra influenze genetiche ed ambientali.

Sono molte le teorie che cercano di spiegare l'invecchiamento, ma due sono quelle che vanno per la maggiore.

La prima è la teoria dell'invecchiamento programmato. Si appella al concetto dell'orologio biologico e riconosce, come substrato, eventi stabiliti geneticamente.

L'invecchiamento dipende da una evoluzione tempo-correlata delle diverse funzioni. Si invecchia perché da un punto di vista genetico esiste una programmazione stabilita geneticamente e controllata da pochi geni. Se noi potessimo intervenire su questi, riusciremmo a bloccare l'invecchiamento.

In questa teoria, sono confluite la teoria della senescenza programmata, la teoria neuroendocrina e la teoria immunologica.
La senescenza programmata dipende dall'accensione-spegnimento di alcuni geni in grado di regolare le varie funzioni biologiche.

La teoria neuroendocrina individua, nel gioco ormonale, il controllo dell'orologio biologico.

Il sistema neuroendocrino è responsabile dell'omeostasi dell'organismo. Una sua progressiva disregolazione può determinare il declino delle funzioni fisiologiche che si osserva con l'invecchiamento.

La teoria immunologica vede nel decadimento del sistema immunitario una conseguente maggiore vulnerabilità alle malattie infettive e, quindi, all'invecchiamento ed alla morte. E' vero, peraltro, che esistono animali con un sistema immunitario poco sviluppato che invecchiano e questo dimostra che tale ipotesi non fornisce una risposta universale all'invecchiamento.

La seconda teoria è quella del danno o dell'errore. Non si invoca un qualcosa che riguardi i geni, ma l'ambiente. L'ambiente incide su ciascuno di noi e determina l'usura, l'invecchiamento. Enfatizza il ruolo dei fattori ambientali che, un po' alla volta, minerebbero la performance.

In questa teoria, sono confluite la teoria dell'errore catastrofico, del tasso di sopravvivenza, del cross linking o aggregazione, delle mutazioni somatiche, dei radicali liberi.

La teoria dell'errore catastrofico vede un danno nella sintesi proteica cui consegue la produzione di proteine non funzionanti. Le proteine inattive conducono, a loro volta, ad ulteriori sbagli nella sintesi proteica. Questo comporta un danno nelle cellule, nei tessuti, negli organi. Ne consegue una catastrofica compromissione delle varie funzioni cellulari.

La teoria del tasso di sopravvivenza sottolinea che l'aumento del metabolismo ossidativo basale comporta un accorciamento della vita. La sopravvivenza di un organismo sarebbe correlata al suo metabolismo. Questa teoria poggia sulle osservazioni di Raymond Pearl che, nel 1928, aveva rilevato come i piccoli mammiferi avessero una velocità metabolica più elevata e morissero più precocemente rispetto agli animali di taglia maggiore.

La teoria del cross linking o aggregazione presuppone che l'accumulo di certe proteine, dette aggregate, danneggi cellule e tessuti. Questa teoria poggia sul concetto che le proteine glicosilate aumentino con l'età e siano caratterizzate da una ridotta funzione. La glicosilazione consiste in un legame non enzimatico di uno zucchero con una proteina. La glicosilazione del collagene aumenta con l'età, interferisce con la sua funzione e comporta un maggior numero di legami crociati (cross linking) riducendo così la mobilità e l'elasticità dei tessuti.

La teoria delle mutazioni somatiche sostiene che, con la vecchiaia, si realizzano mutazioni genetiche in grado di deteriorare cellule e funzioni.

La teoria dei radicali liberi individua nell'accumulo di radicali liberi la causa di molte alterazioni organiche che favoriscono l'invecchiamento. Il metabolismo aerobio è il principale produttore di radicali liberi: si tratta di una specie chimica con uno o più elettroni spaiati che, con facilità, reagiscono con altre molecole. Sono reattivi e, potenzialmente, tossici. Numerosi sistemi sono deputati alla loro detossificazione. Se tali sistemi di difesa non sono sufficienti, si verifica il danneggiamento delle strutture cellulari da parte dei radicali liberi.

Non è possibile affrontare il problema della Medicina Anti-invecchiamento se non si cerca prima di conoscere le teorie più accreditate su questo argomento.

Di fatto, nel volgere di pochi decenni la vita si è quasi raddoppiata.
Dinanzi ad una vita così lunga, alcuni dicono che diventeremo tutti vecchi e che saremo tutti quanti dei catorci, altri sostengono che saremo, invece, tutti pimpanti. Sono due ipotesi. Una estremamente pessimista, l'altra oltremodo ottimista. Probabilmente, la via di mezzo è quella giusta.

Noi medici cerchiamo di fare la nostra parte.
Andando a vedere quali rimedi suggeriva la Medicina, nel tentativo di ritardare l'invecchiamento, ne cito solo alcuni fra i più noti: Gerovital, Melatonina, Gingkco biloba, Selenio, Ginseng, Magnesio, Deidroepiandrosterone (DHEA), GH. Per quanto riguarda questi ultimi, si è pensato che la loro somministrazione avrebbe reintegrato la perdita fisiologica di taluni ormoni, nella senescenza.

Le terapie ormonali, infatti, mirano a sostituire e compensare il calo ormonale nella vecchiaia, credendo così di risolvere il problema.
Altri ripongono le loro speranze nelle vitamine e negli integratori. Un tempo, si davano i ricostituenti. Quando arrivava la primavera, i ricostituenti sembravano la panacea. Poi, più nessuno ha creduto ai ricostituenti, per fortuna, ed il campo è stato preso dalle vitamine e dagli integratori. Sono la stessa, identica leggenda.

Recentemente, sono comparse teorie basate sulle cellule o estratti cellulari e sulle manipolazioni genetiche. Queste trovano giustificazione nella teoria dell'invecchiamento programmato che vuole, appunto, che il danno riconosca eventi che abbiano una base genetica.

Cercando nella biblioteca del "Corriere della Sera", che raccoglie gli articoli più significativi della carta stampata, è interessante vedere cosa dicono i giornali a tal proposito.

Si è visto, per esempio, che in un editoriale comparso su "Capital", dal titolo " La pillola della giovinezza", si promulgava l'efficacia della melatonina. Con questa, si sarebbe vinto l'invecchiamento.
Su "Salve", esce un articolo dal titolo "La pillola fermatempo" in cui, secondo scoperte italiane ed internazionali, la vitamina E si è rivelata essere un potente antiossidante.

Sul "Corriere della Sera", viene comunicato che "Il segreto dell'immortalità è in fondo agli oceani". Molluschi che ringiovaniscono la mente, spugne anticancro, meduse che vivono in eterno. Si apre la porta di una grande farmacia che se ne sta nascosta. Sott'acqua.
Vero è che il quotidiano "La Stampa" indica quattro strade.
La prima si riferisce alle terapie geniche. La mappatura del DNA consente nuove cure del cancro, delle malattie circolatorie e di quelle ereditarie.

La seconda mira ad interventi genetici. Per rallentare l'orologio biologico, si propone di agire sui meccanismi del DNA che provocano l'invecchiamento.

La terza puntualizza l'attenzione sui trapianti poiché, grazie alla clonazione e alla bioingegneria, sarebbero disponibili organi di ricambio in quantità illimitata.

La quarta strada si riferisce alle cure ormonali. Nuove tecniche permetteranno di sfruttare gli effetti allunga-vita di numerosi ormoni come la melatonina e il DHEA.

Negli Stati Uniti d'America, le spese per le terapie ormonali ed in particolare per l'ormone della crescita, il GH, sono addirittura impressionanti.

Gli organi di stampa, per rendere più credibili i loro messaggi, cercano l'avallo autorevole di qualche scienziato. Una notizia, se viene suffragata dallo scienziato, è più vera.

Lo studioso Étienne-Émile Baulieu, oggi ottantaduenne, è un iperattivo consumatore di DHEA. A suo dire, se si assume questo ormone si sta in forma sino a 120 anni.

Sul "Corriere della Sera", esce un articolo dal titolo "Geni in cerca di immortalità". Ingegneria del DNA, nanorobot ed integratori ci faranno "eterni".

Poiché uno dei paesi ove la gente campa di più, assieme all'Italia, è l'Islanda, si è fatta una ricerca sulla popolazione islandese. E' stato scoperto un gene responsabile di una vita così lunga, chiamato, non a caso, "matusalemme". Si è pensato che se si fosse riusciti a trapiantare quel gene, saremmo diventati dei "matusalemme". Per cui, appare più vicino l'elisir di lunga vita.

Il ricercatore, Luc Montagnier, propone l'uso della papaya. Quando ha raccontato che l'aveva consigliata al Papa, le farmacie sono andate addirittura in tilt. La papaya avrebbe un'azione antiossidante. Sappiamo benissimo che fine abbia fatto la papaya.
Per fortuna, voci autorevoli prendono posizione e dicono: "Sono una grande delusione. Gli antiossidanti non servono assolutamente a nulla".

I suggerimenti, invece, per un buon invecchiamento sono più semplici e noti da tempo. L'esercizio fisico costante, l'abolizione del fumo, un'alimentazione corretta che miri a combattere il sovrappeso e l'obesità, sono suggerimenti antichi e sempre validi. In particolare, è importante che l'esercizio e l'attività fisica siano costanti.
C'è anche qualcos'altro che viene tramandato dalla cultura popolare e non va dimenticato.

"Se vuoi vivere e star bene, prendi la vita come viene". E' un adagio che tutti conosciamo e che, spesso, i nostri vecchi ci ripetono. Invero, non dobbiamo pensare che i centenari non abbiano conosciuto, nella loro lunga vita, difficoltà, amarezze e sconfitte. I bersagli mancati e gli amori perduti fanno parte del nostro viaggio.
Chi vive a lungo ha imparato a trasformare in vantaggi anche le situazioni negative.

Su "la Repubblica", vengono suggeriti dei consigli che mi sembrano pertinenti. Entro certi limiti, si deve combattere la nevrosi. Tutti ne abbiamo un po', ma se è troppa, fa male.

Soprattutto, però, si deve temere la depressione che, effettivamente, apre le porte a molte malattie. E' opportuno recuperare un temperamento equilibrato.

"Nessuno nasce imparato", ma se ci impegniamo, forse è meglio.
C'è un altro dato, comparso sul "Corriere della Sera" che, a mio modo di vedere, è significativo. Evidenzia che la salute passa anche attraverso l'ingiustizia sociale. Si è visto, infatti, che i ricchi sono più sani e più longevi. La povertà è un fattore di rischio.

Una credenza da sfatare, invece, è quella che si riferisce alla vita all'aria aperta, nei posti ameni. Per molto tempo abbiamo creduto fossero luoghi da cercare e da auspicare per tutti.

In un libro di recente pubblicazione, "L'amara medicina" di Roberto Volpi, vengono smantellate queste convinzioni. Non è vero che vivere in certi posti isolati, ameni, sia il massimo della vita e che le polveri sottili della città siano espressive solo di calamità.

Di fatto, la socializzazione, lo stare insieme, il mangiar la pizza con gli amici, il trovarsi, il pettegolezzo, il chiacchierare, come appunto permette la grande città, consentono una vita più lunga.

Quindi, rincorrere paradisi e chimere non è la soluzione giusta.
Come accennavo in precedenza, c'è un mercato impressionante nella Medicina anti-ageing. Sul "New York Times", il 15 aprile 2007, Duff Wilson scrive che si medicalizza una condizione fisiologica con l'uso di vitamine, ormoni e farmaci di ogni sorta; parla di vecchiaia come età dell'oro perché dietro c'è un business cospicuo.

Il fatturato dei farmaci anti-ageing, giunge a 50 miliardi di dollari nel 2006 e supera i 70 miliardi nel 2009. Sono cure con antiossidanti, integratori, ma soprattutto, ormoni che non soltanto sono inutili, ma presentano delle controindicazioni serie alla salute.

Infatti, su "Annals of Internal Medicine" del 16 gennaio 2007, Hau Liu scrive che l'ormone della crescita non solo è inefficace, ma realizza anche dei rilevanti effetti collaterali sull'apparato cardiovascolare e sull'incidenza di certe neoplasie. Non è da sottovalutare.

Malgrado questo, c'è uno smodato uso di sostanze nella ricerca disperata di "trattenere" la vita.

Recentemente, su "Biogerontology" del 2009, viene ribadita da Robin Holliday, l'arroganza estrema della Medicina anti-ageing. E' una Medicina che, in modo pretestuoso, rincorre risultati che sono in contrasto con quanto suggeriscono migliaia di scienziati.

Purtroppo, dietro, esistono degli interessi economici enormi.
Su "The New England Journal of Medicine" dell'ottobre 2006, K. Sreekumaran Nair ribadisce che né il DHEA né il testosterone, sortiscono dei benefici effetti sulla composizione corporea, sulla performance fisica, sulla qualità di vita e sulla sensibilità all'insulina.
Su "The Journals of Gerontology", del 2004, S. Jay Olshansky sostiene che malgrado si tratti di una leggenda metropolitana, gli organi di stampa, la radio, la televisione danno un enorme spazio a queste chimere. Infatti, uno degli argomenti più gettonati, nel mondo occidentale, è proprio la Medicina anti-ageing. Quando o un giornale o la televisione parlano di queste tematiche, l'audience si impenna.

Leonard Hayflick, sempre su "The Journals of Gerontology" del 2004, ribadisce che non esiste alcun intervento che sia in grado di arrestare, rallentare, invertire l'invecchiamento. La Medicina anti-ageing propone un bagaglio non condivisibile di prodotti che non sono mai stati testati scientificamente.

Su "Scientific American" del 29 dicembre 2008, si ribadisce che non c'è la fontana della giovinezza. Cinquantuno scienziati hanno preso carta e penna ed hanno sottoscritto che si tratta di una leggenda metropolitana.

Che fare? La mia piccola idea è che bisogna inventarsi un gioco. Ciascuno di noi, con l'età, deve inventarsi un gioco.

L'uomo, le cose più importanti, le ha fatte spinto dalla passione e dalla gratuità. Se solo osserviamo le numerose opere d'arte, orgoglio del nostro paese, troviamo la chiave di quanto detto. Solo la passione, infatti, e la gratuità hanno potuto incidere sui molti artisti di cui nessuno conosce il nome, che si sono adoperati, per esempio, per costruire le nostre chiese.

Dinanzi ad una vita che si è raddoppiata, mi sembra che non basti più pensare all'homo faber, ma che sia più giusto allargare questo concetto all'homo agens.

L'homo faber è solitario, individualista ed autarchico. Si interessa degli altri in quanto mezzi necessari od ostacoli al suo fare.
L'homo agens si muove in un sistema aperto, non isolato, nel quale irrompe continuamente il nuovo, l'imprevisto. Mentre il fare si può esprimere come un processo mono-logico finito cioè un monologo, l'agire si configura come un rapporto dia-logico aperto cioè un dialogo. Agire per un altro non è solo fare qualcosa per un altro, ma anche fare qualcosa con un altro. Si pensi all'insegnamento, alla cura, alla consulenza.

In fondo, questo spiega l'anima del volontariato e, quindi, la gratuità. Nella nostra società avanzata se, improvvisamente, venisse a mancare tutto quello che si fa volontariamente, gratuitamente, l'economia si arresterebbe.

E' in quest'ottica che vedo il significato di inventarsi un gioco.
Dopo una vita trascorsa nel lavoro che, chi più chi meno ci siamo scelti, mi sembra giusto e bello che ciascuno di noi si senta libero di dare la preferenza al lavoro che più gli si addice. Quasi fosse un gioco.

Sono andato a vedere cosa fanno, come stanno, come sono quelli che si sono inventati un gioco. Li conosco tutti. Per nome.
Non dobbiamo cercare le cose impossibili. Ogni lavoro è importante purché venga fattiocon amore. Tutto ha la sua dignità. Dipende da come lo si fa.

E' indispensabile la passione.
Anche in tarda età ci si deve allenare alla creatività: insegna nuove strategie del vivere, permette il recupero del corpo. Guarisce.
Si deve imparare ad investire nell'energia del sorriso, del gioco, del canto, della meditazione, del silenzio.
Non è condivisibile una cultura che neghi, rinvii e nasconda la vecchiaia.

Quando non si può più fare, si può dare e ricevere, ascoltare e narrare, perdonare e perdonarsi, esperire la gioia della saggezza superando la tentazione di uccidere il passato ed arrendersi al futuro.

Ieri, nel 1200, Ruggero Bacone, monaco saggio, suggeriva la sua pillola della giovinezza che consisteva in una nutrizione opportuna, in un regolare esercizio fisico e nel respiro di una vergine. A suo dire questa triade avrebbe trovato la soluzione dei problemi dell'invecchiamento.

Oggi, scorgiamo nelle parole di William Hazzard, un faro per tutti noi.
"Noi, come geriatri, ben lontani dalle fantasie di una vita eterna ed ancora più lontani dalla fontana della giovinezza, continueremo a restare in trincea per curare i nostri malati cioè i più vecchi, i più complessi e vulnerabili di tutti i pazienti".

Bibliografia

-Liu H. et al. : " The safety and the efficacy of growth hormone in the healthy elderly" Annals of Internal Medicine Jan. 2007

- R. Holliday : "The extreme arrogance of Anti-Aging medicine"
Biogerontology Apr. 2009

- K. Sreekumaran Nair et al. : " DHEA in Elderly women and DHEA or Testosterone in Elderly men" The New England Journal of Medicine Oct. 2006

- S. J. Olshansky et al. : "Anti-aging Medicine : The Hype and the Reality"
The Journals of Gerontology June 2004

- L. Hayflick : Aging: the Reality: "Anti-Aging" is an Oximoron
The Journals of Gerontology June 2004

- S. J. Olshansky, L. Hayflick, B. Carnes : "No truth to the Fountain of Youth" Scientific American June 2002

- W. R. Hazzard : "Editoriale" JAGS 2005

- A. Nobili : "Il miraggio dei rimedi e delle cure anti-invecchiamento" NEGRI NEWS 134 Aprile 2002

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