Prof.ssa Emine Meral Inelmen
Cattedra di Geriatria
Dir.: Prof. E.Manzato
Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche
Università di Padova
Telef.: 049-8218493
Fax : 049-8211218
Email: eminemeral.inelmen@unipd.it
PREMESSA
Il dolore è comunemente definito come un'esperienza
emotiva spiacevole, altamente soggettiva, ed è - di
conseguenza-espresso in termini d'intensità (1). Secondo
Zarit et al. (2) "il dolore è un fenomeno universale,
enigmatico e altamente soggettivo".
La sintomatologia si manifesta in vari modi: come un'esperienza
sensoriale e come causa di stress psicologico (3).
La valutazione del dolore è generalmente basata sull'
auto-valutazione verbale, che è l'unico indicatore
affidabile dell'intensità del dolore (4).
La comunicazione del dolore diminuisce con l'aumento del
declino cognitivo (5). Che cosa succede quindi, alle persone
che sono incapaci di comunicare il loro dolore? A questa domanda
non c'è finora, purtroppo, una risposta esaudiente.
Le manifestazioni non-verbali di dolore dovrebbero essere
precocemente riconosciute ed interpretate, in modo che lo
stress dei pazienti possa essere alleviato (3).L' appropriata
gestione del dolore è essenziale per poter assicurare
la dignità e il benessere a questa parte della popolazione
anziana altamente vulnerabile.
In futuro, con l'aumento costante della popolazione mondiale
anziana, ci si aspetta uno tsunami di anziani affetti da demenza.
Infatti, la prevalenza della demenza nella popolazione anziana
vivente a domicilio è tra il 5.9% e 8.3%, e tale percentuale
aumenta bruscamente a 36%, se si tratta di anziani residenti
nelle case di riposo (5). Nei prossimi anni questo fatto graverà
notevolmente sulla Sanità, in quanto al carico della
gestione del dolore in questi pazienti, si aggiungerà
il carico delle cure per la demenza (1). La prevalenza del
dolore nelle case di riposo, infatti, è, a dir poco,
catastrofica: circa l'80% degli anziani istituzionalizzati
soffrono di dolore cronico e questo dato diventa ancora più
allarmante quando vengono riportate elevate prevalenze di
dolore non trattato o sotto-trattato, probabilmente per l'elevata
presenza di demenza nelle case di riposo (5). I farmaci analgesici,
in particolare gli oppioidi, sono somministrati agli anziani
istituzionalizzati dementi in dosi minori rispetto agli anziani
non dementi (6), con gravi conseguenze come la depressione,
l'ansia, l'agitazione, l'astenia, l'ulteriore peggioramento
della funzionalità cognitiva, l'alterazione del sonno,
il peggioramento della funzionalità motoria, l'isolamento
sociale, nonché l'aumento delle cure sanitarie e dei
costi. In sostanza la qualità di vita dell'anziano
viene ad essere compromessa.
Lo scenario che si presenta ai nostri occhi dunque, nel nuovo
Millennio, è quello di una Medicina caratterizzata
dal dolore cronico. Occorrono perciò ulteriori ricerche
in questo campo, soprattutto per quanto riguarda l'anziano
con demenza.
L'IMPORTANZA DEL DOLORE IN ETA' GERIATRICA
Con l'avanzare dell'età aumenta la prevalenza del dolore
cronico, per le complesse condizioni mediche comuni in questo
periodo della vita, quali le malattie muscolo-scheletriche,
neuropatie, cancro, malattie vascolari, ulcere da decubito
(1). I 2/3 dei casi di dolore cronico non neoplastico, nella
popolazione anziana, sono causati da patologie muscolo-scheletriche
(7).A conferma, l'indagine condotta sullo stato di salute
e nutrizione in 170 soggetti di 70-75 anni, nell'ambito dello
Studio Euronut-Seneca, ha dimostrato che la patologia prevalente
è l'artrite-artrosi (26.8% negli uomini; 49.5% nelle
donne) (8). E' bene tener presente inoltre che il dolore-al
contrario dell'opinione comune-non fa parte dell'invecchiamento
(9)(10).
LA DIFFICOLTA' DELLA VALUTAZIONE DEL DOLORE NELL'ANZIANO
Anche se non esiste una base fisiologica per una diminuzione
della sensazione o dell'intensità del dolore con l'avanzare
dell'età, il dolore viene considerato meno prevalente
negli anziani, per cui esso è storicamente sottovalutato
e sotto-trattato (11).Landi et al.(11), hanno condotto uno
studio su 3046 pazienti ultra65enni:di questi, 1341 soggetti
lamentavano dolore cronico quotidiano, ma soprattutto gli
ultra85enni ricevevano meno analgesici ed in particolare i
meno trattati erano i dementi.
Ci potrebbero essere alcune cause che portano a tali risultati.
In primo luogo, gli anziani hanno "imparato" a vivere-o
a sopravvivere-con il loro dolore e tendono a lamentarsi di
meno rispetto agli adulti più giovani (2).In secondo
luogo, gli anziani hanno una conoscenza della gestione del
dolore minore e hanno paura della dipendenza dagli analgesici
(11).In terzo luogo, ci sono differenze culturali per cui
in certe popolazioni, soprattutto se anziane, la sofferenza
è considerata un dono da sopportare "in silenzio".
In quarto luogo, gli anziani hanno paura delle conseguenze
di segnalare il dolore (carico alla famiglia, effetti collaterali
degli analgesici, ricovero in ospedale, istituzionalizzazione).In
sostanza, vi è un certo "adattamento" degli
anziani al dolore e una certa loro "resistenza"
a riferire il dolore.
Il problema della valutazione del dolore si presenta ancora
più arduo in caso dell'anziano demente. In letteratura
sono state identificate alcune barriere all' appropriata valutazione
del dolore nella popolazione con demenza (1):
1) Mancato riconoscimento del dolore: I segni tipici comportamentali
associati al dolore potrebbero essere assenti o difficilmente
interpretabili negli anziani con demenza (12), e i sintomi
comunemente attribuibili alla demenza potrebbero essere suggestivi
del dolore. Ad esempio, un comportamento aggressivo potrebbe
essere una reazione adottata dai soggetti incapaci di spiegare
verbalmente il loro dolore (13). Tale comportamento invece,
potrebbe essere interpretato come un sintomo di demenza.
2) Insufficiente educazione formativa e/o training: secondo
il lavoro condotto da Allcock et al. (14), soltanto il 44%
delle case di riposo fornivano training per lo staff su come
valutare e gestire il dolore nelle persone con demenza.
3) Mancato uso adeguato ed appropriato delle scale di valutazione
per misurare il dolore: Allcock et al. (14), trovarono che
il 69% delle case di riposo non aveva una linea di condotta
scritta sulla gestione del dolore e che il 75% non usava una
scala di valutazione del dolore.
QUALE METODOLOGIA CLINICA APPLICARE ALL'ANZIANO AFFETTO
DA DEMENZA?
La maggior parte delle scale di valutazione del dolore esistenti
sono state create per persone in grado di comunicare verbalmente
(15).
La scala di valutazione comportamentale denominata Pain Assessment
in Advanced Dementia (PAINAD), ha attirato negli ultimi anni
l'attenzione di molti ricercatori (16) (17). Di agevole utilizzo,
è costituita da 5 settori che esplorano differenti
modalità di manifestare il dolore: respiro, vocalizzazione,
espressioni del volto, linguaggio del corpo e consolazione
del paziente. Gli items sono descritti nella tabella 1.Lo
score per ogni item nel PAINAD varia da 0 a 2, e dipende dalla
severità del comportamento. Essendo questo metodo,
come si vede, facile da applicare e veloce, può essere
utilizzato da tutti gli operatori sanitari.
Ha una forte correlazione positiva (r=0.76) con la Visual
Analogic Scale (VAS), comunemente usata in tutti i pazienti
che lamentano dolore e che possono comunicare verbalmente.
La VAS rappresenta visivamente l'ampiezza del dolore che un
paziente crede di avvertire. L'ampiezza è rappresentata
da una linea, solitamente lunga 10 cm, in cui un'estremità
indica l'assenza di dolore, mentre l'altra rappresenta il
peggiore dolore immaginabile. La scala viene compilata dal
paziente, al quale viene chiesto di tracciare sulla linea
un segno che rappresenti il livello di dolore provato. La
distanza misurata in millimetri, partendo dall'estremità
che indica l'assenza di dolore, rappresenta la misura della
sofferenza percepita.
Alla luce di ciò che è stato detto, la domanda
che ci si pone a questo punto è: come gestire il dolore
di un soggetto demente che non è in grado di comunicare
il dolore? Nella tabella 2 sono elencate utili strategie per
venire incontro a tale condizione.
CONCLUSIONI
La scala PAINAD sembra essere il mezzo più efficiente
e facile per la valutazione del dolore cronico negli anziani
dementi, anche nello stadio avanzato di demenza. E' indispensabile
un approccio multidimensionale e multidisciplinare (infermieri,
medici, geriatri, responsabili delle cure palliative, anestesisti,
fisioterapisti, psicologi, assistenti sociali, caregivers),
e soprattutto occorre una stretta collaborazione tra infermiere
e medico per la valutazione del dolore nell'anziano affetto
da demenza. In assenza di strategie adatte ad alleviare il
dolore cronico di tali pazienti, il rischio che essi soffrano
di dolore non trattato potrebbe aumentare nelle decadi future.
BIBLIOGRAFIA
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16) Horgas A, Miller L. Pain assessment in people with dementia.
Am J Nurs 2008; 108: 62-70.
17) Warden V, Hurley AC, Volicer L. Development and psychometric
evaluation of the Pain Assessment in Advanced Dementia (PAINAD)
scale. J Am Med Dir Assoc 2003; 4: 50-51.
Tabella 1.
SCALA PAINAD Pain Assessment in Advanced Dementia
Tabella 2.
Strategie per la gestione del dolore nella demenza
1 Osservare i comportamenti che possono indicare il dolore
2 Ottenere-se possibile -un'autovalutazione
3 Cercare le possibili patologie che possono produrre il dolore
4 Invitare i caregivers a controllare la presenza, l'intensità,
la durata, l'orario del dolore e il comportamento che il paziente
assume quando ha probabile dolore
5 Fare un diario della sintomatologia
6 Usare, eventualmente, un analgesico per valutare se c'è
riduzione negli indicatori comportamentali legati al dolore
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