di
Rita Farneti
La vecchiaia è lo sguardo degli
altri che ti incolla al tuo destino senza futuro(J.Amery)
"Come un meccano per ragazzi, che prende forma (...)
a tappe, lunghe all'inizio, la consapevolezza nasce da ciò
che non possiamo più fare, o non possiamo fare più
come prima. A poco a poco la morsa si stringe. Le debolezze
si sommano le une alle altre,lasciandoci ogni volta un po'
più sminuiti, un po' più soli, come se una barriera
invisibile ci separasse progressivamente dagli altri".
Con queste parole C.Olievenstein descrive il triste e graduale
allontanamento che patisce l'anziano in una realtà
sociale nella quale la vecchiaia ancora muove imbarazzo.
Prendendo invece spunto da un racconto di Ellison,dal titolo
"L'uomo invisibile", nel quale viene fatto cenno
alle vicissitudini dell'autore, afroamericano costretto a
confrontarsi con gli stereotipi razziali in voga nella società
americana degli anni Trenta, B.Levy pone l'accento su un processo
cognitivo in virtù del quale il vecchio è svalorizzato
e costretto a subire i pregiudizi negativi.
B.Levy sottolinea anche un dato sconcertante: la coerenza
e stabilità dello stereotipo.
Gli stereotipi ed i pregiudizi nei confronti della persona
anziana non significano solo accettazione di "luoghi
comuni", di "conoscenze non verificate", e
di "giudizi pre-confezionati", ma rappresentano
anche tratti di " un'economia della mente " che
spesso si traduce in "un'avarizia del cuore".
Sostanzialmente una modalità difensiva che potrebbe
esprimere il bisogno di non correre rischi , di non esplorare
ciò che è ignoto ,accettando piuttosto ciò
che risulta, invece, troppo (e troppo spesso) scontato.
Una rappresentazione semplificata della vecchiaia - per lo
più interpretata come fase della vita nella quale si
viene emarginati,si è troppo (e troppo spesso) malati
, si rischia di diventare poco autosufficienti o non autonomi
- mette ancor più in risalto il senso di desolazione
e di sconforto che sembrano connotare questa ultima parte
dell'esistenza,scandita da lutti,perdite e separazioni .
Incombe, finale e più significativa di tutte le prove,
la morte.
Purtroppo gli stereotipi sulla vecchiaia, che sembrano avere
esordio precoce , dimostrano di consolidarsi negli anni e
addirittura di rinforzarsi nell'età adulta: gli stereotipi
sull'invecchiamento personale, altrettanto quanto gli stereotipi
sull'invecchiamento generale, funzionano al di sotto della
soglia di coscienza.
Quindi, durante la propria vecchiaia ,gli stereotipi relativi
al proprio sé (che invecchia) finiscono col coincidere
con gli stereotipi relativi all'invecchiamento in generale.
L'anziano è costretto giorno per giorno ad abitare
un corpo nel quale stenta a riconoscersi ,sente forte ed insieme
doloroso il bisogno di percepirsi ancora parte di un tempo
quotidiano vissuto con altri , con fatica si percepisce proprietario
di un'esistenza vitale , combattuto tra la voglia di allontanare
l'immagine di un corpo inabitabile ed il desiderio di alimentare
la fiammella del suo esistere .
Quello che l'anziano considera essere attinente e caratteristico
della vecchiaia in generale,che include anche la propria condizione
di anziano, diventa potente nel dequalificare l'ultima parte
della vita, nella quale prevalgono le rappresentazioni di
un vecchio non più soggetto "riconosciuto",
bensì preda dello scorrere indifferente del tempo.
L'anziano avverte che la vita non è più in
suo possesso,ma gli appartiene solo un'esistenza scandita
dalla temporalità sulla quale non è possibile
evitare il trionfo della morte :ancora una volta la persona
che invecchia diventa testimone dell'imbarazzo che cagiona
la propria e l' altrui vecchiaia,nell'attesa di un "passaggio
cruciale", che gli offrirà "un'estrema occasione
per confermare o correggere la visione della vita" che
potrà trasmettere ai suoi successori.
Nel tempo che resta accade di considerare men che residuali
spazi e tempi "prima" destinati ad assaporare eventi,
a nutrire speranze, a riflettere "sul corso delle cose":si
conferma la percezione che tendano pressoché a scomparire
"le riserve di affiatamento ed arguzia",nel passato
lievito della conversazione di tutti i giorni "nelle
comunità tradizionali".
Spesso è difficile anche per familiari e caregivers
attutire la portata devastante che finisce per assumere la
vecchiaia dei propri cari o dei propri assistiti ,quella vecchiaia
che, talvolta in modo sottile, talvolta in modo intempestivo,
evoca già il futuro da vecchi (che avranno familiari
e caregiver).
Diventa fondamentale contenere paure, rabbie, inquietudini
e sostenere la relazione con la persona anziana: i gesti della
cura di un corpo malato ed il prendersi cura della persona
possono rinsaldare il legame con colui che invecchia, attrezzandolo
a vivere con minore sgomento e senso di sconfitta sia la propria
immagine sia il vissuto che la permea.
Il vecchio teme le aggressioni della malattia ,ma nutre una
maggiore inquietudine nel sentirsi sempre più ostaggio
di un tempo vuoto di significato e affollato solo da malanni.
Vive la tristezza del giorno rendendosi sempre più
conto che è difficile difendere un brandello di vita
ed erigere una barriera contro la malattia e la morte.
E' faticoso dare respiro a quel frammento di esistenza che
prelude alla fine della medesima, permettere ad un vecchio
di esistere protetto dall'amore degli altri, dalle loro cure
e dalle parole che ancora una volta possono esprimere sentimenti
di sollecitudine, rispetto e vicinanza.
Occorrerà tempo, un diverso modo e moto d'animo per
fare rientrare nella vecchiaia una vita più significativa
e meno frustrante per la persona che invecchia.
Occorrerà tempo perché non sia facile dire:"la
vecchiaia la solitudine ed io e poi una malinconia/ tutti
e quattro camminiamo fianco a fianco senza parlarci/ciascuno
cammina solo ma siamo l'uno al fianco dell'altro".
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
INRCA, La vecchiaia ci appartiene ?,Società
editrice napoletana,Napoli,1975
R.Doisneau,N.Hikmet,Poesie d'amore,Mondadori,Milano,2006
Becca R.Levy,Mind matters:cognitive and physical effects of
aging self-stereotypes,Journal of Gerontology,2003,n.?4,P.203-211
G.Mantovani,L'elefante invisibile Tra negazione e affermazione
delle diversità :scontri e incontri multiculturali,Giunti,Firenze,1998
B.M.Mazzara, Stereotipi e pregiudizi,Il Mulino,Bologna, 1997
C.Olievenstein,La scoperta della vecchiaia, Einaudi ,Torino,1999
|